Milano, tensione al Liceo Carducci: le felpe “Acab” e le scritte sui muri contro la polizia e il preside
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I muri del liceo classico Carducci di Milano sono stati imbrattati nella notte da un gruppo di studenti, con insulti al dirigente scolastico Andrea Di Mario e alle forze dell’ordine. L’atto vandalico – scrive il Corriere della Sera – arriva dopo l’invio di una circolare, diramata dal preside, che stigmatizzava la scelta di alcuni studenti di stampare felpe con il nome del liceo associato alla scritta «1312», ovvero All Cops Are Bastards (Tutti i poliziotti sono bastardi). «Un messaggio aggressivo, ostile e discriminatorio, dai più senza nemmeno domandarsi se fosse lecito, o addirittura senza farci nemmeno caso», spiega il dirigente nella circolare inviata a studenti e genitori, accompagnata – precisa Il Giorno – anche da una diffida formale. «In caso il nome dell’istituto venisse associato a immagini e/o slogan assolutamente non condivisibili – si legge -, la scuola procederà con formale diffida, riservandosi di adire le vie legali, a tutela dell’immagine e dell’onorabilità dell’Istituzione scolastica».
«Dacci ste felpe… Non ce ne frega un c… della diffida»
Le scritte «Dacci ste felpe… Non ce ne frega un c… della diffida» sono state scoperte ieri – giovedì 27 febbraio – al suono della campanella che avrebbe dato il via a tre giorni di cogestione che erano già stati concordati. Sull’accaduto sono intervenuti i rappresentati dell’Istituto, che si sono immediatamente dissociati con una lettera. «La collaborazione tra componenti nella scuola è ciò che le permette di funzionare e la Cogestione è il più chiaro esempio di ciò – la premessa –. Ci pare quindi evidente che l’atto vandalico subito dalla nostra scuola sia l’opposto di questo spirito collaborativo. Le mura della nostra scuola sono state teatro di messaggi violenti e ostili che sappiamo non rappresentare la maggioranza degli studenti, e che non possono assolutamente trovare spazio all’interno della comunità scolastica». Per gli studenti «questo linguaggio mina le basi della coabitazione plurale, libera e democratica su cui si fonda il patto educativo», continuano ribadendo che «la migliore risposta a una minoranza che tenta di imporsi sulla comunità scolastica non può che essere la garanzia di uno spazio di pluralità e di condivisione».
L’indignazione degli studenti
«Noi studenti e studentesse del Carducci – conclude la lettera – non siamo semplicemente dispiaciuti, ma soprattutto indignati: per questo motivo vogliamo dare ai nostri compagni e compagne la possibilità di associarsi con fermezza al nostro appello. Per ribadire l’importanza delle regole di democrazia e di rispetto, e per dimostrare con l’impegno diretto che la maggioranza dei Carducciani e delle Carducciane non si vuole prestare a questo clima d’odio».
La lettera del preside: «Non tacete»
Il preside si è rivolto oggi – venerdì 28 febbraio – agli studenti per sottolineare di nuovo la gravità del blitz. «È altrettanto importante difendere quello che di bello la scuola è – ha scritto Di Mario – e quello che in essa avete costruito da soli, in modo condiviso e democratico. Però il Carducci è stato sporcato, con danni importanti, di cui forse rimarranno i segni sul nostro auditorium: sono stati colpiti anche i carducciani di prima e quelli di poi, per responsabilità di pochi, che proprio perché isolati reagiscono in questo modo così acido, preoccupante per il loro stesso benessere, temo. Perché vorrebbero imporsi su tutti usando i muri come una lavagna per le loro lezioncine, da un mese ormai». Per il preside «oltre ai documenti e le prese di distanza», gli alunni «devono trovare modi di reagire che includano… il tentativo di includere, non isolare. Ma anche non tacere, in caso. Perché tutto questo lo hanno fatto proprio a voi. Perché sicuramente oggi gli artisti rivoluzionari di questa notte erano fra voi, magari hanno tenuto un gruppo – continua citato dal Giorno -. Ho interdetto tutto l’ingresso della scuola perché se a scuola si educa, si deve educare in un ambiente che deve consentirlo, non in un anfiteatro del codice penale. Il tema che vorrei porvi quindi è questo: è possibile fare lezione, affrontare tutti i temi importanti e divertenti che avete proposto, all’interno di una simile, deliberata, bruttura? Mi ricorda il caso di quella spiaggia d’agosto gremita dove sulla battigia un bagnate era morto da ore per un malore ma tutti hanno continuato a fare le loro attività di bagnanti perché non si poteva sfuggire alla calura. Non si può essere indifferenti e vorrei che non vi abituaste a esserlo», conclude.