Sangiuliano-Boccia, le otto trasferte «sospette», le chat e l’ipotesi peculato: il Tribunale dei ministri indaga su nuovi documenti
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Il Tribunale dei ministri ha acquisito nuovi documenti riguardo all’inchiesta per peculato e rivelazione di segreto che vede indagato l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Lo scrive oggi Il Fatto Quotidiano, fornendo aggiornamenti sulla vicenda legata ai viaggi e soggiorni istituzionali che tra giugno e agosto del 2024 l’allora ministro ha svolto insieme all’imprenditrice Maria Rosaria Boccia. Nei giorni scorsi, riporta il giornale, l’avvocato difensore di Sangiuliano, Silverio Sica, ha ricevuto dal Tribunale dei ministri un avviso di proroga delle indagini, scaduti i 90 giorni di tempo che il collegio di giudici aveva per chiudere l’istruttoria. Il collegio avrebbe quindi chiesto alla procura di Roma di acquisire una parte dei documenti già depositati nell’altro fascicolo sul caso Sangiuliano-Boccia, quello che vede l’ex ministro parte lesa e la manager di Pompei indagata per lesioni e minaccia a corpo politico dello Stato.
Le otto trasferte sotto la lente degli inquirenti
Gli inquirenti stanno esaminando in particolare chat, fatture e registri relativi a otto trasferte a cui Sangiuliano ha preso parte insieme a Maria Rosaria Boccia. Il Tribunale vuole chiarire se le spese per i viaggi della donna siano state coperte con fondi pubblici, ipotesi che potrebbe configurare il reato di peculato, oppure se – come ha sostenuto lo stesso ex ministro al Tg1 lo scorso 4 settembre – siano state pagate direttamente dalle tasche di Sangiuliano. Tra le trasferte al vaglio della magistratura figurano il viaggio a Pompei del 3 giugno, in prossimità del G7 della Cultura, e quello a Taormina dello stesso mese. E poi ancora la missione del 23 luglio di nuovo a Pompei, quando l’ex ministro ricevette le chiavi d’oro della città, e una visita a Polignano a Mare avvenuta circa dieci giorni prima. Anche la Corte dei Conti sta approfondendo il caso, per verificare eventuali irregolarità nella gestione dei fondi. Con il superamento dei 90 giorni previsti per concludere l’istruttoria, i magistrati hanno ritenuto necessario proseguire gli accertamenti per far luce sull’utilizzo delle risorse ministeriali.