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Papa Francesco, il broncospasmo e il rischio di un’altra infezione: «Con la polmonite ab ingestis è difficile recuperare»

papa francesco broncospasmo infezione polmonite ab ingestis
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L'ipotesi di un peggioramento della funzionalità respiratoria. Che può compromettere i passi avanti di questi giorni

Papa Francesco ha avuto una crisi isolata di broncospasmo. Per questo adesso ha la maschera per l’ossigeno. Insieme, si è verificato un episodio di vomito per inalazione e un conseguente repentino peggioramento del quadro respiratorio. Per questo adesso c’è il rischio di una nuova infiammazione. E di una polmonite ab ingestis. Che si sviluppa quando viene respirato, cioè inalato, materiale alimentare, liquido o solido. Per saperlo bisognerà attendere tra le 24 e le 48 ore. Sul tavolo resta anche l’ipotesi di un peggioramento della funzionalità respiratoria. Che può compromettere i passi avanti fatti faticosamente in questi ultimi giorni.

La crisi isolata da broncospasmo

Il broncospasmo «è un evento acuto e reversibile, potenzialmente severo. Avviene perché un agente esterno porta il bronco a chiudersi», spiega oggi al Corriere della Sera Elena Bignami, presidente della Società italiana di rianimazione e terapia intensiva. «Il risultato è che diminuisce l’afflusso di ossigeno nell’organismo perché il paziente ha difficoltà a respirare. Può capitare che per lo sforzo si presenti il vomito e che il malato, a causa della crisi, lo inali, come sarebbe avvenuto in questo caso», aggiunge. Nicola Montano, presidente della Società italiana di medicina interna, Simi, spiega che con l’inalazione del vomito «può insorgere un tipo particolare di polmonite, detta ab ingestis. Si sviluppa appunto quando viene respirato, cioè inalato, materiale alimentare, liquido o solido la cui presenza nelle vie respiratorie fa partire un’infezione. Si tratta di un problema diffuso tra le persone anziane. La causa può essere neurologica perché legata alla difficoltà nella nutrizione, la cosiddetta disfagia».

La polmonite ab ingestis

La broncoaspirazione invece è «una procedura che prevede l’utilizzo di un tubo che entra nella trachea e appunto “tira su”, aspirandolo, il materiale finito nei bronchi o nei polmoni». Quando è molto profonda il paziente deve essere sedato. Francesco Blasi, ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio a Milano, dice che per capire se c’è una polmonite ab ingestis «sono necessarie 24-48 ore dall’inalazione». L’ossigeno somministrato adesso è almeno al 50%, contro il 21% di una persona sana. Come ventilatore i medici «probabilmente stanno utilizzando un dispositivo che si chiama C-pap, che copre naso e bocca. È un supporto maggiore alla respirazione rispetto a quelli che hanno aiutato il Papa nei giorni passati. Si tratta dell’aiuto più importante ai polmoni che può ricevere il malato prima dell’intubazione».

Un peggioramento difficilmente gestibile

Con il broncospasmo, spiega Repubblica, c’è da presumere che l’infiammazione creata dalla polmonite abbia ripreso vigore. È difficile tenere sotto controllo una condizione così compromessa in una persona anziana e molto fragile. L’infiammazione si aggrava a sua volta, col rischio di un nuovo danno che peggiora un quadro già estremamente complicato. Le fonti vaticane non hanno mai mancato di sottolineare la criticità del quadro e l’incertezza sulla durata della prognosi riservata. Le persone anziane perdono il controllo della deglutizione, non riescono più a utilizzare in modo corretto l’epiglottide, la cartilagine alla base della lingua che gestisce questa funzione. Il peggioramento, come riporta il bollettino del Vaticano, è stato repentino, immediato.

I miglioramenti e il peggioramento

Le notizie dei giorni scorsi avevano parlato di miglioramenti progressivi. Ma, spiega il quotidiano, l’equilibrio di un paziente di 88 anni con problemi di appesantimento si può alterare in un attimo senza un motivo preciso. Dopo un peggioramento del quadro clinico, diventa ancora più difficile recuperare. Il problema è che questo episodio di broncospasmo ha messo di nuovo in stato di sofferenza gli altri organi. La riabilitazione respiratoria richiede la collaborazione del paziente che viene sollecitato in base a un programma stabilito dal medico fisiatra e applicato da un professionista sanitario a compiere alcuni esercizi respiratori e a mettersi seduto, da posizione supina.

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