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Il viceministro degli Esteri Cirielli (FdI) contro Zelensky: «Ha insultato Trump e l’America, doveva essere più umile»

01 Marzo 2025 - 18:41 Simone Disegni
trump zelensky casa bianca
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Dopo lo scontro alla Casa Bianca Giorgia Meloni tace e prepara i vertici di Londra e Bruxelles. Ma il suo uomo alla Farnesina attacca il leader ucraino

Giorgia Meloni tace, medita e cerca il modo di uscire dall’angolo nell’inaudita «gravità del momento». La premier italiana ha limitato la sua esposizione pubblica dopo il clamoroso scontro alla Casa Bianca tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky a una nota, diffusa nella tarda serata di venerdì, per chiedere un vertice «immediato» Europa-Usa per scongiurare la rottura dell’alleanza. «Ogni divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà: non converrebbe a nessuno», è la linea di Palazzo Chigi. Come fare a ricomporla, e ad evitare che ora l’Ucraina finisca davvero in pasto a Vladimir Putin, nessuno lo sa davvero però. Domani la premier sarà a Londra, insieme a tutti i principali leader europei e allo stesso Zelensky per parlarne. Poi giovedì al Consiglio europeo straordinario di Bruxelles. Le idee si discuteranno in quella sede, con la consapevolezza che non c’è più tempo. Tempo che Meloni non avrà neppure per spiegare la linea del governo al Parlamento, hanno confermato oggi da Fratelli d’Italia in risposta alle nuove, pressanti richieste delle opposizioni.

L’agenda di Meloni e il pressing delle opposizioni

«Meloni ha già in programma di riferire alle Camere per il prossimo 18 e 19 marzo in vista del Consiglio Ue (quello “ordinario” in programma per il 20 e 21 marzo, ndr). Per questa ragione, la richiesta è evidentemente del tutto strumentale e pretestuosa», fanno sapere in una nota congiunta i capigruppo di FdI di Camera e Senato Galeazzo Bignami e Lucio Malan. «Meloni verrà sei volte in quattro mesi dinanzi alle Camere, con una media di molto superiore a quella dei precedenti governi. Tutto si può dire ma non che si sottragga al confronto. È evidente che questo deve svolgersi compatibilmente ai gravi e rilevanti impegni istituzionali della presidenza. D’altronde la pretestuosità è dimostrata dalla continua richiesta di venire in Aula per tutte le questioni che si sono affacciate in questo periodo. La gravità del momento dovrebbe indurre maggiore senso di responsabilità da parte delle opposizioni, mettendo da parte le occasioni di polemica». L’ora è grave, insomma, e la priorità è confrontarsi coi leader mondiali per evitare il patatrac geopolitico. Il Parlamento può attendere.

Gli «insulti» di Zelensky agli Usa

In vece di Meloni, ad intervenire oggi sono però altri esponenti di governo. E la dichiarazione più rilevante da FdI è quella consegnata nel tardo pomeriggio di sabato dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli: «Credo che ci vogliano realismo e umiltà. Non credo che una persona, uno Stato che ti protegge in Europa con centinaia di migliaia di soldati, navi, aerei, che sono sulle spalle economiche degli Stati Uniti, possa essere insultato nel momento in cui chiede di rivedere le condizioni», scandisce il viceministro degli Esteri parlando coi giornalisti a Potenza. Sarebbe stato Zelensky, insomma, a insultare ieri Trump alla Casa Bianca, a mancargli di rispetto così come lo aveva accusato già in diretta J.D. Vance, e poi lo stesso leader Usa. Che fare ora dunque? «L’Europa deve lavorare con il fioretto, fare molta diplomazia per non perdere un alleato storico». Quanto all’Italia, conclude il ragionamento Cirielli, «la linea più giusta è quella indicata da Meloni», cioè «di essere in linea di principio d’accordo con l’Ucraina, ma neutrale nella polemica tra Trump e Zelensky se vogliamo che si arrivi davvero alla pace».

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