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La 12enne stuprata alla stazione di Torino Porta Nuova e gli altri che la cercavano: «Un uomo telefonava sempre per invitarla»

01 Marzo 2025 - 06:53 Alessandro D’Amato
12enne stuprata torino porta nuova altri uomini
12enne stuprata torino porta nuova altri uomini
Gli investigatori hanno trovato tracce di tre appuntamenti al giorno: «Come un gioco social»

A Torino un 20enne è accusato di violenza sessuale nei confronti di una 12enne nei bagni della stazione di Porta Nuova. Ma l’indagine ha consentito di scoprire molto di più. Nel suo cellulare gli inquirenti hanno trovato video di sesso e chat che organizzavano incontri dal vivo. Sempre alla stazione, oppure in un centro commerciale o nel parco del Valentino. A scoprire tutto è stata la madre: «Ho avuto paura perché nel cellulare c’erano molti messaggi che alludevano al sesso», ha raccontato alla Polfer. «Ai poliziotti ho fatto vedere i messaggi e le telefonate che continuavano ad arrivare da un certo uomo. Ho fatto finta di essere mia figlia e davanti a loro ho risposto a quello sconosciuto. Lui, pensando che io fossi mia figlia, mi ha invitata a Porta Nuova», dice La Stampa.

L’indagine

Attualmente l’indagine è affidata alla polizia ferroviaria e a quella postale. A dirigerla la procura ordinaria e quella dei minorenni. E la procuratrice di Torino Emma Avezzù ha spiegato che «anche i rapporti che sembrano avvenire tra consenzienti, non sono tali quando una delle parti ha meno di 14 anni. Si tratta di reati. Siamo di fronte a fenomeni in cui l’età è sempre più precoce. Arrivano alla nostra procura denunce per atti o violenze sessuali. Moltissime per divulgazione di video o foto intime». La bambina ha parlato del primo ragazzo durante l’audizione protetta: «L’ho conosciuto ai giardini. Era con uno che avevo già visto. Mi ha costretta a fumare, mi ha messo la mano al collo e nel bagno mi ha violentata. Ho trovato il coraggio di denunciare dopo un po’ di giorni perché prima avevo paura».

Il ventenne

L’accusato, difeso dall’avvocata Stefania Giordano, ha dato la sua versione davanti alla gip Ersili Palmieri: «Non l’ho mai obbligata. Ci siamo visti ai giardini. Mi ha cercato lei». Si tratta di un incensurato. Fa parte di quei gruppi di nordafricani, spesso stranieri non accompagnati che vivono in comunità o scappano da lì. Si trovano ai Sambuy di piazza Carlo Felice. Fumano sigarette elettroniche, hascisc e marijuana: «Alcuni ogni tanto rapinano. Altri vanno a comprare l’hashish al Valentino e tornano. Verso il tardo pomeriggio, abbordano le ragazzine. Alcune si appartano con loro, non sappiamo dove». E gli incontri sessuali vanno al ritmo di tre rapporti in un giorno: «Come se fosse un gioco». C’è chi parla di sfide lanciate sui social, dove vincerebbe chi fa sesso con più persone.

La testimonianza della madre

«Il sesso si fa al parco o in stazione. Ma non per qualcosa in cambio, soldi o regali. Magari per una sigaretta. Non è uno scambio», racconta a Elisa Sola un giovane che frequenta quelle zone. La madre ha raccontato tutto nella testimonianza davanti alla Polfer: «Quando mia figlia, quel pomeriggio, non è tornata a casa dei nonni sono andata subito in commissariato. Ero molto preoccupata perché da una settimana, almeno, la vedevo strana. Si allontanava da casa senza permesso e senza dire ai nonni dove stesse andando. E, soprattutto, senza dire chi stava frequentando. Ho scoperto sul suo cellulare messaggi e chiamate da numeri sconosciuti. Erano messaggi espliciti, che alludevano a rapporti sessuali. Ho avuto paura. Ho consegnato ai poliziotti il telefonino perché scoprissero la verità. Non l’ho mai più ridato a mia figlia».

L’uomo che telefonava

La donna ha raccontato di un uomo che telefonava e mandava messaggi. Non era l’aggressore poi fermato, quell’uomo che chiedeva un incontro a una dodicenne. «C’era anche qualcos’altro che mi turbava, un episodio che aveva notato mio marito. Una volta, seguendo nostra figlia, l’aveva vista con un adulto, fuori da un centro commerciale. E lui la stava approcciando. Da quel momento avevo deciso di ritirare per sempre il cellulare a mia figlia», ha spiegato lei. Nell’audizione protetta la 12enne ha raccontato un altro fatto: «Una volta mamma aveva trovato dei messaggi che mi aveva mandato un conoscente su Instagram. Mamma gli aveva scritto su WhatsApp, dicendogli che se non avesse smesso lo avrebbe denunciato subito».

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