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L’AI infiamma la Borsa: rischio bolla come le dot-com? Gli esperti si dividono

bolla intelligenza artificiale
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Il boom di investimenti in intelligenza artificiale preoccupa alcuni esperti e analisti. Il matematico americano Andrew Odlyzko: «Con la concorrenza cinese scompare la prospettiva di profitti esorbitanti»

E se dietro i rialzi record dei titoli legati all’intelligenza artificiale si nascondesse una bolla speculativa? Il 2025, secondo alcuni esperti, rischia di passare alla storia come l’anno in cui le aspettative per i software di AI saranno ridimensionate. A preoccupare diversi analisti finanziari sono i record di capitalizzazione che le aziende del settore continuano a infrangere mese dopo mese. Secondo alcuni, le valutazioni in Borsa dei vari colossi che compongono la filiera AI – Microsoft, Meta, Apple, Nvidia e non solo – sono eccessive e la bolla prima o poi scoppierà. Secondo altri, c’è della sostanza dietro la montagna di investimenti messi a terra da queste aziende e non c’è il rischio che si ripeta quanto accaduto a inizio anni Duemila con le dot-com. Su una cosa, però, tutti sembrano essere d’accordo: l’intelligenza artificiale non è una semplice moda del momento, ma una tecnologia destinata a trasformare l’economia e la società. La presenza di un’eventuale bolla, quindi, riguarderebbe solo l’andamento dei titoli in Borsa e non la tecnologia in sé.

Gli investimenti record

L’AI è indubbiamente il settore che più di tutti è riuscito a catturare l’interesse di aziende e investitori, convinti che sarà in grado di rivoluzionare ogni ambito della vita quotidiana al pari di Internet e di tutte le altre grandi innovazione tecnologiche della storia. Le previsioni dicono che il mercato globale dell’AI potrebbe passare dai 130 miliardi di dollari del 2023 ai 1.900 miliardi del 2030. Un tasso di crescita impressionante, superiore al 30% annuo, sospinto dagli investimenti record annunciati dai grandi player del settore. Secondo il Financial Times, nei primi sei mesi del 2024, Microsoft, Google, Meta e Amazon hanno speso complessivamente 106 miliardi di dollari per accelerare lo sviluppo dei propri sistemi di intelligenza artificiale.

In questo momento, le aziende più esposte sono anche le più grandi: Amazon ha incrementato gli investimenti in AI del 44% nell’ultimo anno, Alphabet (Google) del 35%, Microsoft del 34%, Meta del 21%. Se ingiustificato, questo genere di entusiasmo può sicuramente avere conseguenze negative. Ma i vantaggi – fa notare Adrian Cox, analista finanziario di Deutsche Bank – non mancano: «L’hype attrae capitale, talento e attenzione normativa, il che aiuta a costruire il quadro necessario per dare fiducia e implementare una nuova tecnologia».

EPA/Franck Robichon | Sam Altman, ceo di OpenAI

L’avvertimento della Bce (e non solo) sul rischio bolla

Le grandi aziende tecnologiche stanno scommettendo sul fatto che l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale sia più che giustificato. Eppure, i ritmi a cui stanno crescendo i loro titoli ha fatto scattare qualche campanello d’allarme. A sottolinearlo è anche la Banca centrale europea, che in un report pubblicato a fine 2024 fa notare come il mercato azionario, soprattutto negli Stati Uniti, sia diventato sempre più dipendente da una manciata di imprese attive proprio nel campo dell’AI. «Questa concentrazione tra poche grandi aziende fa nascere la preoccupazione che sia possibile una bolla dei prezzi degli asset legati all’AI», si legge nel documento della Bce.

Finché le attese del mercato verranno rispettate, l’intelligenza artificiale continuerà a far volare le azioni delle aziende di Big Tech (e non solo). Ma se dovesse accadere che le aspettative fossero deluse, per esempio con annunci inaspettati come quello della cinese DeepSeek, a quel punto la bolla potrebbe scoppiare. Per definizione, infatti, una bolla speculativa si forma quando le aziende di un settore ricevono valutazioni troppo elevate – e per un periodo di tempo troppo prolungato – rispetto ai profitti che sono in grado di generare. Non appena gli speculatori iniziano a vendere, i titoli in Borsa crollano.

C’è una bolla oppure no?

È questo il rischio che sta correndo anche il settore dell’intelligenza artificiale? Su questo punto le risposte degli esperti sono molto diverse tra loro. «È molto probabile. Il livello di clamore e il rallentamento del progresso tecnico sono simili a quanto abbiamo visto ai vertici di altre bolle tecnologiche», risponde a Open Andrew Odlyzko, professore di Matematica all’Università del Minnesota e considerato un esperto di bolle economiche. Il docente americano si dice «molto ottimista sul potenziale dell’intelligenza artificiale per il progresso», ma lancia anche un avvertimento: «La mia aspettativa generale è che l’intelligenza artificiale continuerà a migliorare, ma si diffonderà nella nostra economia a un ritmo misurato», spiega Odlyzko. Non è d’accordo Ferdinando Pennarola, docente del dipartimento di Management e Tecnologia dell’Università Bocconi. «Non vedo casi di multipli pericolosi delle aziende nella filiera dell’AI. Quello che può succedere, piuttosto, è che scoppino delle “micro bolle” quando alcune innovazioni tecnologiche dirompenti si presentano sul mercato», spiega il professore.

Il confronto con la bolla delle dot-com

L’eventuale esplosione di una bolla speculativa non significherebbe che l’intelligenza artificiale sia un flop. Piuttosto, suggerirebbe che i tempi non sono ancora maturi e che alcune aspettative si sono rivelate esagerate, esattamente come accadde a inizio anni Duemila con la bolla delle dot-com. Rispetto a quell’evento, però, ci sono alcune differenze che è bene tenere a mente. «Nel caso della bolla immobiliare che è implosa nel 2007-2008 c’erano misure per dimostrare che non era sostenibile. Nella bolla delle dot-com avevamo misure come il tasso di crescita del traffico Internet che dimostravano che l’implosione era inevitabile», fa notare il docente americano Odlyzko. Nel caso dell’intelligenza artificiale, invece, «non abbiamo dati quantitativi convincenti per dimostrare che si tratta di una bolla».

Pennarola invita a prendere con le pinze i confronti tra ciò che sta accadendo oggi nel campo dell’AI e ciò che accadde a inizio anni Duemila con le dot-com. «In quel caso mancava l’infrastruttura, mentre oggi – fa notare l’esperto della Bocconi – se ne sta mettendo giù parecchia». Anche secondo Adrian Cox non esistono troppe similitudini, «almeno per ora», tra AI e dot-com. «Le valutazioni – spiega l’analista di Deutsche Bank – sono attualmente molto più modeste e gli investimenti sono per lo più concentrati in società private, con investitori specializzati, o in società pubbliche consolidate che sono in genere redditizie».

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EPA/Salvatore Di Nolfi | L’app cinese DeepSeek

La lezione del caso DeepSeek

Uno degli indizi che più ha spinto alcuni esperti a parlare di bolla è il caso DeepSeek. A gennaio, l’azienda cinese ha annunciato il lancio di un servizio di AI alternativo all’americano ChatGPT. A differenza di quest’ultimo, è completamente gratuito ed è stato sviluppato in tempi molto più ridotti e a costi molto più irrisori rispetto ai competitor della Silicon Valley. «La bolla dell’intelligenza artificiale è stata gonfiata dalla percezione secondo cui sono necessarie enormi risorse per essere competitivi, quindi ci sarebbero grosse barriere all’ingresso e opportunità di profitto straordinarie per coloro che sono riusciti a entrare nel cerchio magico», ragiona ancora Odlyzko. Con cio che è successo, invece, «la prospettiva di profitti esorbitanti diventa meno plausibile».

Anche secondo Adrian Cox il caso DeepSeek «ha esposto una serie di temi emergenti ma sottovalutati nell’intelligenza artificiale». Per esempio, ha dimostrato che costruire una quantità spropositata di data center e utilizzare i microchip più costosi e performanti sul mercato forse non è la migliore strategia per vincere la corsa dell’AI. «Tutto ciò che focalizza l’attenzione sulla realtà dell’intelligenza artificiale piuttosto che sul clamore dovrebbe aiutare a mantenere le aspettative più realistiche», precisa l’analista di Deutsche Bank. Anche su questo, però, le opinioni degli esperti non vanno tutte nella stessa direzione: «Le barriere d’ingresso per il mercato dell’AI sono ancora molto alte perché servono investimenti importanti per entrare nel settore. Poi – precisa Pennarola – può capitare che scoppino delle micro bolle e che qualche azienda ne paghi il prezzo». Simile anche la posizione di Carlo De Luca, analista di Gamma Capital Markets, che commenta: «Se dovesse proseguire la crescita delle aziende cinesi e ci dovesse essere una riduzione dei livelli della tecnologia americana, sarebbe una cosa normalissima e fisiologica».

Quali sono le aziende più esposte

Secondo De Luca, «le aziende più esposte non sono quelle che si occupano direttamente di AI ma quelle che forniscono l’infrastruttura, quindi chi costruisce data center o fornisce l’energia che li alimenta». Nel momento in cui «viene meno l’esigenza di spendere così tanti soldi per raffreddare le Gpu», riflette l’analista finanziario, «sarebbero loro a risentirne, ma non sappiamo ancora se è vero oppure no». Tra le aziende che più risentirebbero dello scoppio di un’eventuale bolla c’è anche OpenAI, l’azienda che ha sviluppato ChatGPT e gestita oggi da Sam Altman (anche se Elon Musk vorrebbe riprendersela). Secondo il sito americano The Information, nel 2024 il colosso americano – che non è quotato in Borsa – potrebbe aver perso circa 5 miliardi di dollari e non è escluso che possa dichiarare bancarotta nel prossimo futuro oppure essere assorbita dal partner Microsoft.

Ma se davvero scoppiasse una bolla dei titoli legati all’AI cosa succederebbe? A differenza di quanto avvenuto in altre crisi, con l’intelligenza artificiale sono soprattutto una manciata di grandi aziende a trainare gli investimenti. I marchi di Big Tech, fa notare Odlyzko, «potrebbero ammortizzare gli investimenti in AI e continuare il loro corso prospero. Tuttavia questo farebbe certamente crollare i prezzi delle loro azioni e, di conseguenza, l’intero mercato azionario». Su una cosa tutti sembrano essere d’accordo: bolla o non bolla, l’intelligenza artificiale ha davvero il potenziale per trasformare la società e non passerà alla storia come una semplice moda del momento. A prescindere da come si muoveranno i mercati.

Foto di copertina realizzata da Vincenzo Monaco con l’aiuto dell’intelligenza artificiale

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