L’educazione all’affettività è stata cancellata. Ma c’è comunque una proposta di legge per far decidere i genitori
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Una proposta di legge che prevede l’introduzione del consenso dei genitori per la partecipazione dei figli ad attività “su materie di natura sessuale”. È questo il succo della proposta di legge (pdl) depositata il 25 febbraio dal deputato di Fratelli d’Italia, Alessandro Amorese. Sul sito della Camera il testo dell’emendamento non è ancora disponibile ma ha già sollevato alcune polemiche. Perché al momento tutte le attività di formazione legate alla sfera sessuale-affettiva sono state dirottate in altri progetti. O si sono incartate tra due ministeri: quello della Famiglia e della natalità, alla guida di Eugenia Roccella, e quello dell’Istruzione, con a capo Giuseppe Valditara. Da entrambi, di certezze ce ne sono poche, ma molte sono le risposte evasive quando vengono interpellati. In ogni caso, c’è chi vede nella pdl di FdI più un atto ideologico che una reale necessità, considerando che questi percorsi, di fatto, non esistono nemmeno. È il caso di Riccardo Magi, segretario di +Europa, firmatario dell’emendamento che aveva la finalità di promuovere l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie, dal valore di 500mila euro approvato dal Parlamento e passato anche in legge di bilancio. Provvedimento che però è stato trasformato in un progetto sull’“educazione alla fertilità” dall’Esecutivo. Praticamente FdI “Mette le mani avanti, ancora – commenta Magi – Si esprimono su fatti che non esistono nemmeno. Da qui si comprende l’ossessione che i meloniani hanno su questo tema”.
Gli step
Provare a cercare di capire a che punto sia il progetto “educare alla fertilità” è davvero difficile. Ma bisogna fare un passo indietro per comprendere come si sia arrivati fin qui. L’emendamento Magi era riuscito a passare con il via libera anche della maggioranza, nonostante i pareri tecnici negativi del ministero dell’Istruzione e di quello delle Pari opportunità che sostenevano fosse un progetto sostanzialmente “poco fattibile”. Ma il provvedimento non sfugge all’attenzione dei Pro Vita & Famiglia, che reagiscono con furia. L’accusa è pesante: il governo avrebbe ceduto “all’isteria abortista dei collettivi trans-femministi e alle teorie terrapiattiste sul genere fluido del movimento Lgbtq”. Il loro appello – martellante e accompagnato dallo slogan “Tirate fuori le mani dalle mutande dei nostri figli” – si diffonde nelle newsletter inviate agli iscritti, con tanto di petizione per chiedere lo stop immediato del provvedimento. Fatto sta che dopo poco il governo si adegua e il dossier finisce direttamente sul tavolo di Fratelli d’Italia, che chiede di dirottare quei fondi su un altro obiettivo: l’educazione alla fertilità. Il progetto non riguarda più gli studenti ma gli insegnanti, i quali seguiranno corsi esterni alle scuole per apprendere strategie di contrasto alla denatalità. Una mossa che accontenta i Pro Vita e cambia radicalmente la destinazione dell’emendamento. Il 9 gennaio, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, risponde in aula a un’interrogazione della Lega, confermando – con evidente imbarazzo – la scelta dell’esecutivo.
Dal ministero
Dal ministero della Famiglia fanno sapere ad Open che il progetto “è in fase avanzata” ma evitano di entrare nei dettagli sulla formazione prevista e sulle modalità di attuazione. Di fronte alle osservazioni sulla trasformazione del progetto, il dicastero scarica la responsabilità sul deputato Riccardo Magi, sostenendo che i fondi sarebbero stati assegnati al ministero sbagliato: “Se l’obiettivo era finanziare l’educazione affettiva nelle scuole, i fondi dovevano essere indirizzati a Valditara, non al fondo per le pari opportunità. Noi non possiamo entrare nelle scuole, lo può fare solo il ministero dell’Istruzione. C’è un’istruttoria in corso per decidere come utilizzare questi fondi, che, tra l’altro, sono davvero pochi”, avvertono.
L’intervento
“È sorprendente che queste dichiarazioni provengano da un ministero dal quale ci si aspetterebbe serietà istituzionale al di là delle inclinazioni politiche”, commenta Magi. La realtà è che l’emendamento nella legge di bilancio è stato approvato; quindi, c’è stata una violazione del Parlamento. Il Governo ha giocato al gioco delle tre carte”. Sull’entità del finanziamento, il deputato di +Europa sottolinea che “si trattava di un finanziamento relativamente modesto, ma pur sempre un gesto pionieristico per il nostro paese. Non era obbligatorio per i dirigenti scolastici e gli insegnanti avviare questa iniziativa, ma avevano la possibilità di farlo grazie alle risorse messe a disposizione.”
Foto di Pixabay