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Farmaci anti obesità, conto alla rovescia per la pillola dimagrante. Dall’iniezione alla compressa, cosa cambia per i pazienti

02 Marzo 2025 - 15:44 Gemma Argento
pillola anti obesità
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Ad aprile i risultati finali di Eli Lilly sulla semaglutide in pillole. Come funziona il farmaco dimagrante in soluzione orale

Controllare il proprio peso e riuscire a dimagrire con l’utilizzo di una sola pillola forse si potrà sul serio. La corsa al metodo più efficace per combattere l’obesità infiamma tra le aziende farmaceutiche leader del settore. Mancano solo poche settimane all’uscita dei risultati finali del lavoro di ricerca di Eli Lilly sulla semaglutide in pillole. L’azienda americana è attualmente la più grande casa farmaceutica del mondo per valore di mercato. L’ultima sfida raccolta è proprio quella di rendere ancora più facile la somministrazione di farmaci per dimagrire: finora avvenuta solo ed esclusivamente tramite iniezioni settimanali sull’addome, tra non molto potrebbe prevedere soltanto l’assunzione giornaliera di una comoda pillola. L’attesa per i risultati nel frattempo si tiene viva con l’annuncio di poche ore fa da parte proprio di Eli Lilly: in un evento tenutosi vicino alla Casa Bianca, il colosso americano ha informato di voler più che raddoppiare l’investimento in quattro nuovi impianti di produzione statunitensi. L’ultima cifra messa sul tavolo è pari a 27 miliardi dollari, per un totale di 50 miliardi investiti dal 2020. Non solo, la quota di ricavi inseriti nei bilanci preventivi parla di 550 milioni di dollari. Un segnale di quanto l’azienda americana sia fiduciosa e ottimista sul buon esito della sperimentazione.

Come funziona la pillola dimagrante

Per il mese di aprile si attende la verità di Eli Lilly sulla semaglutide in forma orale. I risultati del lavoro di ricerca verranno presentati nell’ultima fase di sperimentazione della pillola battezzata orforglipron. I risultati della fase intermedia dei test clinici hanno registrato una media del 14,7% di perdita di peso per 9 mesi di assunzione della compressa di semaglutide. Orforglipron si è mostrata in grado di legarsi e attivare il recettore GLP-1, un ormone che stimola la secrezione di insulina, rallenta lo svuotamento dello stomaco e inibisce il rilascio di glucagone nel sangue. Questo fa sì che il farmaco assunto favorisca il controllo della glicemia e una progressiva riduzione dell’appetito. Gli effetti collaterali segnalati sono stati equiparati a quelli individuati anche negli studi riguardanti il farmaco a iniezione, dalla nausea a disturbi gastrointestinali. Dati che ora dovranno essere confermati dall’ultimo trial di sperimentazione e che a giudicare dalle previsioni di ricavi inserite a bilancio da Eli Lilly potrebbero non deludere affatto.

Il testa a testa tra le case farmaceutiche e l’ombra dei dazi trumpiani

L’americana Eli Lilly sta battendo Novo Nordisk, fino a poco fa l’azienda leader nella ricerca e produzione dei farmaci per dimagrire. Open aveva già approfondito il piano di investimento Novo Nordisk previsto per l’Italia, e i guadagni importanti dell’azienda danese, prima in assoluto sul mercato europeo in termini di investimenti nel settore anti obesità. La ricerca sulla pillola dimagrante ha messo però Eli Lilly in una posizione di vantaggio: anche Novo Nordisk sta ovviamente pensando a una soluzione orale ma è in ritardo sui risultati di sperimentazione rispetto all’americana. Tra le altre cose, c’è da non dimenticare le nuove aspettative del mercato attuale. La richiesta ai ricercatori è quella di alzare l’asticella della riduzione di peso garantita dai farmaci attuali, e di riuscire a superare il 20% garantito, fino a un valore percentuale pari al 25-27%. Alla luce di tali obiettivi è risultato piuttosto deludente il 20,4% di riduzione dei chili ottenuto dagli ultimi test di Novo Nordisk. L’azienda danese ha così visto una conseguente diminuzione dei titoli d’azienda, circa il 20% in meno, subito dopo la diffusione dei dati. Buone notizie invece per Eli Lilly. Dopo le difficoltà degli ultimi due trimestri, quando le vendite deludenti dei suoi farmaci per la perdita di peso hanno portato a forti cali dei prezzi azionari, il gruppo ha registrato un’impennata della domanda per le soluzioni dimagranti Mounjaro e Zepbound, con una risalita delle azioni del 4%.

Secondo quanto riportato dal Financial Times, Mounjaro nello specifico ha generato 3,5 miliardi di dollari di vendite negli ultimi tre mesi del 2024, portando le sue vendite totali nell’anno a 11 miliardi di dollari. Zepbound ha rappresentato 1,9 miliardi di dollari di vendite nel trimestre, molto di più rispetto ai 175 milioni di dollari guadagnati nello stesso periodo dello scorso anno. Si tratta di un farmaco tra l’altro approvato lo scorso anno negli Stati Uniti anche per trattare gli adulti con una condizione respiratoria chiamata apnea ostruttiva del sonno, aumentando così il numero di pazienti ammissibili al farmaco.

La caccia al farmaco più potente dunque continua. Oltre alla grande competizione sul campo, le aziende ora dovranno fare i conti anche con le tariffe per l’importazione, decise dal nuovo presidente eletto Donald Trump. Secondi fonti vicine alla Casa Bianca, pochi giorni fa Dave Ricks, amministratore delegato di Eli Lilly, Robert Davis, amministratore delegato di Merck Robert Davis, Albert Bourla, capo di Pfizer e Stephen Ubl, che gestisce il gruppo PhRMA, hanno incontrato il presidente Usa. Trump avrebbe messo chiaramente messo i dirigenti davanti a una scelta: priorità alla produzione interna, oppure dazi da affrontare.

Foto copertina: ANSA/Massimo Brega | Gli ambienti dello stabilimento produttivo della casa farmaceutica Eli Lilly a Sesto Fiorentino, 21 marzo 2014

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