Liliana Resinovich è morta soffocata, la svolta nell’indagine dalla nuova perizia: «Ecco perché non si è suicidata»
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Sarebbe stata soffocata da qualcuno Liliana Resinovich, che secondo una nuova perizia non si sarebbe tolta la vita. A tre anni dalla morte della 63enne, l’ipotesi seguita sin dall’inizio dalla procura sarebbe stata ribaltata da una nuova super-perizia citata dal Messaggero. Resinovich era scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021. Il suo cadavere era stato ritrovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico. La testa e la parte inferiore del corpo era in due sacchi neri. La nuova perizia è stata depositata all’1.40 di sabato notte, dopo che la procura l’aveva affidata all’antropologa forense Cristina Cattanero, ai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e all’entomologo Stefano Vanin.
I sospetti dell’amico sul pestaggio
L’ipotesi del soffocamento era riemersa nei giorni scorsi. Soprattutto dopo che l’amico della vittima, Claudio Sterpin, ne aveva parlato a Quarto Grado su Rete4. Nella trasmissione di Gianluigi Nuzzi aveva rilanciato diversi dettagli sulla vicenda: «Lilly è stata pestata prima da qualcuno», e poi «soffocata probabilmente con un cuscino», «bisogna trovare da chi».
Il soffocamento
A giugno 2023 l’indagine nata per sequestro di persona era diventata un’inchiesta per omicidio, dopo che il gip di Trieste aveva respinto la richiesta di archiviazione della procura. Ed è in questa direzione che punta ora l’indagine con le nuove analisi sul corpo da poco riesumato. Già nella prima autopsia era emerso che la donna era morta per uno scompenso cardiaco acuto. La seconda ha stabilito che quello scompenso è stato causato da terzi. Rispetto alla prima consulenza medico legale, stavolta è emersa la frattura alla vertebra T2. Dettaglio che sarebbe compatibile con una torsione brusca del collo, probabilmente provocata da una compressione con l’avambraccio, quindi da una persona terza. La vittima avrebbe lesioni allo sterno e al polmone, ma non aveva lividi. E poi le ferite al volto, che sin dall’inizio non avevano trovato spiegazioni.