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Le donne sopravvissute al 7 ottobre e la festa della donna: «Per noi l’8 marzo ora è un giorno di dolore»

04 Marzo 2025 - 18:18 Sofia Spagnoli
vittime hamas 7 ottobre
vittime hamas 7 ottobre
Due sopravvissute, ospiti dell'ambasciata israeliana a Roma, raccontano gli abusi subiti e visti attorno a loro: «Una ferita che non si chiuderà mai»

«La Festa della Donna è sempre stata un’occasione per celebrare le conquiste delle donne: il riconoscimento dei diritti, l’emancipazione, i successi ottenuti nel tempo. Ma da due anni, questo giorno ha assunto un significato diverso: è carico di dolore e di ricordo per qualcosa che mai avremmo potuto immaginare». La voce di Inbal Natan Gabay, consigliere politico e portavoce dell’ambasciata d’Israele in Italia, si spezza nel ricordare le vittime di stupri, violenze e omicidi compiuti dalle milizie di Hamas nell’attacco del 7 ottobre 2023, quando i ribelli hanno preso di mira simultaneamente la città di Sderot, numerosi villaggi nel sud del Paese, due siti militari e un festival di musica che si svolgeva nell’area, chiamato Nova Festival. Proprio lì, si trovavano anche Yuval Tapuchi e Hadar Sharvit. Oggi, sono a Roma, per portare la loro testimonianza diretta, raccontando l’orrore vissuto e il trauma profondo che l’attacco ha lasciato nelle loro vite, e lo fanno intervenendo all’evento «Sopravvivere all’inimmaginabile». 

Il ricordo di Hadar Shavit

«Quello che abbiamo vissuto il 7 ottobre è stata espressione della pura malvagità di Hamas, in particolare contro le donne, stuprate, brutalizzate e soggette a delle violenze inenarrabili. Le loro urla sono state ridotte al silenzio, ma rivivono grazie a noi», ricorda Hadar Sharvit, 28 anni, insegnante di matematica, che per salvarsi è rimasta ore e ore sotto un albero, fino a quando non sono intervenuti i soccorsi. «Ho assistito agli abusi, alle violenze, agli stupri. Ho sentito le grida delle persone ancora in vita, a cui seguiva il silenzio. Sotto l’ombra di quell’albero mi stavo preparando a morire perché quello mi sembrava l’unico scenario possibile. È stato un inferno – continua Hadar – Sento e provo dentro di me la brutalità di Hamas contro quelle donne, di cui sento le gride nei miei incubi. Provo vergogna per l’umanità».

La Commissione sui crimini del 7 ottobre

Yuval Tapuchi, 28 anni, con voce ferma, racconta il lungo percorso psicologico che sta affrontando per affrontare il trauma. «Questo evento mi ha fatto capire che tutto può accadere, che il pericolo può colpirmi in qualsiasi momento, in qualsiasi situazione», confessa. Il peso dello stress mentale e fisico è immenso: «Questo attacco ha cambiato la vita delle donne in modo unico. Noi però siamo resilienti e siamo diventate la luce in questa oscurità». Per dar voce a tutte le donne e le famiglie distrutte dall’attacco, Cochav Elkayam-Levy, avvocatessa ed esperta di diritto internazionale ha fondato Commissione Civile sui Crimini del 7 Ottobre contro Donne, Bambini e Famiglie. «Il 7 ottobre ha dimostrato quanto dobbiamo ancora lottare, per dare voce a chi è stato fatto tacere per sempre. Hamas ha compiuto il crimine perfetto, violentando e uccidendo donne, e azzittendo tutto questo per sempre. Ci sono state grave atrocità sessuali. La battaglia legale sta solo iniziando: la raccolta di prove per queste vittime si sta concretizzando e a breve potranno farsi sentire nei tribunali. Anche se guardare ogni prova significa riaprire una ferita che non si chiuderà mai». Martina Semenzato, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta femminicidio e violenza di genere, ha aggiunto che «in ogni scontro armato ci sia sempre una guerra nascosta, la guerra che si combatte contro le donne, i loro corpi, i loro figli. La violenza sessuale contro le donne è un’infame strategia militare. Lo scopo è umiliare il nemico, annullare l’identità delle ‘nostre’ donne».

Foto in evidenza: installazione con le vittime del 7 ottobre, università di Tel Aviv

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