La risposta della Cina a Trump: dazi sulle merci Usa


Tariffe al 15% su beni come pollame, grano, cotone e mais. Questa è la risposta della Cina ai dazi di Donald Trump. Il ministero delle Finanze ha annunciato che difenderà «i suoi diritti e interessi legittimi» nella guerra commerciale con gli Usa. Il ministero ha annunciato anche dazi al 10% sulle importazioni di una serie di popolari beni Usa. Si tratta di soia, sorgo, carne di maiale e manzo, prodotti ittici, frutta, verdura e prodotti lattieri caseari. «Agendo unilateralmente, Washington sta minando il sistema commerciale multilaterale» e «indebolendo le basi della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti», ha dichiarato il ministero del Commercio cinese in un comunicato.
I dazi
Intanto entrano in vigore i dazi Usa del 25% sui prodotti di Canada e Messico. Secondo uno studio di Bloomberg hanno un valore di 1,5 trilioni di dollari anno su anno. Secondo Washington, queste misure vengono adottate a causa di inaccettabili afflussi di droga e migranti illegali negli USA. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, oltre a confermare il giro di vite su prodotti canadesi e messicani, ha anche firmato un ordine esecutivo che raddoppia i dazi sulle importazioni cinesi dal 10% al 20%, perché, secondo la Casa Bianca, la Cina non ha preso alcuna misura per limitare le forniture di fentanyl agli Stati Uniti. Il presidente americano aveva lasciato poche speranze lunedì pomeriggio, stimando che non ci fosse «più spazio di manovra per Messico e Canada. I dazi doganali sono un fatto. Entreranno in vigore domani (martedì)».
918 miliardi di dollari
In totale, sono interessati prodotti per un valore di 918 miliardi di dollari provenienti dai due vicini degli Stati Uniti, con un impatto previsto concreto sull’economia americana. Questo livello di tassazione sulle importazioni americane è «il più alto dalla fine degli anni ’40» e pone «un brusco freno alla globalizzazione iniziata nel dopoguerra», stima Paul Ashworth, di Capital Economics, in una nota. «Se queste misure dovessero continuare, potremmo facilmente raggiungere il dazio doganale effettivo più alto dal 1936 entro l’inizio del 2026», ha affermato Diane Swonk, economista di KPMG, intervistata dall’Afp.