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Donald Trump ferma gli aiuti militari all’Ucraina: quanto può resistere Kiev senza le armi Usa e come l’Europa può sostituire l’America

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Il presidente vuole prima determinare «la buona fede di Zelensky per la pace». L'obiettivo è di far accettare le condizioni di Washington sulle terre rare. Ma c'è un piano alternativo europeo per trovare una soluzione entro sei mesi

Donald Trump sospende tutti gli aiuti militari all’Ucraina. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali la pausa durerà fino a quando il presidente non avrà determinato «la buona fede dell’impegno di Kiev verso la pace». La «pausa» riguarderà tutti gli aiuti militari che non sono al momento in Ucraina. Incluse le armi in transito e quelle nelle aree di transito in Polonia. Lo stop temporaneo, anticipato nei giorni scorsi, segue lo scontro fra Trump e Volodymyr Zelensky. Il presidente americano ha ordinato al capo del Pentagono Pete Hegseth di eseguire la sua disposizione.

L’obiettivo della pace

«Stiamo facendo una pausa e rivedendo la nostra assistenza per assicurarci che stia contribuendo alla ricerca di una soluzione”, ha detto il funzionario con la condizione dell’anonimato. Sottolineando che gli Stati Uniti «hanno bisogno che anche i nostri partner si impegnino per l’obiettivo della pace». Secondo il Washington Post la sospensione può rientrare se il presidente ucraino «mostrerà uno sforzo sincero nel partecipare ai negoziati di pace». L’obiettivo potrebbe essere quello di costringere Zelensky ad accettare le condizioni poste da Washington sull’accordo per lo sfruttamento delle terre rare. Secondo il Dipartimento di Stato americano, gli Stati Uniti hanno fornito «65,9 miliardi di dollari in assistenza militare» all’Ucraina dal 24 febbraio 2022 al 20 gennaio 2025.

Zelensky e JD Vance

Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance si è detto fiducioso che il leader ucraino «alla fine» accetterà di discutere la pace con la Russia. In un’intervista a Fox News Vance ha detto che il presidente ucraino «ha mostrato una chiara riluttanza a impegnarsi nel processo di pace» voluto da Trump, «ma credo che alla fine ci arriverà. Deve farlo». La decisione è stata presa dopo un incontro alla Casa Bianca lunedì pomeriggio con il capo della Difesa Pete Hegseth e il capo della Politica estera Marco Rubio, nonché con i principali consiglieri del presidente. Gli aiuti militari degli Stati Uniti erano stati approvati sotto la precedente amministrazione di Joe Biden. Vance ha detto esplicitamente che «la migliore garanzia di sicurezza è quella di offrire agli americani un vantaggio economico sul futuro dell’Ucraina».

Le garanzie di sicurezza

Zelensky ha chiarito che un cessate il fuoco deve essere accompagnato da esplicite garanzie di sicurezza da parte dell’Occidente, per assicurare che la Russia, che detiene circa il 20% del suo territorio, non attacchi di nuovo. Trump si è rifiutato di fornire tali garanzie. La decisione degli Stati Uniti ha lasciato molti interrogativi senza risposta. Tra questi se le munizioni per i sistemi d’arma già consegnati potranno ora essere fornite o se gli Stati Uniti continueranno a condividere con l’Ucraina le informazioni di intelligence sull’identificazione degli obiettivi e sui lanci di missili. I membri chiave delle commissioni di controllo del Congresso non sono stati informati della decisione.

Cosa succede all’Ucraina

Cosa succede adesso senza gli aiuti di Washington a Kiev? Attualmente, a tre anni dall’inizio dell’invasione russa, L’Ucraina produce oggi il 33-34% del suo fabbisogno militare. Circa il 30% arriva dall’Europa e il rimanente 40% dagli Stati Uniti. Secondo il Corriere della Sera la stima più ripetuta resta che, se oggi Trump bloccasse le forniture militari, le forze armate ucraine potrebbero continuare a combattere con la stessa intensità per altri sei mesi. «Entro fine estate resteremmo a corto di munizioni e armi, specie per la difesa contro missili e droni russi». La forza Usa è data soprattutto dal contributo dell’intelligence, dai missili Patriot e dai sistemi di comunicazioni satellitari come Starlink.

I contributi europei

Aiuti che l’Europa non è ancora in grado di fornire, sebbene alcuni suoi eserciti (francese, tedesco, britannico, polacco, dei Paesi baltici e del nord europeo con Norvegia e Finlandia in testa), stiano studiando i campi di battaglia ucraini, ci confidano alti ufficiali dello Stato maggiore di Kiev. In questo momento ci sono diversi tipi di armamenti made in Usa che l’Europa non produce. Per esempio i pezzi di ricambio e le munizioni per i corazzati Bradley, indispensabili mezzi di appoggio per le fanterie dovunque presenti sul fronte del Donbass. Altre armi introvabili nella Ue sono i missili Himars e gli Atacms. Le industrie belliche Usa producono i proiettili per le artiglierie standard modello Nato da 155 millimetri. Gli ucraini ne chiedono oltre un milione e mezzo all’anno. E le industrie europee solo ora si stanno attrezzando per aumentare i ritmi di produzione.

La soluzione

Ma c’è un’opzione non ancora contemplata nella vicenda. Secondo l’esperto militare ucraino Oleg Katkov gli europei potrebbero comprare dagli Usa quelle stesse armi che Trump intende bloccare per l’Ucraina. Secondo Politico, l’Europa ha le capacità finanziarie per prendere il posto degli Usa, in modo graduale. Bruxelles da due settimane sta lavorando a un pacchetto che supera i 20 miliardi di euro. E tutto lascia credere che il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz sia determinato a costruire la «piena indipendenza» militare Ue dagli Usa.

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