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Finanziare il calcio con il gioco d’azzardo? Meloni era contraria ma ora la maggioranza lavora al sì

04 Marzo 2025 - 15:48 Sofia Spagnoli
Stadio di calcio Porto Portogallo
Stadio di calcio Porto Portogallo
Domani il voto in commissione Cultura al Senato di una risoluzione che impegna il governo a cambiare le regole. Il M5s protesta: «Togliete quell'articolo e votiamo con voi»

«Possiamo trattare il gioco d’azzardo come le sigarette? Possiamo vietare le sue pubblicità? Possiamo scrivere sui cartelli che il gioco d’azzardo porta miseria, povertà e suicidi?» Queste parole le pronunciava Giorgia Meloni dieci anni fa, quando era ancora all’opposizione. Di tempo ne è passato parecchio, ma i problemi sociali legati alla dipendenza dal gioco non sono certo scomparsi. Ora però la maggioranza di governo e il suo principale partito, Fratelli d’Italia, si apprestano a fare un vistoso passo indietro sul fronte della ludopatia: il gioco d’azzardo potrebbe tornare direttamente negli stadi. Come? Abrogando il divieto di sponsorizzazione nei confronti delle società di scommesse. In questo modo si sancirebbe il ritorno delle pubblicità del gioco d’azzardo su cartelloni e banner degli impianti sportivi. Questa misura è uno dei punti chiave della risoluzione sulla “riforma del calcio italiano”, proposta dal senatore di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi, che sarà votata entro domani mattina, 5 marzo, in commissione Cultura del Senato, fornendo la base di partenza su cui il governo potrebbe poi varare un decreto o un dpcm di riforma complessiva delle regole del calcio professionistico. Un provvedimento che, però, sta sollevando un’ondata di preoccupazione tra psicologi, esperti di dipendenze e associazioni che si occupano del recupero di persone affette da ludopatia. Il timore è che una maggiore esposizione alla pubblicità del gioco d’azzardo spinga un numero sempre maggiore di individui a cadere nella rete delle scommesse.

Il Decreto dignità

Il provvedimento, da punto di vista politico, affosserebbe il Decreto dignità, la riforma voluta nel 2018 dal Movimento 5 Stelle, su spinta di Luigi di Maio, che tra le altre cose vieta attualmente qualsiasi forma di pubblicità relativa a «giochi o scommesse con vincite di denaro», su «qualunque mezzo», incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, oltre alle trasmissioni tv e radiofoniche, alla stampa, affissioni e Internet. In particolare, vieta al mondo dello sport italiano di avere partnership commerciali con i grandi marchi di scommesse, che proprio sullo sport offrono le loro «puntate». Ora l’atto parlamentare che verrà votato chiede all’esecutivo di «valutare la modifica del vigente divieto». Negli anni il divieto è spesso stato aggirato: «Invece di indicare direttamente il nome della società di scommesse, viene utilizzato un dominio alternativo, come l’estensione ‘magazine’ , oppure un indirizzo che rimanda a un portale informativo collegato alla stessa società. Ma la sostanza non cambia, il nome del brand è sempre lo stesso. E La gente casca nella rete», a parlarne è Guglielmo Masci psicologo e direttore del programma Aiuto Azzardo, una cooperativa sociale che supporta le persone con problematiche legate al gioco d’azzardo patologico.

Il giro d’affari

«Stiamo parlando di un giro d’affari di 160 miliardi», racconta Masci, «con 18 milioni di persone che giocano, 1,5 milioni giocano in modo intensivo, e 500-600 mila persone che scommettono ben più di quanto guadagnano». Ma cosa succede nella mente di chi cade in tentazione? «È un’illusione, la stessa che ingannò Pinocchio quando il Gatto e la Volpe gli promisero che, sotterrando sette zecchini, sarebbe cresciuto un albero carico d’oro. È la promessa della magia, la speranza di un riscatto. Ma la differenza sta nel fatto che, quando queste illusioni vengono vendute ovunque, la tentazione diventa troppo facile». Tornando all’effetto che tutto ciò ha nel mondo del calcio, Masci spiega: «Una scritta è già di per sé suggestiva: la leggi, la riconosci, è il brand di una società di scommesse. E spesso, a quella scritta, si abbinano slogan del tipo ‘la vacanza per tutti‘, che ti promettono un futuro migliore. Vedere poi i nomi delle aziende di scommesse sulle magliette dei giocatori che adoriamo fa sembrare che sia davvero possibile vivere la loro vita».

I passi indietro di Meloni

Sempre secondo lo psicologo, questo provvedimento è solo l’ultimo passo indietro fatto da Meloni da quando è a capo del governo sul tema del gioco d’azzardo, posto che nella sua carriera anche come ministro della Gioventù, si era mostrata più rigida sul punto. «Siamo tornati indietro su più fronti rispetto ai progressi che si erano fatti negli anni passati», commenta Masci. Ad esempio, con la Manovra di bilancio 2025 è diventata stabile l’estrazione del Superenalotto del venerdì, la quarta giocata quindi, che si aggiunge alle tre tradizionali. L’obiettivo dichiarato è quello di aumentare le risorse da destinare al Fondo per le emergenze nazionali, ma è anche una facile esca per chi tende a cedere alla tentazione del gioco.

Abrogato l’Osservatorio 

Da quest’anno il governo ha cancellato anche il fondo ad hoc e l’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo, per effetto dell’articolo 66 della Legge di bilancio. «Dopo anni di riconoscimento del gioco d’azzardo come una patologia sociale, finalmente era stato istituito un percorso di cura – sottolinea Masci – Nel 2014 sono stati stanziati 50 milioni di euro per affrontare il problema, coinvolgendo esperti, medici, psicologi e professionisti delle pubbliche amministrazioni. Successivamente, il tema è stato trasferito al Ministero della Salute per evidenziare l’importanza della questione, con la creazione di piani sanitari regionali annuali o biennali, corredati da linee guida specifiche su come gestire la situazione. Tuttavia, tutto questo è stato messo in discussione e da quest’anno il fondo destinato al gioco d’azzardo patologico è stato soppresso, sostituito da un fondo per le dipendenze patologiche in generale, di cui non sono chiare né le competenze né i progetti».

La protesta dell’opposizione

Ad animare le proteste dell’opposizione è in particolare il Movimento cinque stelle che oggi, 4 marzo, ha dedicato all’argomento anche un’iniziativa in Senato. «Chiediamo ufficialmente alla maggioranza di stralciare la norma che riapre alla pubblicità del gioco d’azzardo nel mondo del calcio dalla risoluzione al voto in commissione cultura. Il divieto attuale, introdotto con il decreto dignità, rappresenta un passo fondamentale nella protezione dei giovani e nel promuovere un’immagine sana dello sport», ha detto Stefano Patuanelli: «Se questa norma verrà stralciata siamo pronti a votare la risoluzione con la maggioranza», ha aggiunto. Ma per il momento, e in vista della votazione di domani, nessuna risposta.

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