Il direttore dell’intelligence italiana Rizzi: «I nostri 007 si muovono nella legalità»


L’argomento non è citato esplicitamente, ma il riferimento del direttore del Dis, il dipartimento che guida i servizi segreti italiani, Vittorio Rizzi, alla vicenda degli ascolti attivati nei confronti di alcuni attivisti impegnati nei salvataggi di migranti (oltre che del sacerdote Mattia Ferrari e del giornalista Francesco Cancellato) è chiaro. Ed è del resto il tema dominante, fatto per lo più di risposte negate, dei quesiti della stampa durante la presentazione della relazione 2024 sul lavoro dell’intelligence: «Voglio garantire e testimoniare che la comunità dell’intelligence si muove all’interno del perimetro di legalità rappresentato dalla Costituzione e dalla legge 124- dice Rizzi – Lo dico a nome di Nicola Calipari, (l’agente del Sismi morto nel 2004 durante il salvataggio della giornalista Giuliana Sgrena ndr) e delle donne e uomini che servono ogni giorno questo paese per garantire gli interessi dell’Italia». Una presa di posizione a cui fa eco la rassicurazione del presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, del partito democratico: «L’approfondimento è in corso – sottolinea – ma voglio dire che le figure con cui abbiamo a che fare sono di grande capacità professionale». E più avanti, alla domanda di Open, assicurerà: «Non posso garantire sui tempi ma sulla vicenda Paragon produrremo una relazione al parlamento». A tutte le altre domande sulla vicenda dai contorni ancora incerti risponde il sottosegretario Alfredo Mantovano spiegando che non è possibile alcuna interlocuzione col pubblico perché è a rischio la sicurezza nazionale: «E’ vietato replicare alle accuse come quella di aver intercettato il Papa. Si rischia di compromettere, oltre alle attività di intelligence e le indagini giudiziarie anche la reputazione della nostra intelligence, l’argomento è classificato».
Rizzi aggiunge poi che il quadro in cui ci si muove è completamente cambiato dall’inizio dell’anno e una ulteriore svolta c’è stata venerdì nello studio ovale della Casa banca: «I 49 minuti cui abbiamo assistito pochi giorni fa» allo Studio ovale della Casa Bianca con la conferenza stampa del presidente Usa Donald Trump e di quello ucraino Volodymyr Zelensky «hanno complicato ulteriormente lo scenario mondiale. La riflessione è che qualsiasi soluzione comporterà una rimodulazione della sicurezza in Europa». «Si dovrà trovare un comune denominatore per perseguire la pace e preservare gli equilibri della comunità atlantica», dice anche perché ci sarà da prestare particolare attenzione «alla ricostruzione dell’Ucraina col rischio di infiltrazioni della criminalità in queste operazioni».