Come sta Papa Francesco: condizioni stazionarie, continua la ventilazione meccanica non invasiva. «In mattinata ha chiamato il parroco di Gaza»


«Il Santo Padre anche oggi è rimasto stazionario senza presentare episodi di insufficienza respiratoria». Questo il Bollettino medico sulle condizioni di Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale. «Come programmato, durante il giorno, ha effettuato l’ossigenoterapia ad alti flussi e nella notte verrà ripresa la ventilazione meccanica non invasiva», viene spiegato. «Il Santo Padre ha incrementato la fisioterapia respiratoria e quella motoria attiva. Ha trascorso la giornata in poltrona». Il Santo Padre ha partecipato al rito della benedizione delle Sacre Ceneri. In mattinata ha chiamato P. Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia di Gaza. Nel pomeriggio ha alternato il riposo al lavoro.
La polmonite del Papa «è in una fase di sviluppo ordinario, è una normale evoluzione». Serve tempo, spiegano, per ulteriori valutazioni, il quadro clinico «resta stabile nell’ambito di un quadro complesso», ma l’assenza di crisi nelle ultime ore è considerato un qualcosa di «rilevante».
L’omelia delle ceneri
L’antico rito delle ceneri che, di fatto, dà inizio al periodo Quaresimale che introduce alla Pasqua, ci aiuta «a fare memoria della fragilità e della pochezza della nostra vita: siamo polvere, dalla polvere siamo stati creati e in polvere ritorneremo». Queste le parole di Papa Francesco che, dal suo letto d’ospedale al Policlinico Gemelli di Roma, non ha potuto presenziare nel pomeriggio alla processione penitenziale che, dopo il momento di preghiera nella chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino, ha raggiunto la vicina Basilica di Santa Sabina per il mercoledì delle Ceneri. Una processione alla quale hanno preso parte 18 cardinali, 8 tra arcivescovi e vescovi, e i Monaci Benedettini di Sant’Anselmo, nonché i Padri Domenicani di Santa Sabina ed alcuni fedeli. Un’omelia che ci insegna «soprattutto l’esperienza della fragilità, che sperimentiamo nelle nostre stanchezze, nelle debolezze con cui dobbiamo fare i conti, nelle paure che ci abitano, nei fallimenti che ci bruciano dentro, nella caducità dei nostri sogni, nel constatare come siano effimere le cose che possediamo». «Fatti di cenere e di terra, – si legge ancora nel testo – tocchiamo con mano la fragilità nell’esperienza della malattia, nella povertà, nella sofferenza che a volte piomba improvvisa su di noi e sulle nostre famiglie». «Da ultimo, questa condizione di fragilità – riafferma ancora nel suo testo Papa Francesco – ci richiama il dramma della morte, che nelle nostre società dell’apparenza proviamo a esorcizzare in molti modi e a emarginare perfino dai nostri linguaggi, ma che si impone come una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, segno della precarietà e fugacità della nostra vita. Così, nonostante le maschere che indossiamo e gli artifizi spesso creati ad arte per distrarci, le ceneri ci ricordano chi siamo». Ma la Quaresima, ha ricordato infine il pontefice «è anche un invito a ravvivare in noi la speranza» della Pasqua «verso cui ci incamminiamo», e che «ci sostiene nelle fragilità, ci rassicura del perdono di Dio e, anche mentre siamo avvolti dalla cenere del peccato, ci apre alla gioiosa confessione della vita».