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Fiori giganti, video dei politici e Conan: il ritorno alla vita di Jovanotti comincia da Pesaro

05 Marzo 2025 - 15:03 Gabriele Fazio
Siamo stati alla prima tappa del tour PalaJova 2025 di Lorenzo Cherubini: uno spettacolo di gratitudine e omaggio alla vita necessario per i nostri tempi

Ad aprire la scaletta del PalaJova 2025 – il grande ritorno sul palco di Jovanotti – è la sigla di Conan, mitico cartone animato degli anni Ottanta ambientato in un 2028 post apocalittico. Il testo recita: «La guerra è una follia/ma se qualcuno sorride a te/un domani ancora c’è». Si tratta solo del primo appello, del primo rinnovato inno alla vita, di un tour che vedrà Lorenzo Cherubini, 58 anni, muoversi in giro per l’Italia per cinquanta date, trentasette delle quali già andate sold out.

Il tour della rifioritura, dopo il bruttissimo incidente in bicicletta avvenuto a Santo Domingo il 15 luglio del 2023, che ha causato all’artista difficilissimi mesi di fisioterapia nonché un grosso spavento, di quelli che deviano la visione della propria esistenza. Rivederlo sul palco di Pesaro, prima tappa del tour, è stato dunque a tratti commovente: come in quegli istanti che si prende ad inizio show, subito dopo una carrellata velocissima di fotogrammi che ripercorrono tutta la sua vita, dalle prime apparizioni in tv a quel tremendo video dentro l’ambulanza, quando ha lasciato tutta la sua comunità con il fiato spezzato dalla preoccupazione. Un attimo che Jovanotti si è concesso proprio una volta entrato in scena, in silenzio, immobile davanti al microfono, prima di attaccare con Montecristo, uno dei cinque brani del nuovo disco in scaletta. Uno sguardo lungo e romantico, come di chi si rende conto che quella bellezza per un pelo poteva non esserci, poteva non materializzarsi mai. Una bellezza che Jovanotti cerca in tutti i modi di celebrare con la consueta verve, che ancora possiede e riesce a comunicare senza alcuna sbavatura, sempre così sincera e coinvolgente, ma anche fisiologicamente meno vivace e vigorosa, meno “saltimbantesca”.

Il concerto

Anche il pubblico è conscio del momento delicato dell’artista e lo accoglie con una sventagliata di cartelli con scritto «Bentornato», lui risponde con un «Grazie di avermi aspettato, grazie di essere tornati. Ritrovarvi è bellissimo». E c’è un motivo per cui Jovanotti non insiste sui problemi che lo hanno attanagliato negli ultimi mesi: un fiore mentre risboccia non sta lì a pensare a quando ha rischiato di essere potato. Non a caso ci sono davvero i fiori, dieci che orbitano sopra il pubblico: un disegno originale, mai visto prima, voluto da Jovanotti e dal suo storico art director Sergio Pappalettera. Dieci fiori meccanici con pod rotanti da 1300 kg l’uno che viaggiano per 50 metri lungo il palasport e che contengono 140 fari. «In questi mesi mi sembrava fantastico anche solo un raggio di sole, un muro bianco, un bicchiere d’acqua, un saluto, un sorriso, un aiuto, una telefonata, un messaggio. Tutto pazzesco, stupefacente. come diceva il poeta: potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno mai la primavera. E noi la primavera – appunto – ce la portiamo dentro e ci rialziamo come fa la primavera. Siamo di nuovo insieme» dice Cherubini prima di cantare 101 («Se cado cento volte mi rialzo 101»).

E alla fine ammette: «Facciamo i fighi nelle canzoni ma ci sono certi momenti in cui davvero hai bisogno di una mano», ottima scusa per ringraziare due amici che in qualche modo gli hanno teso una mano e che erano presenti alla Vitrifrigo Arena di Pesaro: Alessandro Baricco e Gianmarco Tamberi, quest’ultimo con lui anche sul palco del Festival di Sanremo. A loro dedica Un bene dell’anima prima di un medley funk che comprende Questa è la mia casa, Mani in alto, La tribù che balla, Oh, vita!, Muoviti muoviti, Tanto tanto, Falla girare e Megamix. Il repertorio scelto da Jovanotti per questo tour soddisfa tutti i palati, dai suoi cavalli di battaglia a canzoni meno conosciute, ma tutte riarrangiate con una band di primissimo livello, «la migliore che abbia mai avuto» come ha dichiarato lui stesso e che conta, soprattutto, quel genio delle sei corde di Adriano Viterbini.

I video dei politici

Uno spazio speciale è stato riservato a Fuorionda, forse il brano che in assoluto in questo momento inquadra l’attuale sentiment di Jovanotti, rispetto a sé stesso («Potrei dirti che fa ancora male/E che non si decide a passare/Che quel giorno in ambulanza ho capito che si muore») ma anche rispetto al mondo che lo circonda. Sull’enorme videowall alle sue spalle – lavoro eccellente sulle grafiche in diretta – immagini di danze tribali si mescolano a quelle di noti video dei quali si sono resi protagonisti negli ultimi anni noti politici: dalla danza al gay pride di Elly Schlein al volo d’angelo di Luigi Di Maio alla trattoria Nennella di Napoli, da Meloni con i meloni in mano su TikTok a Matteo Salvini sul tapis roulant con la t-shirt del Milan. Una sorta di satirica presa di posizione rispetto la leggerezza di chi sta sopra di noi e ha in mano le redini del mondo. Che poi è anche il tema di quella che è una delle migliori canzoni del nuovo disco di Jovanotti.

La chiusura

I tre brani con cui Jovanotti sceglie di concludere queste serate nei palazzetti sono Penso positivo, Il corpo umano e Ragazzo fortunato. Il corpo umano svela proprio ciò che Jovanotti intende trasmettere, un grido di speranza chiaro e tondo: «Il corpo umano è un meccanismo splendido/Che un giorno andrà lasciato/Ma ora che c’è, prendilo/Fanne un buon uso, onoralo e ascoltalo/Lo vedi, è un’astronave, è un mistero, è un miracolo». Gli altri due sono cavalli di battaglia, canzoni che Jovanotti ha scritto e pubblicato oltre trent’anni fa, in una fase della vita di prima fioritura, giusto per restare in tema, quando esisteva solo l’ora e subito. Brani che conosciamo molto bene, tra i più noti in una discografia che è entrata a piè pari nella cultura italiana. Oggi però, ci si chiede alla fine del concerto, alla fine di questo strabiliante e romantico inno alla vita, se versi come «Io penso positivo, perché son vivo» o «Sono un ragazzo fortunato» non assumano un significato decisamente più profondo, pur nella loro immediatezza da testo di hit assoluta. E se non è proprio per questo – per ringraziare la vita e un destino buono – che questa volta Jovanotti abbia deciso di utilizzarle per salutare il suo pubblico.

Foto: immagini della prima serata del tour di Jovanotti (Michele Maikid Lugaresi)

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