Il piano Ue contro la crisi dell’auto parte scarico: meno di due miliardi per la produzione di batterie made in Europe


Il tanto atteso piano europeo per risollevare il settore dell’automotive parte senza soldi (o quasi). La Commissione europea ha presentato la propria strategia per «rafforzare la competitività globale dell’industria automobilistica». Un documento particolarmente delicato per l’esecutivo di Ursula von der Leyen, chiamato a dare una risposta urgente e immediata alle difficoltà delle case automobilistiche del Vecchio Continente. Il piano svelato oggi a Bruxelles prevede regole più flessibili per le multe alle aziende, anticipa la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 e promette più attenzione verso la concorrenza sleale che arriva dall’estero. Ma se si guarda alle risorse da destinare al settore, di novità ce ne sono ben poche.
Il piano c’è, i soldi no
Una delle caratteristiche che più balzano all’occhio del piano d’azione sull’automotive della Commissione europea è proprio la mancanza di nuovi fondi destinati a supportare la transizione del settore verso l’elettrico. L’unico nuovo stanziamento annunciato oggi riguarda un tesoretto di 1,8 miliardi di euro, ottenuto prelevando risorse dal Fondo europeo per l’innovazione, che servirà a sostenere la produzione di batterie sul suolo europeo nei prossimi due anni (2025-2027). A questo si aggiunge la promessa di ricavare un altro miliardo dal programma di ricerca Horizon Europe, così da destinarlo al settore automobilistico. Anche sommando queste due cifre, le risorse mobilitate da Bruxelles per far fronte alla crisi automobilistica si fermano sotto quota tre miliardi. Una cifra che impallidisce rispetto ai 100 miliardi di euro promessi con il Clean Industrial Deal e agli 800 miliardi per il piano ReArm Europe. Qualche soldo in più potrebbe arrivare nei prossimi anni attingendo al Fondo sociale per il clima, una cassaforte da 86,7 miliardi che tra il 2026 e il 2032 dovrebbe contribuire a sostenere il percorso verso la neutralità climatica avviato con il Green Deal.
Flessibilità sulle multe, più incentivi e concorrenza ad armi pari con la Cina
Passando al contenuto vero e proprio del piano europeo, una delle novità più rilevanti riguarda le multe per le case automobilistiche che non rispettano gli obiettivi europei di tagli alle emissioni di CO2. Bruxelles annuncia che proporrà di calcolare su tre anni, e non più uno, la conformità agli standard di emissione del 2025, così da dare più respiro alle aziende e scongiurare sanzioni miliardarie proprio nel momento di maggiore difficoltà per il settore. Nel 2026, inoltre, Bruxelles elaborerà una raccomandazione sugli incentivi fiscali e non fiscali attraverso cui i governi potranno incentivare l’acquisto di auto elettriche. Al vaglio anche la possibilità di introdurre «incentivi a livello europeo», su cui però al momento non ci sono ulteriori dettagli.
Entro l’anno Bruxelles promette di mettere a punto anche una proposta sull’elettrificazione delle flotte aziendali, che ad oggi rappresentano circa il 60% del parco auto circolante nei Paesi Ue. Infine, viene confermata la linea dura sulle auto elettriche importate dalla Cina. Lo scorso anno, la Commissione europea ha introdotto una serie di dazi compensativi sui veicoli a batteria che arrivano da Pechino e il piano annunciato oggi a Bruxelles prevede di tirare dritto con questo approccio. «La Commissione – si legge nel documento – garantirà condizioni di parità utilizzando strumenti di difesa commerciale, come misure anti-sovvenzioni, per proteggere le aziende europee dalla concorrenza sleale».
Il piano sulle batterie «Made in EU»
Per accelerare la transizione verso l’auto elettrica la Commissione europea punta anche ad aumentare la produzione di batterie in Europa, mettendo a disposizione 1,8 miliardi di euro per i prossimi due anni. Il piano presentato oggi a Bruxelles promette di esplorare anche strumenti di «sostegno diretto» alle aziende che producono batterie Made in Europe. Un contributo che potrebbe essere combinato anche agli aiuti di Stato dei singoli governi per il settore. Al momento, l’Europa importa la stragrande maggioranza delle batterie di cui necessita ed è costretta ad affidarsi alle importazioni dall’estero, in particolare dalla Cina. Per invertire questo trend, Bruxelles aveva scommesso sul successo di Northvolt, la startup svedese creata proprio con l’obiettivo di emancipare l’Europa dalle importazioni cinesi di batterie. A fine 2024, però, l’azienda ha dichiarato bancarotta, costringendo i vertici Ue a correre ai ripari e cercare nuove soluzioni.
Regole da ridiscutere, ma lo stop al 2035 resta
Il piano europeo sull’auto presentato oggi a Bruxelles accoglie la richiesta del governo italiano di anticipare dal 2026 al 2025 la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2, lo stesso che impone lo stop alla produzione di nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035. «Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo tener conto degli sviluppi tecnologici e dell’importanza di una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso una mobilità a emissioni zero», ha detto il commissario europeo ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas. In ogni caso, ha assicurato il commissario greco, lo stop ai motori endotermici del 2035 resterà, perché «crea prevedibilità» per le aziende. Ciò che Bruxelles dice di voler valutare, piuttosto, è l’inserimento di «nuove o altre tecnologie» da mantenere anche dopo il 2035. Il riferimento è soprattutto ai carburanti sintetici richiesti dalla Germania, che «avranno un ruolo da svolgere e saranno presi in considerazione», ma forse anche ai biocarburanti su cui spinge il governo Meloni.
Foto copertina: EPA/Olivier Matthys | La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen