Incontro tra governo e Anm, Meloni: «Nessun passo indietro, ma faccia a faccia proficuo»


«Un incontro lungo, ma che non ha portato a sostanziali modifiche». Così Cesare Parodi, neopresidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), ha commentato a caldo l’esito del confronto a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni e altri esponenti del governo. Al tavolo erano presenti i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il guardasigilli Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Per l’Anm, una delegazione di dieci magistrati, che è andata nel palazzo dell’Esecutivo per illustrare «le ragioni logiche e giuridiche per cui non condividiamo la riforma della Giustizia», avevano dichiarato prima dell’incontro, sfoggiando al petto la stessa coccarda tricolore indossata durante la manifestazione della scorsa settimana. Ma dal governo non è emersa alcuna intenzione di rivedere la propria posizione. L’esecutivo ha ribadito la volontà «di proseguire con determinazione e velocità nel percorso di attuazione della riforma costituzionale», auspicando «la sua approvazione in tempi rapidi». Nonostante ciò, la premier ha ringraziato l’Anm «per le osservazioni e gli spunti emersi nel dibattito» giudicando l’incontro come «proficuo».
«Non lo considero un fallimento»
«Io credo in ogni caso che non sia stato inutile – continua Parodi- perché abbiamo avuto modo di spiegare nel dettaglio le ragioni specifiche, tecnico giuridiche, che ci portano assolutamente a non condividere questa riforma. Lo abbiamo fatto. E abbiamo preso atto con molta chiarezza di una volontà del governo di andare avanti senza alcun tentennamento, e alcuna modifica sul punto». Non si «aspettava di più», avverte il neopresidente, e «non lo considero un fallimento», piuttosto «un momento di chiarezza per la prosecuzione della nostra attività, per le nostre volontà di arrivare alla gente, di farci capire».
Gli otto punti sul tavolo
Oggi, la delegazione dell’Anm ha portato a Palazzo Chigi una lista di otto punti da rivedere. In cima alla lista c’era ovviamente, la separazione delle carriere, il provvedimento che impedirebbe ai magistrati di cambiare funzione, passando dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero. Oltre a questo punto centrale, sono stati sollevati anche altri temi cruciali per l’intero sistema giudiziario, tra cui interventi da attuare sull’organico, l’introduzione del processo telematico e le difficili condizioni di sofferenza nelle carceri. Oltre alla questione della polizia giudiziaria.
La polizia giudiziaria
Dal faccia a faccia è arrivata la smentita da parte dell’Esecutivo sulla notizia diffusa in questi giorni dal Fatto Quotidiano secondo cui il governo starebbe progettando di togliere il controllo della polizia giudiziaria ai pubblici ministeri. «Hanno detto che non hanno nessuna intenzione di dare corso a questa illazione giornalistica che è stata pubblicata e che quindi in questo senso ci tranquillizza limitatamente a questo aspetto. Su tutti gli altri invece il quadro non è mutato», aggiunge Parodi.