Ucraina, dopo le armi gli Usa bloccano anche l’intelligence. Pressione massima su Zelensky: «Le rivuole? Accetti i negoziati»


Dopo aver fermato ogni spedizione di aiuti militari, gli Usa interrompono anche la condivisione di informazioni di intelligence con l’Ucraina. Lo ha annunciato il direttore della Cia John Ratcliffe, confermando le indiscrezioni del Financial Times. Una decisione che arriva quale ulteriore ripicca Usa dopo lo scontro di Zelensky con Trump alla Casa Bianca, e che potrebbe mettere in ulteriore, grave difficoltà l’esercito di Kiev, che da tre anni fanno affidamento sull’intelligence Usa per identificare e colpire efficacemente le forze russe. Alternando bastone e carota, Ratcliffe ha aggiunto tuttavia che «non vede l’ora che gli Usa rimuovano tale sospensione e lavorino con Kiev per la pace». La condizione evocata, in sostanza, è che Volodymyr Zelensky dia ora corpo con iniziative concrete alla nuova linea presa da ieri con la lettera aperta a Trump. Nella stessa direzione pare andare in effetti l’uscita pubblica di un altro pezzo grosso dell’Amministrazione Usa, Mike Waltz. Parlando a Fox News il consigliere per la sicurezza nazionale ha evocato la possibilità che Trump riveda la sua decisione di bloccare gli aiuti militari a Kiev. «Penso che se ci mettiamo di buzzo buono e procediamo con questi negoziati (quelli con la Russia, ndr) e mettiamo sul tavolo qualche misura di confidence-building, allora il presidente guarderà con attenzione alla possibilità di cancellare questo stop», ha detto Waltz.
Zelensky predica ottimismo, il Cremlino gongola
Zelensky, dal canto suo, continua a insistere ora sulla linea di “massima disponibilità” rispetto all’agenda di Donald Trump. «Vogliamo tutti un futuro sicuro per il nostro popolo. Non un cessate il fuoco temporaneo, ma la fine della guerra una volta per tutte. Con i nostri sforzi coordinati e la leadership degli Stati Uniti, questo è del tutto realizzabile», ha ribadito oggi su X riferendo della sua telefonata col Cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz. Già ieri Zelensky aveva detto di essere pronto a compiere tutti i passi necessari per arrivare a una pace duratura, oltre che a firmare l’accordo sullo sfruttamento delle risorse minerarie caro agli Usa. Apertura registrata con soddisfazione dallo stesso Trump nel suo discorso al Congresso della scorsa notte. Ma anche dalla Russia di Vladimir Putin, svelta ad «annusare il sangue» della preda. Sviluppo «positivo» la ritirata di Zelensky dalle posizioni più oltranziste, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ribadendo che Mosca è pronta a queste condizioni a sedersi il tavolo dei negoziati. Dove? Idealmente, per il Cremlino, a Minsk.