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«Zeffirelli da gay era contrario al matrimonio omosessuale e alle adozioni. E considerava il Gay Pride una carnevalata»

06 Marzo 2025 - 07:15 Alba Romano
Zeffirelli matrimonio gay adozione pride
Zeffirelli matrimonio gay adozione pride
Il regista raccontato dal figlio adottivo

Dal 1999 Giuseppe Pisciotto alias Pippo è, con Luciano, il figlio adottivo di Franco Zeffirelli. E il presidente della fondazione dedicata al regista. Oggi in un’intervista al Corriere della Sera racconta il padre. Che ha conosciuto a Roma a piazza di Spagna grazie a un amico: «Franco mi guardava, mi trovava interessante, voleva farmi delle foto. La settimana dopo venne a La Spezia per lavoro, così mi disse ma secondo me era una scusa per rivedermi. Io non sapevo chi fosse, pensavo a un fotografo che lavora nel cinema», dice Pippo a Valerio Cappelli.

L’incidente

Poi però «di lì a poco al tg vidi un servizio che raccontava del suo grave incidente d’auto con Gina Lollobrigida. Avevo appena seguito in tv il suo Romeo e Giulietta, ma da ragazzi non si faceva caso al nome del regista. Mi chiese: ti va di trasferirti a Roma? Così mi aiutò. Poi nacque l’amicizia. Per tanto tempo gli diedi del lei». Lui era l’assistente: «Da Fratello sole, sorella luna in poi. Ero ignaro di tutto, il cinema l’avevo scoperto vedendo in tv da ragazzo il film che una volta alla settimana davano in tv. Non sapevo nulla, sul set gli reggevo il copione. Nel tempo fu un rapporto difficile e complicato». Ma qui sono cominciati i problemi: «Voleva essere libero e io ero geloso. Litigammo. Dopo tre anni senza sentirci (li passai a New York lavorando per Coppola e Ivory), tornai a Roma, dove nel 1981 ci raggiunse Luciano. Adottò anche lui, ma il mio rapporto con Franco era diverso, lo seguivo in ogni vicenda artistica. Si creò un rapporto di grande amicizia e affetto».

L’adozione

Poi ci fu l’adozione: «All’inizio rifiutai. Tutto avvenne parecchio dopo la scomparsa di mio padre. Franco (aveva due sorellastre che suo padre aveva avuto dalla moglie e da una seconda relazione extraconiugale) sentiva il bisogno di avere qualcuno che gli appartenesse come figlio. Voleva crearsi la famiglia che non aveva avuto. Mia madre e quella di Luciano diedero il consenso». Zeffirelli, ricorda, «era soprattutto generoso. Ospitò a lungo in casa lo scenografo del Met, l’opera di New York, Herb Cahagan, un pittore alla Lila de’ Nobili, quando fu in difficoltà». Mentre sul lavoro «abbiamo litigato spesso ma non essendo un aiuto regista come gli altri non poteva cacciarmi. Le sue sfuriate abituali erano contro la Juve, per lui rubava e perse una causa contro Trapattoni. Poi se la prendeva sempre col Palio di Siena. Franco era animalista. Una volta fu accusato di aver girato una pubblicità per una nota pellicceria».

Il cattolicesimo

Il regista era un fervente cattolico. «Pregava ogni sera, mandava un bacio a sua madre che aveva perso da piccolo. Gli ultimi anni della malattia? Era forte e positivo. Cadde in depressione solo quando stava lasciando questo mondo. Temeva la morte, ne rifiutava l’idea, amava la vita». E non aveva rimpianti: «No, nemmeno quando rifiutò 007 – Una cascata di diamanti . Non era nelle sue corde, o quando gli offrirono Il padrino: fu Franco tra l’altro a suggerire Al Pacino al produttore. Franco l’aveva provinato per Fratello sole sorella luna , ma non lo vedeva come San Francesco. Gli scattò delle foto che conservo».

L’omosessualità

Della sua omosessualità non parlava mai: «Era un tema suo personale. Ne parlava solo con pochi amici intimi, Mauro Bolognini, Piero Tosi, Umberto Tirelli. Avevano vissuto insieme da bohémien . Franco era contrario al matrimonio omosessuale, all’adozione di due persone dello stesso sesso, ai Gay Pride che trovava una carnevalata orrenda».

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