Marzo, mese dei digiuni: dal Ramadan alla Quaresima, quali sono i rischi per la salute


Dalla religione islamica a quella cristiana, il mese di marzo si apre sotto il segno del digiuno e della rinuncia. Sono giorni in cui anche la rinuncia alimentare acquista un valore spirituale ma la sospensione di alcune tipologie di cibo fino alla pratica del digiuno totale assume, anche per il corpo, un valore non indifferente. Il cambiamento così drastico delle proprie abitudini, anche per un tempo limitato, lascia inevitabilmente traccia nell’organismo, a volte con effetti e rischi importanti. È per questo che prima di aderire alla pratica spirituale, soprattutto per alcuni casi, diventerà essenziale non sottovalutare il proprio quadro clinico e decidere, aiutati da un consulto medico, quanto e come aderire alle regole di Ramadan e Quaresima.
Digiuno, cambi di orario e astinenza da carne: come cambiano i regimi alimentari
La regola alimentare che guida il periodo di Ramadan, cominciato per il 2025 il 1° marzo e che terminerà alla fine del mese, è quello di non consumare nessun tipo di cibo e di bevanda nel periodo della giornata che va dall’alba fino al tramonto. Il totale digiuno sarà interrotto soltanto prima dell’alba, nel pasto chiamato “suhoor”, e in quello dopo il tramonto detto “iftar”. Un cambiamento non indifferente dunque non solo di alimentazione ma anche di orari in cui assumere cibi e bevande, acqua compresa. Il digiuno quaresimale previsto dalla religione cristiana invece prevede due strade differenti di privazione alimentare. La prima è l’astinenza da ogni tipo di carne, che parte dal mercoledì delle Ceneri e va avanti per tutti i venerdì dei 40 giorni che precedono la Pasqua. Differente invece è il digiuno, pratica che non riguarda le tipologie di cibo assunto ma la quantità di alimenti ingeriti. La forma più rigida è quella che prevede per tutta la giornata e per tutto il periodo quaresimale un piano alimentare fatto di solo pane e acqua. La scelta meno rigida è quella che invece permette un unico pasto completo durante l’intera la giornata, assumendo quindi poche quantità di cibo alla mattina e alla sera, e optando solo per scelte vegeteriane.
I benefici del digiuno
Sono molteplici gli studi scientifici che attestano i benefici della pratica temporanea e controllata del digiuno sull’organismo. Nel caso specifico del Ramadan, si attua in buona sostanza una forma vera e propria di digiuno intermittente che, prima di tutto, è in grado di migliorare la gestione di zuccheri nel sangue. Il miglioramento della sensibilità insulinica si associa poi a una possibile riduzione delle infiammazioni presenti nell’organismo: procedere con pause alimentari prolungate può abbassare alcuni marcatori infiammatori. Altra attività fondamentale che abbraccia anche la pratica del digiuno quaresimale cristiano è quella dell’autofagìa: i momenti di scarsa o nulla assunzione di cibo favoriscono il processo cellulare che aiuta a purificare l’organismo da componenti cellulari danneggiati. Il corpo si ripulirà quindi di tossine e cellule tossiche.
Da non trascurare anche le possibili conseguenze sul peso. Il digiuno e l’astinenza da alcuni cibi portano spesso a una restrizione calorica, capace di favorire da un lato la perdita di chili e dall’altro un miglioramento del metabolismo. Condizioni raggiungibili ovviamente in caso di digiuni alternati con pasti altrettanto favorevoli alla riduzione dell’apporto calorico: nel caso del Ramadan sarà importante quindi non scegliere cibi ipercalorici per rompere il digiuno giornaliero; stessa cosa per la sostituzione della carne nel caso del periodo quaresimale.
Non ultime per importanza, gli effetti legati proprio alla restrizione sul consumo di carne, legato dagli scienziati a un miglioramento dello stato di salute in generale e nello specifico a una diminuzione del rischio di alcune malattie, dalla colesterolemia al funzionamento intestinale.
I rischi del digiuno
Esiste un rischio di potenziali complicazioni dovute al digiuno che i musulmani riconoscono anche nelle comunità più strettamente religiose: risultano esenti dal Ramadan per esempio le donne incinte e i gravemente malati. Lo stesso vale per le persone in condizioni di salute riconosciute fragili, esenti dai sacrifici richiesti dalla Chiesa cristiana nel periodo quaresimale. Al di là dei casi più evidenti però ci sono condizioni cliniche da non sottovalutare e che possono mettere a rischio la salute dei soggetti. A fare maggiore attenzione devono essere per esempio i diabetici. L’impatto del digiuno sui livelli di zucchero nel sangue è rilevante: il rischio più alto è quello di uno scompenso glicemico capace di portare l’organismo a una pericolosa condizione di ipoglicemia, soprattutto durante il giorno, e a un altrettanto preoccupante stato di iperglicemia serale, quando dopo ore di astinenza dal cibo si tornano a ingerire di colpo, e spesso con fame, diversi tipi di alimenti. Un altro dei rischi riconosciuti è quello di conseguenze dirette sulle funzioni intestinali: il cambio di abitudini alimentari e soprattutto la mancanza di liquidi durante il giorno, soprattutto nel caso del Ramadan, può causare forti stati di stitichezza. Centrale dunque sarà la scelta sul tipo di cibi da assumere negli intervalli dove è possibile mangiare: priorità riconosciuta a verdura, fagioli, lenticchie, cereali e tutto ciò che contiene fibre. Oltre a molta acqua. Nel gruppo di persone non riconosciute fragili e quindi non esenti c’è anche chi assume giornalmente per svariati motivi farmaci da inferire per via orale con prescrizione “prima o dopo i pasti”. In questo caso sarà fondamentale consultare un medico per eventuali modifiche al piano terapeutico e non procedere in autonomia seguendo il cambio di orario dettato dalle “regole spirituali”. Sui rischi di salute considerati minori ma comunque impattanti anche una possibile disidratazione per la mancanza di acqua e un abbassamento delle capacità di concentrazione. Altrettanto per chi è abituato a bere spesso bevande contenenti caffeina.
Chi deve fare attenzione
Alla luce dei principali rischi individuati, qui di seguito l’elenco di alcuni profili clinici da attenzionare:
- Persone con diabete (soprattutto insulino-dipendenti).
- Pazienti con insufficienza renale o calcoli
- Anziani e bambini piccoli
- Donne in gravidanza o allattamento.
- Soggetti con disturbi del comportamento alimentare, per i quali la restrizione può scatenare ricadute.
- Chi assume farmaci a orari regolari, che potrebbero essere incompatibili con il digiuno