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Scuola, il far west dei registri elettronici: pubblicità e videogiochi. L’ira dei presidi: «Dirigenti spesso non consapevoli di ciò che acquistano»

06 Marzo 2025 - 16:52 Ygnazia Cigna
scuola registro elettronico
scuola registro elettronico
Sono circa 100mila gli studenti e 200mila i genitori attualmente raggiunti da questi contenuti pubblicitari. Ma potrebbero aumentare nel silenzio della questione

Genitori e studenti di tutta Italia utilizzano il registro elettronico per consultare voti, assenze, ritardi e compiti assegnati a scuola. Una novità, però, sta sollevando polemiche: all’interno dell’app ClasseViva, una delle più diffuse nel Paese, sono spuntati una serie di contenuti commerciali che promuovono servizi di vario genere, dal supporto psicologico alle attività sportive, fino a prestiti studenteschi, corsi di lingue e persino videogame. L’integrazione di questi contenuti all’interno di uno strumento ufficiale della scuola ha sollevato tra i genitori diversi interrogativi su quanto sia corretto veicolare offerte commerciali attraverso un canale destinato alla gestione della didattica della scuola pubblica. A decidere se accettare o meno la convezione sono i presidi delle scuole. Molto scettico DirigentiScuola, il sindacato dei presidi. «Non va fatta pubblicità sui registri della scuola», afferma senza giri di parole il presidente Attilio Fratta a Open.

OPEN / Foto delle pubblicità all’interno dei registri elettronici scolastici

«I dirigenti forse non sono consapevoli di cosa hanno accettato»

Da ormai quasi 10 anni, le scuole utilizzano software privati per i registri elettronici. Il problema, però, è che nei pacchetti offerti dalle aziende fornitrici non si trovano più solo strumenti didattici, ma anche inserzioni pubblicitarie. Fratta sottolinea l’assurdità della situazione: «Nessuno si sognerebbe mai di inserire pubblicità in un registro cartaceo. Lo stesso principio dovrebbe valere per quello elettronico». Il presidente riferisce di aver contattato il ministero dell’Istruzione e del Merito. «Ho avuto conferma che la gestione di questi servizi dipende esclusivamente dall’autonomia scolastica. Sono le scuole a scegliere e acquistare i pacchetti. Il Mim non c’entra niente», spiega. Di fronte allo scandalo, il presidente di DirigentiScuola suppone che «in realtà molti colleghi potrebbero non essere stati pienamente consapevoli dell’inclusione della pubblicità nel servizio». E chiarisce: «I presidi sono tutti ex docenti. Se ti arriva uno che ti dice: “Compra il registro elettronico da me, ti faccio risparmiare il 20%”, tu lo scegli. Ma il problema è quando c’è una comunicazione ambigua».

Il nodo del consenso delle famiglie

Dal Gruppo Spaggiari, che gestisce ClasseViva, hanno fatto sapere che sono circa 100mila gli studenti e 200mila i genitori attualmente raggiunti da questi contenuti pubblicitari. Ma potrebbero aumentare nel silenzio della questione. Il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli ha chiarito a La Stampa che «se la singola famiglia non vuole può scegliere di non dare il consenso». Ma Fratta è scettico e contesta la reale possibilità di scelta da parte delle famiglie: «La questione dipende dal via libera della scuola. Come fanno a c’entrare i genitori?», incalza a Open. E sono propri alcuni degli stessi genitori a riferire che la sezione pubblicitaria sia comparsa senza alcun consenso esplicito alla sezione. «Non c’era un avviso chiaro sulla presenza di pubblicità e giochi nel registro di mio figlio», racconta un genitore. Fratta aggiunge poi un ulteriore elemento alla polemica: «Mi sorprende che le altre aziende che forniscono registri elettronici non abbiano protestato. Questa è concorrenza sleale». E conclude con una posizione netta: «Il registro elettronico degli studenti non può diventare un mercato. La pubblicità nel registro non va fatta, non può diventare un mercato».

Riceviamo e pubblichiamo

Caro direttore,
scrivo in merito a quanto pubblicato oggi a firma Ygnazia Cigna in merito al registro elettronico e mi trovo nell’obbligo di dare ai vostri lettori alcune delucidazioni rispetto a Spaggiari, affinché possano avere una corretta versione dei fatti rispetto a quanto affermato da alcuni intervistati.

Tutto quanto Spaggiari propone al sistema scolastico passa attraverso un attento e approfondito processo autorizzativo soprattutto in termini di privacy e di accettazione dei termini di utilizzo.
Una volta che la scuola ha accettato la collaborazione con Spaggiari, l’azienda si fa carico di chiedere l’autorizzazione a tutte le famiglie degli studenti in merito alla comunicazione delle partnership.
Non tutte le famiglie accettano, tanto che la percentuale degli assensi è alta, ma non certo la totalità.
Dispiace leggere che Spaggiari agirebbe “in barba” ai Presidi o ai genitori.
Per quanto riguarda le partnership, che fanno parte di Mytools e che sono del tutto estranee al registro di classe, qualsiasi studente e qualsiasi genitore in ogni momento le può eliminare e nessuno è obbligato a seguire mytools. Il Registro di Classe è indipendente da tutto questo e nessun dato relativo al registro stesso viene utilizzato in alcun modo.

Image Building per Spaggiari

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