La petizione di Ben Shapiro (appoggiata da Musk) per chiedere a Trump di perdonare l’assassino di George Floyd


«PardonDerek.com». Si chiama così la petizione lanciata dal conduttore statunitense ultraconservatore Ben Shapiro per chiedere al presidente americano Donald Trump di perdonare Derek Chauvin, l’agente della polizia di Minneapolis che il 25 febbraio 2020 ha ucciso George Floyd, soffocato dal ginocchio del poliziotto premuto sul collo. Shapiro, figura di riferimento nella sfera Maga, ha annunciato la petizione dal suo seguitissimo podcast The Ben Shapiro Show. Nel suo intervento, il conduttore – un tempo opposto a Trump e oggi tra i suoi più fervidi sostenitori – sostiene falsamente che Chauvin non abbia ucciso Floyd, che sarebbe quindi morto per altre cause.
Le condanne a Derek Chauvin
In realtà, l’agente è stato condannato per omicidio colposo, omicidio di secondo grado preterintenzionale e omicidio di terzo grado il 20 aprile 2021 dal tribunale di Minneapolis. Chauvin è stato condannato anche dal tribunale federale a 20 anni e 5 mesi per il caso Floyd e un caso precedente di police brutality nei confronti di un 14enne contro cui il poliziotto ha ammesso di aver utilizzato nel 2017 la forza in maniera «irragionevole».
March 4, 2025
Elon Musk rilancia la petizione per perdonare l’assassino di Floyd
Nella petizione rilanciata anche da Elon Musk su X – «qualcosa su cui riflettere», ha scritto l’imprenditore – Shapiro scrive che «George Floyd era sotto l’effetto del fentanyl. Aveva una grave patologia cardiaca preesistente. Diceva di non riuscire a respirare prima ancora di uscire dall’auto. Derek Chauvin, per ampi segmenti del video dell’incontro, aveva il ginocchio sulla spalla o sulla schiena di George Floyd, non sul collo; ciò è stato confermato dall’autopsia, che non ha mostrato danni alla trachea di George Floyd. Non c’è stata alcuna accusa al processo secondo cui Derek Chauvin avrebbe preso di mira George Floyd per la sua razza». Secondo il conduttore, la giuria sarebbe stata forzata a condannare il poliziotto dalle proteste esplose in seguito all’omicidio.
L’omicidio di George Floyd
Gli elementi citati da Shapiro sono selezionati appositamente per sostenere la sua tesi. Ciò che Shapiro non menziona è che Chauvin si è inginocchiato sul collo e sulla schiena di Floyd per più di nove minuti il 25 maggio 2020. Gli agenti erano intervenuti in seguito a segnalazioni secondo cui Floyd avrebbe utilizzato una banconota da 20 dollari contraffatta in un negozio. Floyd, 46 anni, era stato ammanettato e steso a faccia in giù sull’asfalto strada mentre supplicava «non riesco a respirare» prima di rimanere in silenzio per diversi minuti. Le analisi del medico legale hanno stabilito che la morte di Floyd è un omicidio. L’esatta causa è stata individuata in un «arresto cardiopolmonare» avvenuto durante la «sottomissione, contenimento e compressione del collo da parte delle forze dell’ordine». Le malattie cardiache e l’uso di fentanyl sono stati fattori contribuenti ma non la causa diretta, ha testimoniato il medico legale.
E se Trump perdonasse Chauvin?
Ciononostante, Shapiro sostiene che perdonare Chauvin sia «assolutamente necessario». Se Trump dovesse concedere la grazia, potrebbe comunque farlo solo per la condanna federale, mentre rimarrebbe valida quella a 22,5 anni emessa dallo Stato del Minnesota. Le due condanne vengono scontate nello stesso momento. Nel processo federale, Chauvin si era dichiarato colpevole venendo condannato a 4 anni e 9 mesi in prigione.