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Il no di Elly Schlein al piano di riarmo Ue: «Sì agli investimenti comuni»

07 Marzo 2025 - 06:33 Alba Romano
elly schlein albania piano riarmo ue
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La segretaria Dem: il piano europeo «finanzia progetti comuni europei. Però sono prestiti, non investimenti diretti»

La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein è contraria a ReArm Europe. Perché «quello che serve oggi è un salto in avanti verso difesa comune europea. Se non si sta facendo, ahimè, è perché evidentemente non c’è ancora la volontà politica da parte degli Stati. Ai socialisti europei ho anche detto che la difesa europea è una cosa diversa rispetto all’agevolazione al riarmo dei 27 Stati membri, come fa il piano von der Leyen. Per questo va nella direzione sbagliata». In un’intervista al Corriere della Sera la leader Dem dice che durante il Covid è arrivato «un grande piano di investimento, il Next generation Eu. Oggi siamo davanti a una sfida di analoga portata e non vediamo quel coraggio».

Le priorità

Schlein chiede «un piano di investimenti comuni da 800 miliardi all’anno che tenga dentro tutte le priorità: quella industriale, la energetica, la sociale, l’ambientale, la digitale e la difesa comune. Anche la difesa comune infatti va sostenuta con investimenti comuni fatti con debito europeo, ma entro un piano complessivo che abbia pure altre priorità». Il piano europeo «finanzia progetti comuni europei. Però sono prestiti, non investimenti diretti. E per di più è uno strumento che non passa dal Parlamento e che quindi sarà difficile migliorare. Tutti gli altri strumenti, penso alla flessibilità sul patto di Stabilità o alla richiesta di finanziamenti della Banca europea, vanno condizionati ai progetti comuni presentati da più Paesi, perché altrimenti è il riarmo dei 27 e, come ho detto ai leader socialisti europei, non è più efficiente, non fa economia di scala, non aumenta la interoperabilità e, quindi, non aumenta la deterrenza».

I fondi di coesione

La segretaria del Pd è anche contraria al dirottamento dei fondi di coesione sulla spesa militare: «Su questo punto abbiamo avuto riscontri molto positivi e questo si rifletterà anche nella posizione dei socialdemocratici al Parlamento europeo». E ancora: «Insisto: per fare la difesa comune servono investimenti comuni. Se siamo d’accordo sul fatto che siamo di fronte a una sfida di portata analoga a quella della pandemia, non si capisce perché gli Stati si devono richiudere e fare un piano basato solo sul debito nazionale. Sembra di rivedere il film che abbiamo visto con le deroghe alla disciplina degli aiuti di Stato durante il Covid. Si ricorda come è andata? Che quelle deroghe le hanno utilizzate solo i Paesi che avevano più margine fiscale. Quindi si rischia di acuire le distanze anziché porre le basi di un esercito europeo, che sarebbe più efficace anche in termini di deterrenza rispetto a 27 diversi eserciti».

L’Ucraina

Nel colloquio con Maria Teresa Meli l’ultima domanda è sul sostegno all’Ucraina: «Nel gruppo a Bruxelles ovviamente abbiamo parlato anche della situazione internazionale. Trump ha deciso di prendere le parti di Putin, ricattando e umiliando l’Ucraina. I due hanno un interesse comune: dividere e indebolire l’Europa. E vogliono sostituire il diritto internazionale con la legge del più forte e del più ricco. Non lo possiamo accettare. Come non possiamo accettare che gli Usa vogliano escludere l’Ucraina e la Ue dai negoziati con la Russia. Per questo, l’ho detto a Bruxelles, gli Stati membri dovrebbero dare un mandato chiaro e forte a una delle istituzioni europee perché possa sedersi a quel tavolo per difendere gli interessi di sicurezza ucraini ed europei, Trump di certo non lo farà. Quindi dobbiamo continuare a supportare un popolo invaso, ma al contempo sviluppare una proposta di pace europea. In questo senso è stato positivo sentirne parlare Starmer e Macron a Londra».

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