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La storia di Denis e della madre: «Nessuno mi affitta casa perché mio figlio è disabile. Ogni giorno lo porto in braccio sulle scale»

07 Marzo 2025 - 09:28 Ugo Milano
bambino disabile carrozzina sedia rotelle
bambino disabile carrozzina sedia rotelle
Secondo i proprietari, Francesca non avrebbe abbastanza denaro per pagare l'affitto. Così, ogni giorno è costretta a portare su figlio in braccio per tre rampe si scale

Denis ha nove anni. È il più piccolo di quattro fratelli ed è affetto da tetraparesi spastica. Una condizione che lo costringe a spostarsi in sedia a rotelle dove non trova barriere architettoniche. Ma il primo ostacolo da superare si trova appena oltre la soglia della casa dove vive con la madre, Francesca Carulli di 39 anni, ad Albino, in provincia di Bergamo. Prima del portoncino esterno ci sono alcuni gradini, e poi tre rampe di scale per raggiungere il piano dell’appartamento. Rampe di scale che Carulli ogni giorno o quasi è costretta a percorrere con suo figlio in braccio. Suo marito non può aiutarla sempre perché la coppia è separata. A causa dei disagi, la donna sta cercando un nuovo alloggio per sé, Denis e i fratelli di 18, 17 e 12 anni. Ma, denuncia, sono molti i proprietari che non vogliono un disabile in casa.

«Mi considerano poco affidabile»

«Ho una carrozzina che tengo sempre a casa e una che tengo sempre in auto. Non sento più le braccia, ho dolori continui alla schiena», dichiara Carulli al Giorno, spiegando di non aver avuto fortuna nella sua ricerca che si concentra nella Val Seriana. «Non mi ci fanno neanche avvicinare agli appartamenti – fa sapere –, non riesco a visitarli di persona perché la questione si interrompe prima. In questi due anni ho dovuto mandare giù una quarantina di no». Carulli afferma di essere considerata poco affidabile. «La sensazione peggiore è sentirsi etichettati: se sei la mamma di un bimbo con disabilità, sei inaffidabile, sei una persona che prima o poi non potrà più pagare l’affitto».

Un problema diffuso

La madre del bambino ha aperto una pagina Facebook per promuovere la sua associazione Tutti per Denis. Così, ha scoperto che ci sono altre famiglie che si trovano o sono state nella sua stessa situazione. «Per avere la casa in affitto ho dovuto nascondere la disabilità di mio figlio». Una scelta fatta «a fin di bene» ma della quale «mi vergogno», le ha confessato in un commento Giovanna S.Una soluzione potrebbe essere rivolgersi all’edilizia pubblica. Se anche le case popolari non fossero piene di ostacoli. Né quelle del Comune, né quelle dell’Aler. A Milano, ad esempio, appena il 2,5% degli alloggi pubblici è libero da barriere.

La scuola

Ma quello della casa è solo uno dei problemi. Denis e la madre avrebbero bisogno anche di assistenza scolastica e socio-sanitaria. Dovendo accudire il figlio, la donna non può lavorare. La sua vita è «dettata da orari incompatibili con il lavoro». Inoltre, ad Albino non arriva lo scuolabus, quindi è quasi sempre Carulli a dover accompagnare il figlio. Ancora più difficile quando il bambino rimane a scuola per l’assistenza pomeridiana, dato che la madre lo deve andare a prendere, portarlo a pranzo e poi riportarlo a scuola. Se l’assistenza aggiuntiva fosse prevista per più di 10 ore, Denis potrebbe rimanere a scuola quando mangia. Sfide che sarebbero più facili da affrontare con un alloggio vicino e accessibile. E Carulli è disposta a pagarlo fino a 700 euro al mese. Cifra che rientra nelle sue disponibilità economiche. L’importante, chiede Denis, è che ci sia una doccia per i disabili.

Foto di copertina: ID 43588680 © Jarenwicklund | Dreamstime.com

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