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Papa Francesco, lo pneumologo Pistolesi: «Ha la voce di un paziente gravissimo. Condizioni stabili? Non sono una buona notizia» – L’intervista

07 Marzo 2025 - 11:30 Gemma Argento
papa francesco
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«Il Santo Padre non riesce a terminare parole o frasi poco più lunghe, la situazione stazionaria non credo possa durare così a lungo», spiega a Open il professore Massimo Pistolesi del Careggi di Firenze

Dopo più di 20 giorni di ricovero, per la prima volta Papa Francesco parla al mondo: la voce nell’audio diffuso ringrazia i fedeli per la vicinanza dimostrata dando un segnale chiaro di presenza, ma la fatica del Santo Padre nel pronunciare ogni singola parola è evidente. Le condizioni di salute descritte dagli ultimi bollettini del Gemelli di Roma parlano di situazione stazionaria: il Pontefice non sta peggiorando ma nemmeno migliorando. Nonostante l’assenza negli ultimi giorni di nuove crisi respiratorie la prognosi rimane ancora riservata e l’ossigenoterapia ad alti flussi continua a sostenere i suoi polmoni affaticati.

Alla luce di aggiornamenti sempre meno frequenti e specifici da parte dell’equipe medica dell’ospedale romano alla voce del Pontefice ascoltata per la prima volta dopo settimane, Open ha chiesto al professore Massimo Pistolesi, pneumologo e già Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio e Direttore dell’Area Dipartimentale Toracica presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze, quale potrebbe essere a questo punto il reale quadro clinico del Santo Padre e quali le effettive prospettive di ripresa.

Professore, partiamo dall’audio diffuso poche ore fa: cosa ci dice in termini clinici la voce del Santo Padre?

«È la voce tipica di una persona con un fortissimo affanno. Si capisce bene come il Pontefice non riesca a terminare le frasi o le parole più lunghe senza dover riprendere fiato. E questa è una modalità propria delle persone con forte carenza di ossigeno. Questa voce dal punto di vista medico mi ha impressionato molto: se in una situazione di stabilità il Santo Padre presenta una difficoltà di questo tipo, si può solo immaginare la gravità dei momenti acutizzazione e di crisi».

A proposito di crisi respiratorie, i medici non segnalano nuovi episodi nelle ultime ore. È effettivamente un segnale positivo?

«È un segnale di una situazione che rimane stabile, ma io direi stabilmente molto grave. Tra l’altro il mio dubbio è sulla possibilità che quest’uomo di 88 anni abbia anche dei problemi di deglutizione e di inalazione polmonare, causa delle crisi e dei broncospasmi che si sono verificati. L’informazione data dai medici giorni fa è stata quella di un paziente che era tornato a una nutrizione con cibo solido. Il fatto che lo abbiano specificato fa supporre che il Pontefice a volte vada incontro a un’aspirazione di cibo, il che significa che la sua deglutizione non è normale e che il suo riflesso anche della tosse, che è un meccanismo di difesa per evitare che entri qualcosa all’interno dei polmoni, stia venendo meno. Questo rende più facile per il paziente l’inalazione di cibo, che di certo non è sterile e che può quindi esporlo al rischio di ulteriori infezioni».

L’ossigenoterapia ad alti flussi continua. Questo quanto può incidere sul tentativo di ripresa di una vita regolare, anche in termini di impegni, nella struttura ospedaliera?

«Si sta parlando di una terapia semi-intensiva abbastanza avanzata, non è certamente un paziente da ricovero in corsia. Il profilo è quello di un malato molto molto grave. Con l’ossigenoterapia ad alti flussi il Santo Padre potrebbe riuscire forse a pensare e a scrivere qualcosa. Nel caso di ventilazione con maschera è sicuramente più complicato occuparsi di qualunque altra cosa. In genere viene fatta però nelle ore notturne. Ma la vita regolare era giù evidentemente compromessa ben prima del ricovero, quando si era potuto notare un forte cambiamento del volto di Papa Francesco, arrivato a una fase cosiddetta “lunare”: la faccia era diventata più magra ma allo stesso tempo gonfia con un doppio mento molto sviluppato: segno di una terapia cortisonica in corso.

Il cortisone dà sicuramente un beneficio immediato al paziente ma a lungo andare è deleterio: la forza muscolare viene compromessa, la respirazione autonoma messa a rischio. Il fatto che i medici abbiano usato queste notevoli dosi di cortisone fa pensare già a condizioni complesse, io generalmente evito il più possibile di somministrarlo ai pazienti se non in casi molto gravi».

Cosa aspettarsi da questa condizione di stabilità ribadita dai medici?

«Questa stabilità non potrà durare a lungo. Il supporto medico di cui il Pontefice sta beneficiando è massimo e questo potrebbe permettere all’organismo di sopravvivere per un certo periodo di tempo ma le condizioni che vedo sono destinate ad esaurirsi».

Nessuna inversione di tendenza possibile? Una settimana fa si era parlato di ossigenoterapia a flussi moderati.

«Sì ma le nuove crisi e poi la stabilità successiva, di cui tuttora parlano i medici, dà l’idea di un esaurimento progressivo delle capacità di ripresa. Cosa molto normale anche per l’età del Pontefice. Mi attendo quindi uno stato di sopravvivenza, non so quanto lungo. E il fatto che i medici siano in difficoltà a darci aggiornamenti e nuovi bollettini fa capire quanto al momento ci sia purtroppo poco altro da fare o da dire».

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