Val di Susa, ritrovati nel bosco i resti di Mara Favro: «Aveva le ossa fratturate». La pista dell’omicidio e i sospetti sui colleghi della pizzeria


A un anno esatto dalla scomparsa di Mara Favro, le analisi confermano che sono sue le ossa recuperate dai carabinieri e dai vigili del fuoco nei giorni scorsi a Gravere, in Val di Susa. Il risultato dei test del Dna è stato condiviso con i due indagati per la morte della donna sui cui resti verrà effettuata un’autopsia. L’ex collega e il titolare della pizzeria Don Ciccio di Chiomonte dove la donna 51enne lavorava come cameriera hanno sempre negato ogni coinvolgimento nella sparizione avvenuta l’8 marzo 2024. Le ossa sono state trovate a pochi chilometri dal locale, in una zona boschiva piuttosto impervia non lontano da dove il telefono della donna si era sganciato dalla linea per l’ultima volta.
Gli esami e i sospetti sui colleghi
Già prima degli esami approfonditi, sono evidenti i segni di frattura sulle ossa. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, le rotture sarebbero avvenute dopo la morte. Ciò rafforza l’ipotesi che Favro possa essere stata uccisa e poi gettata nel dirupo. Vincenzo Milione, noto in zona come Luca, 45 anni, gestore della pizzeria e Cosimo Esposito, 37 anni, pizzaiolo dello stesso ristorante sono indagati per la scomparsa della donna. In aggiunta, Milione è indagato anche per presunti abusi che avrebbe commesso nei confronti della cameriera che aveva assunto per sostituire la vittima. L’uomo ha anche scontato dieci anni di carcere per aver partecipato «in un’organizzazione finalizzata a commettere delitti di riduzione in schiavitù e in materia di prostituzione». In particolare, il titolare della pizzeria avrebbe scelto personalmente le ragazze da far prostituire nei suoi viaggi in Romania.