Perché non è possibile che Liliana Resinovich si sia suicidata, i dettagli dall’autopsia sulle ferite in 4 punti


È impossibile che Liliana Resinovich sia morta per cause accidentali. Sul suo corpo i sono lesioni che secondo il medico legale sono incompatibili con un errore. Il volto della donna è «attinto da lesioni non solo anteriormente, ma anche alla superficie laterale destra e sinistra», oltre che «alla mano destra». Quattro «poli d’urto diversi», si legge nella relazione di 240 pagine che smentisce l’ipotesi di suicidio che aveva portato la procura di Trieste a chiedere l’archiviazione del caso un anno e mezzo fa. La donna è stata quindi colpita in quattro punti, in posizioni del corpo che secondo i periti non possono considerarsi accidentali, magari frutto di una banale caduta.
Le ferite sul volto
Resinovich era scomparsa il 14 dicembre 2021 a Trieste. Il 5 gennaio seguente è stata trovata in un bosco non lontano dalla sua abitazione. Secondo la superesperta Cristina Cattaneo, «Lilly» è stata probabilmente soffocata a forza. Altrimenti, evidenzia sttolinea il Corriere della Sera citando il documento, sarebbe difficile spiegare quei colpi al volto e alla mano. Anche se fosse stata lei a infilarsi nei sacchi neri, adagiarsi nel bosco e infilare la testa nei sacchetti che l’hanno soffocata, «sarebbe necessario che la caduta fosse avvenuta in maniera rocambolesca, con un rotolamento o un movimento tale da fare urtare il volto più volte contro una superficie piana od ottusa» per procurarle quei colpi.
La colluttazione
Più logico, secondo i periti, ipotizzare una «colluttazione e soffocazione contestuali con mano od oggetto morbido o sacchetto sul volto… o l’aggressore l’ha afferrata da tergo con l’avambraccio». Oppure si ipotizza una «colluttazione rapidamente seguita dall’asfissia… In entrambi i casi c’è stata la perdita di coscienza della donna con successiva morte dovuta ai sacchetti chiusi sul suo capo da parte di terzi in un secondo ravvicinato momento».