I 15 capelli, l’aggressione fisica, la mossa Chokehold: «Così Liliana Resinovich è stata uccisa»


Quindici capelli da analizzare per trovare l’assassino di Liliana Resinovich. Più precisamente si tratta di formazioni pilifere anche di altra natura. Sette di questi sono stati raccolti dagli indumenti della donna. Quattro provenivano dai sacchetti di plastica che le chiudevano il capo, altri quattro dalle parti intime. La relazione medico-legale della superesperta Cristina Cattaneo e dei tre specialisti che con lei hanno sottoscritto il documento di 240 pagine dice che «Lilly» è stata uccisa il 14 dicembre 2021, quando è uscita dalla sua casa a Trieste. E che il suo corpo è rimasto nel boschetto in cui è stato ritrovato fino al 5 gennaio. Mentre i protagonisti del giallo si accusano a vicenda.
240 pagine
La relazione è lunga 240 pagine. E smentisce l’ipotesi del suicidio che ha portato la procura di Trieste a chiedere l’archiviazione un anno e mezzo fa. Secondo i pm della prima indagine Resinovich è andata nel bosco, ha infilato la testa in due buste tipo frutta e verdura, si è coperta con un paio di sacconi neri adagiandosi a terra come se fosse a letto e ha tirato leggermente il cordino delle buste lasciandosi morire. Ma i parenti di Lilly non ci credono. E accusano Sebastiano Visintin, il marito della donna. Che avrebbe ucciso la moglie dopo aver saputo della relazione con Claudio Sterpin e dell’intenzione della donna di lasciarlo. Lo avrebbe fatto per interesse: la coppia viveva con la pensione di lei e alla sua morte il marito ha percepito la magra eredità.
L’accusa
Sergio Resinovich dice che Sebastiano Visintin era l’unico ad avere l’interesse a ucciderla e a far ritrovare il cadavere. Perché con la dichiarazione di morte presunta non avrebbe potuto accedere ai benefici economici. Visintin replica che non aveva interesse a uccidere la moglie e punta il dito proprio contro Sterpin, che è stato visto nel boschetto prima del ritrovamento del cadavere. Ricorda anche di una serie di codici segreti nascosti dietro un quadro dalla moglie e nel frattempo scomparsi. Secondo la relazione Resinovich è morta soffocata. I 15 capelli «sono meritevoli di ulteriori approfondimenti genetici, eventualmente anche a mezzo di nuove tecnologie di sequenziamento».
La speranza
La speranza è di trovarne uno che non sia di Liliana. «Ma se anche fosse di Sebastiano cosa cambia? Mi pare normale che un capello possa finire sui vestiti di sua moglie», dice al Corriere della Sera l’avvocato Paolo Bevilacqua che assiste Visintin. Lo stesso ragionamento però vale per Sterpin. «Se i capelli sono quelli trovati sui sacchetti però è diverso», precisano gli inquirenti. «È uno scenario in cui solo una dinamica omicidiaria a mezzo soffocazione esterna diretta trova concreta prospettazione tecnica». Secondo la perizia il delitto si è aperto con una «colluttazione e soffocazione contestuali con mano o oggetto morbido o sacchetto sul volto… o l’aggressore l’ha afferrata da tergo con l’avambraccio», oppure «colluttazione rapidamente seguita dall’asfissia… In entrambi i casi c’è stata la perdita di coscienza della donna con successiva morte dovuta ai sacchetti chiusi sul suo capo da parte di terzi in un secondo ravvicinato momento».
L’aggressione fisica
Insomma, Liliana avrebbe subito un’aggressione fisica: «Non stupisca la compostezza degli indumenti di Liliana perché è coerente con l’entità delle lesioni, strattonamenti, colpi, spinte e aggressioni di entità lieve, sufficienti tuttavia a causare la morte per la finale manovra asfittica». L’assassino le ha stretto il braccio intorno alla gola con la manovra ‘Chokehold’, una mossa che avvolge il collo e «che tuttavia può non lasciare segni evidenti». Si tratta di una possibilità confermata dalle analisi scientifiche e compatibile «all’interno di una dinamica di soffocazione esterna diretta (con mano, oggetto morbido o sacchetto sul volto) con afferramento e compressione almeno di una parte del volto», in un contesto «di colluttazione (sul corpo della vittima sono stati trovati lesioni e graffi, ndr) o, comunque, di movimenti compiuti nel tentavo di divincolarsi da parte della vittima e di immobilizzare da parte dell’aggressore».