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Gaza, Israele interrompe la fornitura di elettricità. Il ministro Smotrich: «Stiamo creando un’amministrazione per l’esodo dei palestinesi»

09 Marzo 2025 - 18:45 Antonio Di Noto
gaza esodo
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Dopo l'annuncio dello stop agli aiuti umanitari, continua il pressing di Tel Aviv affinché Hamas accetti di prolungare la prima fase dell'accordo, anche se Israele non ha ritirato del tutto le proprie truppe come stabilito

Israele ha interrotto le forniture elettriche alla striscia di Gaza, a poche ore dagli incontri di Doha dove si tenterà di sbloccare i negoziati per l’eventuale fase 2 del cessate il fuoco, e sta creando un’amministrazione per forzare l’esodo dei palestinesi. Entrambe gli aggiornamenti provengono dai canali istituzionali di Tel Aviv. Oggi, il ministro dell’Energia e delle Infrastrutture israeliano, Eli Cohen, ha firmato un ordine che impone lo stop all’invio di energia elettrica alla Striscia di Gaza. «Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione affinché tutti gli ostaggi tornino e ci assicureremo che Hamas non sia a Gaza dopo le operazioni», ha dichiarato Cohen. Negli scorsi giorni, Israele aveva resa nota l’intenzione di fermare il flusso di aiuti umanitari verso Gaza per fare pressione affinché vengano rilasciati i 59 ostaggi.

Lo stallo sull’accordo

Tra i beni la cui fornitura viene interrotta non c’è l’acqua potabile, ma ci sono, oltre all’elettricità, cibo e carburante. Quest’ultimo è fondamentale per scaldare le tende e gli edifici dove nel corso dell’inverno diversi bambini sono morti di ipotermia. A causa degli annunci israeliani, a Gaza il prezzo dei beni interessati dal blocco sta salendo vertiginosamente. Tel Aviv insiste affinché Hamas accetti di prolungare la fase uno dell’accordo, anche se questa non prevede il rilascio delle migliaia di prigionieri palestinesi, ma solo la ripresa del flusso di aiuti e il ritiro delle truppe israeliane da Gaza, che attualmente continuano a presidiare il corridoio di Filadelfia. Hamas ha chiesto che inizino quanto prima i negoziati sulla seconda fase senza che Israele imponga condizioni non previste inizialmente.

L’inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, sarà a Doha martedì per tentare di raggiungere un nuovo accordo: lo riporta Axios, citando alcune fonti. Le trattative saranno le prime da quando il presidente statunitense ha assunto l’incarico e da quando è scaduto l’accordo iniziale di 42 giorni di cessate il fuoco a Gaza. Witkoff volerà a Doha dopo aver partecipato all’incontro fra i funzionari americani e quelli ucraini in Arabia Saudita. L’inviato del tycoon per gli ostaggi, Adam Boehler, in un’intrvista alla Cnn si è detto fiducioso sul nuovo accordo. Possibile – stando alla prole del funzionario – «nell’arco di settimane». «Penso che qualcosa potrebbe esserci in settimane», ha aggiunto. «Direi che c’è abbastanza per fare un accordo fra quello che Hamas vuole e ha accettato e quello che Israele vuole e accetta», ha concluso.

L’esodo forzato da Gaza

Intanto, il governo israeliano afferma di star lavorando alla creazione di una «amministrazione per la migrazione» per l’uscita dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, secondo quanto riportato dai media israeliani. Smotrich ha definito il piano un’operazione «logisticamente complessa» ma ha assicurato che la questione finanziaria «non sarà un ostacolo. Il ministro ha poi aggiunto: “Se facciamo uscire 5.000 gazawi al giorno, ci vorrà un anno”».

Secondo quanto riportato dal sito israeliano Ynet, anche la ministra degli Insediamenti e dei Progetti Nazionali, Orit Strock, membro del partito di estrema destra Sionismo Religioso di cui fa parte anche Smotrich, ha ribadito la necessità di un piano di «migrazione volontaria» come unica soluzione per eliminare la minaccia alla sicurezza proveniente da Gaza. Lo scorso mese, in un’intervista a Meet the Press su Channel 12, Smotrich aveva affermato che Israele sta già dialogando con Washington per discutere l’attuazione del piano del presidente statunitense Donald Trump, che prevede il trasferimento all’estero dei residenti della Striscia. «Il processo di emigrazione da Gaza inizierà nelle prossime settimane», aveva dichiarato, aggiungendo che «nei prossimi 10-15 anni, i gazawi non avranno nulla da cercare lì», facendo riferimento alla devastazione causata dai combattimenti.

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