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Il quadro rubato a Belluno nel 1973 rispunta in un castello inglese. L’ex baronessa ora vuole un risarcimento

10 Marzo 2025 - 23:31 Ugo Milano
belluno quadro antonio solario castello inglese interpol
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La "Madonna con bambino" di Antonio Solario era scomparsa dopo un furto in Veneto. Poi sarebbe stato acquistato dal barone De Dozsa per poche centinaia di sterline. Dal 2017 la ex moglie nega la restituzione all'Italia

Nelle cantine di un castello inglese nel Norfolk, che si dice sia stato il «piccolo palazzo di campagna» di re Enrico VIII, giace una Madonna con bambino del 1500, scomparsa dal Museo di Belluno nel 1973. Il nome del dipinto, accanto a quello del suo pittore Antonio Solario, è presente nei database delle opere trafugate «più ricercate»: polizia e carabinieri italiani, fino all’Interpol, stanno tentando di rimettere le mani sul quadro da ormai cinquant’anni. Ma pur sapendo esattamente dove si trova, fino a oggi non c’è stato nulla da fare: la signora Barbara De Dozsa, ex moglie del defunto barone de Dozsa, non ha alcuna intenzione di restituirlo. Non di certo gratuitamente: «Il mio ex marito lo acquistò in buona fede nel 1973», è la sua difesa. E il prezzo lo ha già reso chiaro: l’intero valore del quadro, che si aggira intorno ai 100mila euro.

Il furto e l’approdo in Inghilterra

Acquistato nel 1872 dal Museo di Belluno, per cento anni il quadro di Antonio Solario è stato conservato nella città veneta. Fino al 1973, quando la galleria fu presa di mira da un maxi furto di opere. Molte di queste furono recuperate immediatamente in Austria, altre invece si dispersero per vie traverse in tutta Europa. Così il barone De Dozsa, nel 1973, riuscì ad appendere uno storico quadro del sedicesimo secolo nei corridoi della sua residenza, l’East Barsham Manor a Fakenham, scucendosi solamente qualche centinaia di sterline dal portafoglio. L’opera, però, alla moglie non è mai piaciuta: così, appena l’uomo è mancato, la donna non ha perso tempo a spostarlo in un ripostiglio con l’intenzione di metterlo in vendita.

Le richieste economiche della ex baronessa

Quel momento è arrivato nel 2017, quando Barbara de Dosza si è rivolta a una casa d’aste inglese. Il quadro è stato però individuato da una persona legata al Museo di Belluno, che non ha mancato di segnalare la questione alle forze dell’ordine inglesi. Tra una cosa e l’altra, però, si è messa di mezzo la pandemia: «Le autorità italiane non sono state in grado di fornire i documenti richiesti dalla polizia britannica». Così il dipinto, sequestrato alla donna, le è stato restituito nel 2020. Un atto che la ex baronessa – pur di fronte al chiarimento della polizia – ha letto come una «legittimazione di proprietà». E non ha mancato di citare il Limitation Act del 1980, secondo cui chi acquista beni rubati (non consapevolmente) può essere riconosciuto il legittimo proprietario se per i sei anni successivi al furto nessuno riesce a «collegare l’acquisto al furto». E così, tutti i tentativi di convincere la donna a restituire l’opera sono caduti nel vuoto. Anzi, contattata dall’associazione Art Recovery International, ha fatto il prezzo. Minimo 6mila sterline, quelle che avrebbe pagato per le spese legali fino a oggi. A cui si aggiungerebbero 60-80mila sterline, cioè il valore del dipinto. E, sembra di capire, finché non avrà i soldi in mano non è disposta a collaborare in nessuna forma o modo. E il quadro rimane nel ripostiglio dell’East Barsham Manor.

La battaglia legale

L’avvocato Christopher Marinello, fondatore di Art Recovery International, si sta impegnando da diversi anni per riportare in Italia La Madonna col Bambino. In un’intervista rilasciata al quotidiano britannico The Guardian, ha raccontato di aver più volte cercato di fare appello alla coscienza della De Dosza, senza però ottenere risultati positivi. «È la cosa giusta da fare», avrebbe affermato. Quando gli è stato chiesto perché la polizia non avesse ancora restituito l’opera all’Italia, Marinello ha spiegato che la vicenda «dimostra solo il fallimento delle forze dell’ordine nell’aiutare gli italiani. La polizia britannica ha dichiarato che questa donna non ha commesso alcun crimine, quindi non tratteremo la questione come un caso penale. Si tratta di una controversia di natura civile».

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