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Matteo Renzi impietoso su Von der Leyen: «Algida burocrate, ecco perché il piano di riarmo Ue è solo una sparata»

10 Marzo 2025 - 14:57 Alba Romano
Matteo Renzi
Matteo Renzi
Il leader di Italia Viva durissimo con la presidente della Commissione Ue. E all'Europa manda a dire: «Guardate come si fa politica estera in Arabia saudita»

Ne ha un po’ per tutti Matteo Renzi. Ma per due in particolare ne ha di più: Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen. La prima viene definita dal leader di Italia Viva come colei che «doveva essere il ponte con Trump, ma l’unico ponte che ha alzato è quello levatoio». La seconda, niente meno che una «algida burocrate incapace di fare progetti di lungo termine come dimostra il Green Deal». Nella sua E-news di lancio del nuovo libro L’Influencer (Meloni, appunto), l’ex premier critica pesantemente la presidente della Commissione Ue accusandola di non essere riuscita a tenere insieme l’Europa, di darle una visione a lungo termine e un peso in politica estera. Cosa – quest’ultima – che invece starebbe riuscendo eccome all’Arabia Saudita, commenta Renzi elogiando ruolo del Paese mediorientale nei negoziati sull’Ucraina che si riaprono in queste ore: «L’Arabia Saudita fa quello che doveva fare l’Europa: politica estera. E ospita i colloqui di pace. Domandiamoci perché vanno a Riad e non a Bruxelles».

L’equilibrio da trovare tra Trump e Zelensky

L’ex premier è critico anche del piano di riarmo da 800 miliardi lanciato da von der Leyen. «Suggerisce quindi di spendere bene i soldi che già ci sono, intanto». E aggiunge: «Significa mettere insieme in primis Francia, Germania e Italia. Per noi degasperiani la politica di difesa comune non è una corsa a chi la spara più grossa (800 miliardi di euro, messi così per avere un titolo sui giornali) ma un ragionamento culturale, morale, politico». Quanto alle tensioni tra Washington e Kiev, Renzi riconosce che certo «Trump ha ovviamente sbagliato ad attaccare Zelensky, così come è ovvio che la guerra non l’ha iniziata Zelensky». Tuttavia fa appello al pragmatismo. «Quelli che adesso urlano “viva Zelensky, sconfiggiamo la Russia” vivono in un metaverso parallelo: Zelensky ha molto ragione ma ha ancora più bisogno degli americani. Per Kiev il rapporto con l’America è un interesse esistenziale. L’accordo che gli propongono è strozzinaggio? Temo di sì e l’ho detto due settimane fa. Ma oggi un riformista trova soluzioni, un massimalista predica slogan», raccomanda l’ex premier.

Meloni? Ha alzato il ponte levatoio

Quanto agli scossoni determinanti dal disimpegno di Washington nelle questioni internazionali, secondo Renzi, «noi dobbiamo prendere atto che gli Stati Uniti che conoscevamo non ci sono più. Ma non dobbiamo rompere il filo dell’alleanza atlantica che è una conquista storica. Ecco perché oggi bisogna evitare che Washington lasci la Nato o che in Europa prevalga l’antiamerikanismo. Non amo Trump ma penso che l’America sia più grande di Trump». Nel merito, Renzi se la prende con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «È sparita. Doveva essere il ponte con Trump, l’unico ponte che ha alzato è quello levatoio. Nel frattempo Giorgia cerca disperatamente di tenere bassa la questione istituzionale: sulla gestione istituzionale delle vicende legate allo spionaggio, da Paragon agli accessi abusivi, se venisse fuori la verità verrebbe giù il Governo».

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