Davide Lacerenza, la spacconata in tribunale: come si è vestito. Lui e Stefania Nobile non rispondono al gip


Scarpe bianco sgargiante, collana al collo e felpa nera con la firma dorata “Davide Lacerenza”, così il titolare della Gintoneria si è presentato all’interrogatorio di garanzia davanti alla gip di Milano nell’ambito dell’inchiesta sul presunto giro di droga e prostituzione gestito da lui e dalla ex compagna Stefania Nobile. I due, sentiti oggi dalla giudice Alessandra Di Fazio una settimana dopo la misura cautelare dei domiciliari, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Una strategia che il legale dei due, Liborio Cataliotti, aveva già preannunciato. Per la figlia di Wanna Marchi – ha spiegato l’avvocato al termine dei due interrogatori – presenterà ricorso al tribunale del Riesame per chiedere la revoca della misura cautelare: secondo la procura, la donna avrebbe avuto un ruolo solo nella gestione delle «ragazze» di Lacerenza. Per il titolare del noto locale milanese, invece, non è ancora stata depositata nessuna richiesta.

Le indagini sulla Gintoneria
Oltre all’imprenditore e alla ex compagna, in procura oggi è stata la volta anche del loro factotum Davide Ariganello, anche lui ai domiciliari dal 4 marzo. Ieri, lunedì 10 marzo, la stessa gip Di Fazio ha convalidato il sequestro impeditivo d’urgenza per la Gintoneria e per il privé La Malmaison, i due locali al centro dell’inchiesta milanese. Secondo la giudice per le indagini preliminari, ci sarebbe un elevato rischio che i due locali, se riaperti, vengano gestiti dai due attraverso prestanome. Ariganello, Lacerenza e Nobile sono ai domiciliari e devono rispondere della accuse di autoriciclaggio, favoreggiamento, sfruttamento della prostituzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Per quest’ultimo, la figlia di Wanna Marchi non è indagata. Secondo le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, i clienti “speciali” – da ereditieri a youtuber fino a influencer – prenotavano un privé con un soppalco utilizzato per il sesso a pagamento. Ci sarebbe stata anche l’opzione di delivery: bottiglie pregiate, cocaina e escort direttamente a casa.
Il legale: «Domiciliari molto rigorosi»
«Conosciamo l’entità delle accuse, ma non gli atti che le supportano», così il legale Liborio Cataliotti ha spiegato la scelta condivisa dei suoi due assistiti di avvalersi della facoltà di non rispondere. I due, ha continuato l’avvocato, oggi «hanno ricevuto ammonimenti sulle restrizioni dei domiciliari, come il divieto di interloquire con altre persone, perché sono domiciliari molto rigorosi».