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La ragazza sequestrata dai genitori perché ama un ragazzo transgender: «Io picchiata con una mazza, adesso vivo con lui»

ercolano amore ragazzo transgender picchiata genitori
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La 19enne: a luglio hanno sigillato le finestre di casacon un lucchetto. Poi le botte e la minaccia di dare fuoco alla casa. I due avevano anche installato sul cellulare della figlia un'app per monitorarne gli spostamenti

La storia di Ercolano comincia otto mesi fa. All’epoca una ragazza di 19 anni comincia una relazione con un ragazzo transgender. Ma quello che per lei è, semplicemente, «il mio fidanzato» per i genitori rappresenta «un essere che non si sa cosa sia». E lei viene sequestrata in casa e picchiata in almeno due occasioni. Il 20enne ha quasi completato il percorso di transizione per l’affermazione del genere maschile. E lei oggi racconta cosa ha dovuto passare dall’inizio della relazione fino a ieri, quando i genitori, 47 e 43 anni sono stati arrestati per maltrattamenti sequestro di persona.

La mazza

Il pm Maurizio De Marco ha ottenuto per loro gli arresti domiciliari. Oggi i due compariranno davanti al Gip per l’udienza di convalida. Lei ha raccontato ai carabinieri quello che ha passato. Appena i genitori hanno saputo della sua relazione con il ragazzo transgender l’hanno costretta a rimanere in casa e l’hanno privata anche del telefono. A luglio hanno persino sigillato le finestre della sua stanza con un lucchetto. A settembre le botte, addirittura con una mazza che si è spezzata per i colpi inferti alle gambe della vittima. Dopo l’estate lei trascorre un fine settimana con il fidanzato e la madre minaccia di dare fuoco a casa del 20enne. I due ragazzi si trasferiscono da un’amica. I genitori le installano sul cellulare un’applicazione per controllarne i movimenti.

Segregata in casa

«Sono stati mesi molto difficili. È stato tremendo quando mia madre mi ha colpito con quella mazza. Vorrei solo cercare di allontanare quel momento dalla mia mente», racconta lei oggi a Repubblica. «Ho intenzione di vivere insieme al mio compagno. Adesso stiamo pianificando il da farsi», aggiunge. Quando era segregata in casa, racconta, «non ero chiusa in camera, potevo rimanere in casa per i fatti miei. Ma non potevo uscire neppure per un caffè. È stata come una di quelle punizioni che si impartiscono alle ragazzine perché non hanno fatto i compiti e per una settimana non possono uscire. Ma io ho quasi vent’anni. Poi le acque sembravano essersi calmate, non so se per finzione o meno. Il mio ragazzo era anche venuto a casa. Ultimamente invece l’astio dei miei genitori si era riacceso».

Il percorso

Lei sapeva del percorso del fidanzato: «Ho accettato la sua scelta sin dal primo momento. Conoscevo la sua storia perché mi era stata riferita, sapevo quale percorso stesse affrontando e non ho avuto mai dubbi». Al Mattino la ragazza racconta che «dopo soli due mesi di fidanzamento mi ha fatto la proposta di matrimonio. A me non piacciono le donne, io sono innamorata di un uomo. Se una settimana fa ero convinta di voler vivere per sempre con lui, ora lo sono ancora di più».

Poi racconta cosa è successo domenica scorsa: «Tutto era cominciato una settimana prima, io ero a casa di Marco a Sant’Antonio Abate già da una decina di giorni. In realtà, il venerdì dell’altra settimana era stata proprio mia madre a dirmi di preparare le mie cose e andare a stare da lui. Ma la domenica (forse indispettita perché mio fratello aveva avuto un incidente ed io, non sapendolo, non mi ero fatta sentire), mi ha chiamato minacciosa intimandomi di dover tornare entro le otto del mattino del giorno dopo. Ma lui non poteva accompagnarmi, le ha telefonato e ha mediato».

Prima del fattaccio

Il racconto prosegue: «Nel corso della settimana, prima del fattaccio, io e mia madre ci siamo sentite e sembrava andasse tutto bene, finché domenica mattina mi ha telefonato mia zia dicendomi che i miei genitori stavano arrivando agguerriti a Sant’Antonio Abate. Così io e Marco (il nome è di fantasia, ndr) abbiamo cercato riparo da un’amica, ma mia madre e mio padre sono riusciti a trovarci grazie al gps sul cellulare. Una volta arrivati fuori casa della mia amica, di appena 15 anni, i miei hanno minacciato di sfondare il cancello. Lei, terrorizzata, ha aperto. Marco ha chiamato i carabinieri, ma i miei genitori sono riusciti a prendermi e mi hanno trascinato in auto tirandomi per i capelli. Poi mi hanno sequestrato il telefono, siamo rientrati a Ercolano e mi hanno chiuso in casa, impedendomi qualsiasi contatto con l’esterno, dopo aver continuato a colpirmi. Sono stati momenti terribili. Sono rimasta abbracciata alla mia nonna, singhiozzando. Infine sono arrivati i carabinieri».

Undici mesi

I due stanno insieme da undici mesi: «Ci siamo fidanzati il 9 aprile del 2024». Si erano conosciuti un paio di mesi prima: «Era febbraio del 2024, durante il Carnevale abatese, lui si occupa dei carri. Sapevo, tramite amici in comune, del suo percorso di transizione, ma lui mi ha subito colpito. Siamo diventati molto amici, stavamo al telefono per ore, mi sentivo compresa, valorizzata, non era mai accaduto prima. Finché da questa intensa amicizia è esploso l’amore e abbiamo deciso di fidanzarci».

La madre ha scoperto tutto «a luglio del 2024 sbirciando nel mio cellulare. Già osteggiava la nostra frequentazione da amici, poi quando ha capito che stavamo insieme ha cercato di dissuadermi in tutti i modi». A quel punto lui «stava male, è andato anche in ospedale per forme di autolesionismo ed io minacciavo che mi sarei impiccata. Poi, i miei genitori mi hanno concesso di uscire, io ho acquistato un altro cellulare ma quando l’hanno scoperto c’è stata l’ennesima tragedia. Addirittura mi hanno colpito con una mazza. Mio padre è rimasto deluso perché era stato più morbido con me».

A gennaio

Poi lui, che fa il barista, «a gennaio e febbraio è impegnato con il Carnevale di Sant’Antonio Abate, per cui non ha lavorato e i miei hanno ricominciato a opporsi alla storia, con il pretesto che lui fosse un nullafacente e non potesse mantenermi. Ma in verità non hanno mai accettato il suo percorso di transizione». Per i suoi genitori adesso non prova niente: «Li ringrazio per ciò che mi hanno dato, in termini di valori e di sostegno materiale. Mi spiace per le conseguenze che questa storia può avere sui miei fratelli». Il suo futuro lo vede con lui: «Prima la convivenza, poi il matrimonio. Lui sta lavorando in un bar di nuova apertura, io ho il diploma di parrucchiera e mia suocera mi sta aiutando a trovare lavoro. Ai genitori dico di ascoltare i propri figli, le loro esigenze, ciò che dice il loro cuore».

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