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Tangenti ai medici per certificati di morte e cremazioni, 69 arresti a Napoli. Blitz di Gratteri: come funzionava la truffa sui defunti – Il video

11 Marzo 2025 - 15:39 Ugo Milano
L'organizzazione aveva messo in moto un sistema ormai collaudato che velocizzava il lavoro degli addetti alle pompe funebri. Tutto grazie ai documenti falsi dei medici e l'aiuto di alcuni dipendenti comunali

Certificati di morte, di trasporto cadavere, permessi per la cremazione e falsi certificati di invalidità. Documenti che i medici firmavano in cambio di pagamenti tra i 50 e i 70 euro da parte delle ditte di pompe funebri. È questa l’ipotesi degli inquirenti su quello che succedeva all’Ufficio della Asl 1 di Napoli di via Chiatamone 33. La procura indaga su almeno 300 casi nell’ufficio – che sarebbe stato frequentato (poco) anche da medici e infermieri assenteisti – su 36 ditte di pompe funebri attive nel Napoletano e su impiegati comunali dell’ufficio di stato civile. Al momento sono 69 gli indagati agli arresti, 18 in carcere e 51 ai domiciliari. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, falso materiale e ideologico. Due degli indagati tra i dipendenti delle pompe funebri sono nel frattempo deceduti.

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, i medici prestavano il proprio nome dietro pagamento, ma non effettuavano le verifiche necessarie a rilasciare i documenti, che venivano rilasciati dai dipendenti comunali direttamente dai dipendenti delle pompe funebri in modo da offrire ai clienti un servizio più rapido. Questi ultimi avrebbero effettuato autonomamente i test del Dna per identificare i cadaveri, oltre a completare i certificati di morte.

Decine di kit per questi test sono stati sequestrati stamattina dai militari del Nas negli uffici delle imprese nel corso delle perquisizioni eseguite. Oltre ai kit sono state sequestrati almeno 30 mila euro. Gli impiegati comunali avrebbero ostacolato le indagini avvisando i dipendenti delle pompe funebri. «Tutte le procedure fino alla cremazione venivano curate in modo abusivo e illecito, ci sono delle falsificazioni perché gestite da privati, da mediatori che mettevano in contatto medici e impiegati del comune e parenti delle persone decedute», ha dichiarato il procuratore aggiunto di Napoli Sergio Amato. 

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