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Il no di Mattarella all’incontro con Elon Musk per Starlink: «Ma quando mai…». E la Lega vuole firmare l’accordo per trattare sui dazi

giorgia meloni elon musk sergio mattarella matteo salvini incontro starlink
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Il governo Meloni è spaccato. Il Capo dello Stato dice che non può intervenire sulla trattativa. Il ruolo di Andrea Stroppa e quello degli Usa

«Ma quando mai…». La reazione del Quirinale alla richiesta di Elon Musk di incontrare Sergio Mattarella è piuttosto eloquente. Una visita del magnate «è impossibile». E per un motivo ben preciso: il capo dello Stato non fa incontri per stipulare contratti. Come quello di Starlink, che secondo il padrone di SpaceX servirebbe all’Italia. Ma il governo Meloni non sembra d’accordo. O meglio: la Lega di Matteo Salvini «firmerebbe anche domani», mentre Forza Italia di Antonio Tajani punta a «un’alternativa europea». In mezzo ci sono la premier e il suo partito, che non pare esattamente entusiasta del personaggio. Soprattutto dopo gli attacchi del suo plenipotenziario Andrea Stroppa.

Il Corriere della Sera racconta oggi la reazione del Quirinale alla proposta di Musk. Il quale si è mosso sostenendo che la parola decisiva sull’accordo in fieri spetta proprio a Mattarella, visto che presiede il Consiglio Supremo di Difesa. Anche se in realtà non è così: al capo dello Stato «comandante delle forze armate» spetta un ruolo di «alto coordinamento tra governo e Parlamento al fine di garantire l’unità di indirizzo costituzionale». Può compiere atti di indirizzo, ma non dirigere le scelte. La responsabilità è di Palazzo Chigi. E sul punto Giorgia Meloni pare essere piuttosto chiara. Il dossier, dice, non è prioritario. Anche perché ci sono sistemi satellitari alternativi europei a cui attingere. Tra questi la francese Eutelsat.

Starlink è una costellazione di satelliti gestita da SpaceX. Permette l’accesso a internet in banda larga a bassa latenza. Nel Ddl Spazio appena approvato alla Camera si ipotizza la gestione di imprese non solo Ue, ma anche Nato, per garantire la comunicazione di apparati dello Stato in caso di emergenza. Chi firmerà il contratto accederà alla riserva di capacità nazionale istituita dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il tutto dovrà essere autorizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana. Sullo sfondo ci sono i rapporti Italia-Usa e lo scenario internazionale, con la guerra in Ucraina e il piano di riarmo di von der Leyen. Che sarà oggetto del dibattito sull’Ucraina e la difesa europea al Parlamento di Strasburgo.

I dazi di Trump

Ma nella Lega c’è chi insiste. È il caso del senatore Claudio Borghi, che parla oggi in un’intervista al Corriere della Sera. In cui dice che il contratto potrebbe essere merce di scambio per i dazi americani. «Potremmo anche metterla così: noi compriamo non una, ma due volte i servizi di Starlink. Però, discutiamo con gli Usa anche dei dazi». E il problema della sovranità nazionale per il leghista non è decisivo: «Non è che in questo momento i nostri aerei o le nostre navi non funzionino. Per carità, i satelliti sono un assetto strategico. Ma addizionale a quello che abbiamo. E stiamo parlando degli Usa, da sempre nostri alleati. Destinati, io credo, a rimanerlo».

L’uomo di Musk

Le garanzie a Trump, è il ragionamento di Borghi, «le possiamo anche chiedere ma per quale motivo dovremmo fidarci più della Francia che degli Usa? Per gli F35 non abbiamo chiesto particolari garanzie». E la Lega difende anche l’uomo di Musk in Italia Stroppa, che continua a praticare una sorta di lobbismo non necessariamente di aiuto: «Lui è figlio di questi tempi, dobbiamo abituarci a una comunicazione non convenzionale. Che magari è più palese rispetto a certe ipocrisie del passato».

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