Università, La Sapienza si conferma prima negli studi classici. Ma quasi tutti gli atenei italiani peggiorano: come si piazzano nelle classifiche
Nella marea di università americane e britanniche, che primeggiano nelle varie discipline di studio, si fa spazio (di nuovo) La Sapienza di Roma: l’ateneo capitolino per il quinto anno consecutivo è il primo al mondo per gli studi classici, come riporta l’edizione 2025 del QS World University Rankings by Subject. Un primato saldo – di fronte a mostri sacri come Oxfron, Cambridge e la scozzese St. Andrews e a new entry come la cinese Peking University – che è un «riconoscimento dell’Italia come patria della cultura classica», ha esultato la rettrice Antonella Polimeni. Di italiano non c’è solo La Sapienza: la classifica vede conferme positive anche per il Politecnico di Milano, la Normale di Pisa e la Iuav di Venezia. In un quadro che però, anno dopo anno, vede gli atenei italiani lentamente cedere il passo ad altre istituzioni.
Le punte di diamante italiane: Politecnico, Bocconi, Normale
Se per gli studi classici non si può fare meglio della Sapienza, per altre discipline spiccano molte altre università del nostro Paese. Lo stesso ateneo romano è tra gli atenei più quotati anche per quanto riguarda le Scienze naturali, la Fisica e l’Astronomia, una conferma della «natura generalista di Sapienza, caratterizzata dalla varietà e dalla multidisciplinarietà dell’offerta formativa e dall’eccellenza delle ricercatrici e dei ricercatori della nostra comunità». Il Nord Italia è un’altra culla di eccellenza. Il Politecnico di Milano si è piazzato al sesto posto per Arte e Design, al settimo per Architettura, al dodicesimo in Meccanica e al tredicesimo in Ingegneria Civile. La Bocconi è tra le migliori in Marketing e negli studi di economia e gestione, la Normale di Pisa per la storia antica e la Iuav di Venezia in Storia dell’arte. Al Sud, oltre alla Sapienza, spicca solo la Federico II di Napoli per Odontoiatria.
Il calo dell’Italia
A livello globale, l’Italia è settima per numero di voci in classifica (632, +55 rispetto a un anno fa) e per numero di università classificate (56). Tra i Paesi dell’Unione europea, l’Italia si trova solo dietro alla Germania considerando le top 200, dietro a Germania e Paesi Bassi se si prendono in considerazione solo le top 100. «L’Italia contribuisce in modo significativo al progresso accademico e della ricerca e la classifica sottolinea la sua competitività a livello regionale e globale», ha commentato Ben Sowter, vicepresidente senior di QS. La prestazione complessiva, però, è in calo. Solo il 40% degli atenei è rimasto stabile in classifica (contro il 45% dell’anno scorso), il 12% è migliorato (contro il 19%) e il 37% è in calo (contro il 24%). Nelle cinque grandi aree di studio – arti e scienze umane, ingegneria e tecnologia, scienze della vita, scienze naturali e scienze sociali – solo 98 atenei (contro i 99 di un anno fa) si sono guadagnati una posizione.
Il dominio americano e come funziona la classifica
A guidare la classifica sono sempre, ovviamente, le università americane e inglesi, rispettivamente 32 e 18 primi posti. Harvard è l’ateneo più performante al mondo, con 19 primati, seguito dai 12 del Massachusetts institute of technology (Mit). Risultato di una complessa analisi di 55 materie basata su una classifica soggettiva fornita da professori, ricercatori e altri addetti ai lavori. Ma anche citazioni per paper, rete di ricerca internazionali e altri parametri più oggettivi, che hanno permesso a QS di stilare il ranking definitivo.
