Morta al parco dopo l’urto con un bimbo di 5 anni in bici, il giudice fatalista archivia le accuse al papà: «Non tutte le disgrazie sono ingiustizie»


In questo mondo «non tutto è prevedibile ed evitabile» e «non ogni disgrazia si trasforma in ingiustizia», anche la morte di una anziana signora urtata accidentalmente da un bimbo di 5 anni senza controllo della sua bicicletta. Con queste parole il pm di Milano Paolo Storari ha richiesto – e ottenuto – l’archiviazione di un procedimento per omicidio colposo a carico del papà del bambino che nel marzo 2023 aveva fatto cadere e battere la testa fatalmente a una signora 87enne, che stava passeggiando in un giardino pubblico di Milano insieme a una amica. Per la procura, infatti, bisogna accettare il «concetto di “fatalità”» e rinunciare alla «ricerca di una colpa a ogni costo».
L’incidente e la morte della donna
L’incidente era avvenuto due anni fa. Il bimbo, che stava imparando ad andare sulla bicicletta senza rotelle al fianco del padre, avrebbe sbandato urtando lievemente la 87enne. Questa, che camminava con l’aiuto di un bastone, avrebbe perso l’equilibrio, cadendo a terra e battendo mortalmente la testa. Immediata l’apertura di un fascicolo a carico del padre per omicidio colposo. L’uomo infatti, secondo l’accusa, «non avrebbe impedito un evento che aveva l’obbligo giuridico di impedire» e – in quanto padre di un bambino sotto i 14 anni – era in una «posizione di garanzia» della «sorveglianza dell’incapace di intendere o di volere».
L’archiviazione del gip: «Sfortunata casualità dell’evento»
Il gip ha però confermato l’archiviazione. Il pm Storari ha infatti evidenziato «la rapidità e sfortunata casualità dell’evento» che «non consentiva al padre del bambino, pur a fianco, di intuire per tempo e/o di poter intervenire per scongiurare la disgrazia». Continuare il procedimento, dunque, sarebbe frutto della convinzione che possa esistere «un mondo dove tutto è prevedibile ed evitabile, e dove ogni disgrazia si trasforma in ingiustizia, con conseguente rifiuto del concetto di “fatalità” e conseguente ricerca di una colpa ad ogni costo»