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I dubbi sul gruppo anti maranza “Articolo 52”, la strana raccolta fondi di 24 ore e il conto Revolut

12 Marzo 2025 - 16:44 David Puente
gruppo anti maranza"Articolo 52" raccolta fondi revolut
gruppo anti maranza"Articolo 52" raccolta fondi revolut
Contattata da Open, Revolut prende le distanze da usi impropri dei suoi account, supportando pienamente le forze dell'ordine

In questi giorni si discute del controverso gruppo “Articolo 52“, una sorta di “giustizieri fai da te” milanesi contro i “maranza”. Un fenomeno cresciuto rapidamente, tanto da raggiungere i 7.000 iscritti nel canale Telegram dedicato “Gli orgogliosi” in appena 48 ore. A rendere virale l’iniziativa è stata la diffusione di alcuni video, dove dei piccoli gruppi di persone picchiano con inaudita violenza un uomo nordafricano e un ragazzino accusati (senza fornire alcuna prova) di aver compiuto furti o molestie. L’obiettivo del gruppo è quello di promuovere ronde nelle diverse zone della città di Milano, rischiando però di attirare individui instabili e desiderosi di “farsi giustizia da soli” con violenza contro il primo che capita. Parallelamente, l’admin del gruppo ha avviato una raccolta fondi, della durata massima di 24 ore, con l’obiettivo di coprire eventuali spese legali a favore di questi “The Punisher” improvvisati. Tuttavia, le modalità, così come uno strano Iban lituano, sollevano dubbi e sospetti.

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Il linguaggio e l’incitamento all’azione

La presentazione del gruppo, pubblicata in una storia Instagram del 9 marzo (account attualmente chiuso), contiene il tipico linguaggio complottista attira popolino, nel quale si sostiene la necessità dell’anonimato per motivi di sicurezza, accusando lo Stato di non voler che il cittadino si difenda senza avere intenzione di difenderlo. «Ci riprenderemo il nostro Paese un quartiere alla volta» conclude la storia su Instagram, con l’obiettivo di incitare gli utenti con un intento dalla parvenza gloriosa. Il gruppo ha ottenuto non solo una notorietà nazionale, ma anche internazionale grazie alla diffusione di uno dei video da parte dell’account di estrema destra RadioGenoa.

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La presentazione iniziale del gruppo, pubblicata in una storia Instagram il 9 marzo, utilizza il tipico linguaggio complottista “attira-popolo”, sostenendo la necessità dell’anonimato per motivi di sicurezza e accusando lo Stato di non voler permettere ai cittadini di difendersi, senza però garantire loro protezione. «Ci riprenderemo il nostro Paese, un quartiere alla volta», conclude la storia su Instagram, incitando gli utenti e dipingendo un’apparenza gloriosa al loro operato.

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Massimo 24 ore per donare

Il giorno successivo, il 10 marzo, l’account Instagram pubblica una nuova storia con tutte le informazioni e le coordinate bancarie per sostenere economicamente l’iniziativa, istituendo un fondo cassa per la «copertura di spese legali, nel caso in cui qualcuno ne avesse bisogno». Secondo quanto dichiarato, i fondi sarebbero destinati anche all’acquisto di spray al peperoncino e walkie-talkie da distribuire ai membri delle ronde.

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Le modalità indicate per le donazioni sono due: un IBAN lituano e un wallet USDT. Secondo le istruzioni fornite nella storia Instagram, la raccolta da remoto durerà al massimo un giorno: «Capirete bene che lo Stato non vede di buon occhio le nostre azioni, dunque queste saranno le uniche 24 ore in cui si potrà contribuire da remoto. In futuro accetteremo solo donazioni di persona dai nostri membri».

Il “cambio di rotta” di “Articolo 52”

Una storia successiva, pubblicata l’11 marzo, gli utenti vengono invitati a iscriversi a un nuovo canale Telegram dedicato alle comunicazioni del gruppo. Il linguaggio cambia leggermente, lasciando intravedere al pubblico un probabile cambio di rotta. Nella storia, infatti, il gruppo si descrive come non violento, prendendo le distanze da episodi di violenza e rappresaglie organizzate. Come cambia l’iniziativa? «Chiamare la Polizia qualora si fruisse un reato davanti a Voi». A questo punto, che senso aveva attirare gli utenti con video violenti da “The Punisher” improvvisati?

Le spie, l’anonimato e l’intestatario “Alessio Russo”

Nelle storie Instagram persiste un linguaggio cospirazionista, con avvertimenti agli utenti sul fatto che i canali siano pubblici e che «potrebbero esserci parecchie spie all’interno». Temono forse che nelle chat si infiltrino delinquenti o “maranza” intenzionati a ostacolare le ronde o attaccarle? Oppure, il vero timore è che qualcuno riesca a scoprire chi si celi dietro l’iniziativa? Di fatto, il gruppo sostiene la necessità di mantenere l’anonimato per motivi di sicurezza, ma questa pretesa verrebbe meno quando, per le donazioni tramite IBAN, nei post Telegram viene indicato un nome come intestatario del conto: Alessio Russo.

Gruppo Telegram Articolo 52 Alessio Russo

L’Iban appartiene a un conto Revolut

L’IBAN fornito nelle chat e nelle storie Instagram è senza dubbio associato a un conto in Lituania. Tuttavia, potrebbe essere stato aperto in Italia tramite un servizio online offerto da Revolut. Infatti, analizzando il codice con il servizio IBAN Checker di IBAN.com, scopriamo che il conto è collegato proprio a Revolut Bank.

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Il fatto che si tratti di un conto corrente lituano non impedisce comunque un controllo da parte delle forze dell’ordine per risalire al reale intestatario. Potrebbe essere stato aperto prima di dicembre 2024, periodo in cui Revolut è diventata ufficialmente una banca italiana. Infatti, la succursale italiana è operativa dal 18 novembre, fornendo conti italiani supervisionati dalla Banca d’Italia e dalla Banca Centrale Europea. In altre parole, questa condizione facilita una possibile e rapida collaborazione con le autorità italiane.

Revolut, contattata da Open, rilascia la seguente dichiarazione: «Trattiamo la questione con la massima serietà e stiamo indagando su questa situazione. Revolut non tollera l’uso improprio dei suoi account e supporterà pienamente le forze dell’ordine nelle loro indagini».

I dubbi sulla raccolta fondi del gruppo anti maranza

Ciò che sorprende è la facilità con cui gli utenti, di fronte a un’iniziativa anonima (o presunta tale), potrebbero prestarsi a effettuare “donazioni” senza alcuna garanzia. Una raccolta lampo della durata di 24 ore, un tempo limite imposto che spinge gli stessi utenti a versare denaro subito per “non perdere il treno”, convinti di dare un supporto immediato all’iniziativa e coprire eventuali spese legali. Rimangono dei grossi dubbi. Quanto i novelli “The Punisher” potranno essere certi di ricevere questi fondi in caso di necessità? Quali saranno le modalità per ottenere questa presunta tutela? Di fronte a queste incertezze e all’ostentazione dell’anonimato, qualcuno potrebbe sospettare un raggiro finalizzato a raccogliere denaro in breve tempo, sfruttando l’indignazione popolare.

La sospensione dell’account Instagram di “Articolo 52”

Nel completare l’articolo, scopriamo che l’account Instagram “Articolo52” risulta sospeso. A renderlo noto è lo stesso gruppo nel proprio gruppo Telegram: «Ce l’hanno fatta ragazzi…».

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Immagine di copertina generata con l’AI.

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