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Trump e il nuovo attacco al Dipartimento dell’istruzione: dipendenti dimezzati

12 Marzo 2025 - 10:21 Filippo di Chio
trump dipartimento istruzione
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Ieri sono stati mandati a casa oltre 1.300 dipendenti, ma l'abolizione del Dipartimento dovrebbe essere osteggiata dal Congresso. Per questo Trump ha pronto un piano B: smantellarlo dall'interno

Da quando il presidente americano Donald Trump è entrato nella Casa Bianca per la seconda volta, il Dipartimento dell’istruzione ha visto il suo personale dimezzarsi licenziamento dopo licenziamento. L’ultima ondata ieri, martedì 11 marzo, quando oltre 1.300 dipendenti sono stati mandati a casa. Una email asettica, ricevuta appena dopo l’orario di fine lavoro, con cui sono stati invitati a tornare durante le prossime settimane a ritirare dagli uffici i loro effetti personali. L’ascia di Elon Musk, a capo del Dipartimento dell’efficienza governativa, continua ad abbattersi sui vari rami dell’amministrazione americana.

La comunicazione del licenziamento

Una promessa di tagli a cui si aggiunge quella elettorale di smantellare il Dipartimento dell’istruzione. Che per Trump altro non è che un nido di ideologia di genere e un buco per le finanze di Washington. Se però l’ordine esecutivo non è ancora arrivato – la segretaria all’istruzione ed ex regina del wrestling Linda McMahon lo anticipa per le prossime settimane – nulla vieta alla Casa Bianca di “erodere” il Dipartimento dall’interno. Una prima circolare recapitata alle 14 di ieri, martedì 11 marzo, alla maggior parte dei dipendenti del Dipartimento: «Gli uffici saranno chiusi mercoledì 12 marzo. Riapriranno giovedì». Una decisione inaspettata e non giustificata. Che però si era già presentata altre due volte prima di tagli ingenti al numero del personale negli scorsi mesi.

E così è stato anche questa volta: dopo le 18, 1.315 dipendenti appena usciti dagli uffici hanno ricevuto una mail di licenziamento. Saranno ancora pagati per i prossimi tre mesi – busta paga e benefit inclusi – e riceveranno come buonuscita una settimana di stipendio per ognuno dei primi 10 anni di servizio e due settimane per ogni anno di servizio dall’undicesimo in poi.

Il colpo all’Ufficio per i diritti civili

Le promesse sono mantenute, quelle di Donald Trump e quelle di Linda McMahon. Attaccare duramente la struttura del Dipartimento, percepito come disfunzionale nella gestione dei fondi, dei debiti e dei prestiti. E al contempo «infiltrato da radicali, fanatici e marxisti». Proprio per questo, il settore più colpito dai licenziamenti è stato proprio l’Ufficio per i diritti civili. Hanno chiuso – o sono stati ridotti all’osso – molti centri regionali, come quelli di New York, San Francisco e Boston.

Un duro colpo per un Ufficio che anche a pieno organico, come sotto l’amministrazione Biden, faticava a stare dietro a tutte le denunce e le indagini da condurre. «Non resteremo inerti mentre questo regime si prende gioco del popolo americano», ha assicurato Sheria Smith, presidente dell’American Federation of Government Employees. «Le vere vittime sono i nostri studenti più vulnerabili». Ma l’amministrazione Trump non ha intenzione di guardarsi indietro.

L’ordine esecutivo per chiudere il Dipartimento e l’ostacolo del Congresso

L’obiettivo – lo ha ribadito Linda McMahon in un’intervista a Fox News – è di garantire «efficienza, responsabilità e garanzia che le risorse siano dirette dove contano di più». Vale a dire studenti, genitori e insegnanti. E nessuno nel gabinetto di Donald Trump sembra credere più nella buona gestione dei fondi da parte del Dipartimento dell’istruzione. La stessa McMahon ha anticipato che Trump firmerà un ordine esecutivo volto a chiudere il suo Dipartimento.

Un atto di sfida aperta al Congresso, che negli Stati Uniti è l’unico organo governativo ad avere il potere di prendere una tale decisione. Trump, però, sembra consapevole che una proposta del genere non verrebbe mai approvata. Neanche da una Camera e da un Senato a maggioranza repubblicana. Anche perché molti dei rappresentanti trumpiani sono stati eletti in distretti i cui gli istituti scolastici dipendono dagli aiuti federali, e non è ancora chiaro – in caso di abolizione – chi prenderà in mano la gestione di questi finanziamenti.

La distruzione del Dipartimento dall’interno

Ma Donald Trump ha già pronto il piano B: se non può abolirlo, può smontarlo pezzo per pezzo fino a non lasciargli più in mano alcuna decisione che conti. L’agenzia sui prestiti agli studenti andrà in mano al Dipartimento del tesoro (l’incontro tra gli ufficiali dei due Dipartimenti c’è già stato), l’agenzia dei diritti civili al Dipartimento di giustizia, l’agenzia per i servizi per gli studenti disabili al Dipartimento della salute e dei servizi umani. Una implosione dall’interno che, se concretizzata, risponderebbe quasi perfettamente al desiderio di Donald Trump. E che lascerebbe il sistema scolastico e universitario americano in una zona d’ombra. Per non dire allo sbaraglio.

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