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I tre paletti della Lega per dire sì a Meloni su ReArm Ue. «Un segnale agli Usa, spese entro i limiti Nato e armi prodotte in Italia»

13 Marzo 2025 - 19:09 Sara Menafra
matteo salvini leader lega
matteo salvini leader lega
La linea del consiglio federale in vista del discorso della premier sul Consiglio europeo. Il viceministro Rixi: «Indispensabile trovare un punto di mediazione con gli Stati uniti»

Il consiglio federale della Lega si apre a Montecitorio mentre Edoardo Rixi sta lasciando l’audizione in commissione trasporti svolta su temi diversi, dai treni in ritardo alla modifica delle accise. Il carroccio è invece chiamato a discutere su quale posizione tenere in merito alla posizione che Giorgia Meloni terrà la prossima settimana al Consiglio europeo. Martedì, la premier spiegherà la sua linea alle Camere e sarebbe molto più complicato spiegare agli elettori, o al resto del mondo, un bis di quanto accaduto ieri, mercoledì 12 marzo, a Strasburgo, dove la Lega ha votato contro la risoluzione sul riarmo e Fratelli d’Italia non ha sostenuto quella in cui si parla delle trattative di pace in Ucraina.

Il segnale agli Usa

Per il momento, Matteo Salvini non ha intenzione di rompere su questo argomento e punta invece a trovare una mediazione tra la propria posizione, estremizzata dallo stesso leader in alcune dichiarazioni, quella di Meloni e quella più filo Europa di Forza Italia. «Noi in questo momento siamo i più filo atlantisti», spiega Rixi a Open: «E’ indispensabile trovare un punto di equilibrio con gli Stati Uniti che hanno la capacità di mediare la pace tra Ucraina e Russia. Questo non vuol dire lasciare che la sovranità nazionale di Kiev venga violata. Serve prudenza ben consci di dare priorità alla pace sostenendo gli sforzi sollecitati da Washington. L’Europa deve essere cosciente che ha fatto errori che ora rischia di pagare».

Armi non troppe e italiane

La posizione leghista per dire sì alla posizione «di mediazione» che sta tenendo Giorgia Meloni e che vuole tenere anche al Consiglio europeo, ha tre punti fondamentali: se ci deve essere un aumento di acquisti di armi, questo deve avvenire comunque entro i limiti degli obiettivi Nato. Poi, gli acquisti – e questo nella pratica sarà decisamente più complicato . dovranno essere da aziende italiane, non francesi o tedesche e in ogni caso impattando il meno possibile sul debito pubblico e, come ha sostenuto Giorgetti, coinvolgendo il più possibile i privati. «Non mi pare che Francia o Germania ci abbiano mai fatto regali, in generale – dice ancora Rixi – Anche in questo caso ci vuole prudenza, va rinforzata la nostra filiera industriale nazionale». Il riarmo, dice ancora il viceministro dei Trasporti, «si fa investendo in sicurezza nazionale e premiando le imprese italiane». In questo momento «il maggiore riferimento Nato nel Mediterraneo è la Turchia, seconda per equipaggiamento e soldati solo agli Stati Uniti. L’Italia deve tornare a essere, invece, un ponte naturale di dialogo fra il continente e gli Usa».

Il Mediterraneo

Durante la riunione che ha preceduto il consiglio federale, Salvini, Giorgetti e altri esponenti leghisti hanno anche confermato di chiedere all’Ue la stessa attenzione che ha per le frontiere ad Est anche per il Mediterraneo, tema che potrebbe facilmente convincere la premier Meloni.

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