La strana fuga dal lavoro di vigile urbano a Napoli: «Turni impossibili e stipendio in ritardo»


A Napoli è fuga dal lavoro di vigile urbano. Uno su quattro si licenzia subito dopo l’assunzione. Il Mattino spiega che il fenomeno è alla base dell’inadeguatezza del corpo della polizia municipale in città. I poliziotti locali sono 1170. Nei primi mesi del 2021 erano 1350. Ci sono 180 agenti in meno anche se il comune ne ha nel frattempo assunti 260 in tre anni. Il sindacato Cisl funzione Pubblica dice che alla base ci sono licenziamenti spontanei, cambi di profilo, progressioni. Agostino Anselmi spiega che «al momento pendono circa 60 domande di mobilità, Il Comune non sta pagando i compensi legati agli istituti contrattuali, e alcuni li paga con ritardo».
I turni
E ancora: «I turni sono poi spesso decisi a seconda delle esigenze. In generale servirebbe aumentare le indennità specialmente per gli agenti che sono impiegati nei servizi stradali. Gli ultimi assunti, per esempio, sono stremati e stressati essendo rimasti da soli a svolgere l’attività più usurante della viabilità. Bisogna cambiare registro rapidamente, l’amministrazione si cali maggiormente nella realtà e dialoghi di più con i sindacati». Secondo il sindacato delle 260 assunzioni fatte nell’ultimo triennio, «oltre 70 agenti nuovi assunti già si sono dimessi spontaneamente». Poco meno di uno su 4, come detto. Inoltre, «40 dipendenti hanno ottenuto un cambio profilo con progressioni 2023. 35 sono le promozioni da agente ad ufficiale, sempre nel 2023 e 40 nuove promozioni programmate da agente ad ufficiale nel 2025». E poi ci sono i pensionamenti: «160 in due anni». Ne sono previsti «altri 40 nell’anno in corso e oltre 100 nel triennio 2025/2027».
La morìa di vigili a Napoli
I vigili urbani nel 2019 erano circa 1500. Nel 2015 addirittura 1800. Uno di loro racconta perché si è dimesso: ha 41 anni. «Sono scappato dalla Polizia Locale di Napoli. Quello che posso dirle, da ex poliziotto municipale di Napoli, assunto nel corso del 2023 sta nella mia esperienza, quasi traumatica». Lo stipendio, dice, è basso. Ma «c’erano anche altri fattori, alla base della mia scelta. E riguardavano tutti gli aspetti principali della vita. Lavorare per il corpo della polizia municipale di Napoli significa andare incontro a un impegno senza orari, che preclude la possibilità di organizzare la propria vita privata. Ogni giorno, non sapevo mai se effettivamente quella giornata avrei finito il turno in orario o se dovevo restare a lavoro per ore ed ore».
Gli impegni privati
A causa di questo «era diventato praticamente impossibile organizzare gli impegni privati, dal momento che il turno programmato veniva sempre disatteso. Insomma, prevaleva una continua emergenza, uno stato in cui la vita personale e familiare non aveva più alcun peso. Un giorno lavoravo a San Giovanni a Teduccio e l’altro ero mandato a Scampia, dall’altro capo della città. Mi sentivo un birillo, con uno stress lavorativo continuo». E ancora: Le spettanze maturate nei mesi spesso non venivano pagate nei tempi. E poi mi lasci dire che un giovane assunto, a Napoli, deve farsi carico di molte cose: turni massacranti, orari notturni di ogni tipo, una presenza in strada quasi esclusiva. Ritenevo che tali condizioni fossero inaccettabili. Le sezioni territoriali, poi, erano mediamente fatiscenti e mal ridotte, senza neanche uno spogliatoio».