Tomaso Montanari senza incarico al Museo Ginori. Per lui è una vendetta del ministro Lollobrigida: «È fascismo»


La mancata conferma di Tommaso Montanari alla presidente della Fondazione museo Ginori sarebbe un atto di «violenza e vigliaccheria insieme: si chiama fascismo». Per di più, lo storico dell’arte sospetta anche ci dietro ci sia una vera e propria vendetta da parte di almeno un ministro. Montanari illustra la teoria a Repubblica, dove gli chiedono perché parla di «atto squadrista» a proposito della sua mancata nomina, a favore di Marco Corsini, lui punta il dito contro Francesco Lollobrigida: «So da fonti certe che il punto è stata la querela del ministro Lollobrigida nei miei confronti, per un articolo sulle sue frasi sulla sostituzione etnica». E un po’ di sponda Montanari la trova con la sua teoria dopo che il fedelissimo meloniano Giovanni Donzelli si è spinto a commentare: «Se mai la sinistra vincerà le elezioni, sceglierà chi riterrà più opportuno».
Montanari contro Giuli «che ha perso la faccia»
Montanari già in una sua nota aveva preso di mira il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che «ha perso la faccia», mentre addirittura «la nazione un patrimonio». A proposito di quell’incarico ricevuto dall’allora ministro Dario Franceschini, il docente con un passato da aspirante candidato sindaco di Firenze per il centrosinistra ci tiene a chiarire che lo faceva a titolo gratuito. Condizione essenziale perché accettasse anche un secondo mandato «annunciatomi da Giuli – spiega nella sua nota – Poi Giuli ha cambiato idea. Da scrivermi su Whatsapp “Oggi sono a casa con la febbre. Firmo domattina se no ti serve tutto entro oggi”, a sparire per mesi: fino a nominare (dopo aver annunciato con atto ufficiale il mio nome alla Regione Toscana) un ex assessore di Alemanno a Roma». A questo punto, secondo Montanari, Giuli dovrebbe dimettersi, perché «è un ministro dimezzato, commissariato, paralizzato. Con un minimo di dignità, e di amore per il patrimonio culturale, avrebbe dovuto dimettersi. Invece obbedisce, ed esegue».
La confessione di Giuli: «Mi attacca in tv»
E poi svela anche un’altra confessione che Giuli avrebbe fatto, stavolta col governatore toscano Eugenio Giani. A lui Giuli avrebbe detto «senza vergognarsi – insiste Montanari – parlando della mia epurazione: “Montanari mi attacca in televisione”. E so che la querela di Lollobrigida contro di me per un mio articolo sulle sue frasi sulla sostituzione etnica, è stata il drappo rosso per chi controlla Giuli per conto di Palazzo Chigi».