Concordato per partite Iva, termini dell’adesione prorogati di due mesi. Ma i forfettari saranno esclusi


Due mesi in più per decidere se aderire o meno al concordato preventivo biennale 2025-2026. Le partite Iva avranno tempo fino al 30 settembre, e non più fino al 31 luglio, per scegliere se accordarsi con il Fisco secondo i termini previsti. In poche parole, pagare le tasse non in base agli effettivi guadagni (come nel regime ordinario) ma secondo quanto l’Agenzia delle Entrate ha preventivato. Una proroga in qualche modo forzata dal fatto che al momento 2 milioni di partite Iva non hanno aderito al patto. Contro i circa 750mila che invece hanno scelto di sottoscriverlo. La decisione, contenuta in un decreto legislativo correttivo approvato ieri in Consiglio dei ministri, porta con sé ulteriori modifiche. Non ultima l’esclusione dei forfettari (o flat tax) dall’accordo.
I forfettari e l’esclusione dal concordato
La loro introduzione era stata compiuta in via del tutto sperimentale un anno fa. Dodici mesi dopo, e su richiesta delle associazioni di categoria, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ingrana la retromarcia: da oggi chi è in regime di flat tax non può aderire al concordato preventivo biennale. Così i 125mila forfettari che un anno fa avevano dato la loro disponibilità al patto con il Fisco sono automaticamente esclusi dalla possibilità di aderire per il biennio 2025-2026. Che da questo omento sarà dunque prerogativa solo dei contribuenti soggetti agli Isa (Indici sintetici di affidabilità). Per i forfettari, però, c’è anche un’altra novità. Finché infatti non saranno elaborati i nuovi coefficienti sulla base del codice Ateco 2025, che ha adottato criteri e denominazioni diverse rispetto al precedente, i forfettari dovranno attenersi all’Ateco 2017.
Imposta sostituiva in aumento
Il decreto correttivo va anche a modificare la modalità di calcolo delle imposte dovute in caso di adesione al concordato. Viene infatti introdotto un aumento dell’imposta sostitutiva nel caso in cui la differenza tra reddito pattuito e reddito effettivo sia superiore agli 85mila euro. Proprio su questa differenza il contribuente dovrà applicare aliquote marginali del 43% se è persona fisica, e del 24% se si tratta di una società. Una variazione che ovviamente si applicherà a partire dal biennio 2025-2026.
La clausola anti-abuso e le cause di decadenza del patto
Intervento deciso anche sulle cause di decadenza del patto con il fisco. È stata infatti aggiunta la decadenza nel caso in cui i contribuenti dichiarino individualmente reddito di lavoro autonomo ma in realtà partecipino ad associazioni o a società tra professionisti. Una «clausola anti-abuso»farà automaticamente decadere dal concordato anche tutti gli altri soci della compagine sociale.