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Johnson Righeira, la dieta per Sanremo e il suo vino: «Ho perso 11 kg. Il mio rosso “Filiberto”? Una provocazione, si riferisce all’organo femminile»

14 Marzo 2025 - 14:28 Alba Romano
johnson righeira dieta vino
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Dalla dieta iperproteica Scarsdale ai segreti del suo palato e delle sue vigne, il cantante e produttore si è raccontato al Corriere. A partire dal ritorno al Festival di Sanremo

L’ansia c’è ancora, anche se sono 40 anni che Stefano Righi – in arte Johnson Righeira – calca i palchi di tutta Italia. È rimasto anche il palato, quello da buongustaio che si fa portare nelle trattorie tipiche e che produce vino per lavoro e per passione. Ma proprio a questa caratteristica (lui ama definirsi «godereccio») il cantante di Vamos a la playa ha dovuto rinunciare per salire di nuovo sul palco del Festival di Sanremo, 39 anni dopo la sua Innamoratissimo in coppia con Stefano Rota, noti insieme come “I Righeira”. Anche quest’anno a riportarlo all’Ariston sono stati un duetto e una delle sue più famose hit: L’estate sta finendo spalla a spalla con i Coma_Cose nella serata delle Cover. Un ritorno in grande stile che, copme ha raccontato al Corriere, Johnson Righeira ha deciso di affrontare con uno degli “allenamenti” più complessi: la dieta ferrea.

La “dieta sanremese” e i giorni di sbraco

La ricetta per salire sul palco è sempre la stessa: «Tenere a bada l’ansia con due gocce di tranquillante». Anche perché di affogare lo stress da prestazione in cibo e vino non se ne poteva nemmeno parlare: «Sono stato a stecchetto per un mese e mezzo. Ho seguito una dieta iperproteica, la Scarsdale, detta «dieta dell’ultimo minuto». Sono stato piuttosto bravo: ho eliminato i carboidrati, ridotto i grassi e il consumo di vino, privilegiato alimenti altamente proteici e aumentato il consumo di bevande salutari». Alla fine la bilancia segnava 11 chili in meno, ma solamente grazie ai consigli di «un professionista, non di testa mia». A Sanremo, però rimanere all’interno del regime alimentare rigido è stato quantomeno complicao: «L’ho passato mangiando pesce, soprattutto il “brandacujun”, tipica ricetta del Ponente ligure a base di patate e stoccafisso o baccalà». Ovviamente accompagnandolo con «un buon bicchiere di Rossese, ma solo un bicchiere», ha assicurato. Le bottiglie intere di vino, invece, ha confessato di averle bevute solo dietro le quinte con i due compagni di palco dei Coma_Cose: «Chissà che in futuro non ci sia un progetto insieme, il loro pop moderno ricorda quello che facevo insieme a Stefano Rota ai tempi de “I Righeira”. Ma non ho esagerato con il numero di bottiglie perché ho una produzione piccola».

L’amore per il vino e la somiglianza con la musica

E se l’amore fosse un piatto? «Il caciucco, molto intenso». E la stessa distanza tra la musica e il vino, passioni più intime di Johnson Righeira, è pressoché nulla: «Produrre un vino o produrre una canzone sono due modi diversi di raccontare una storia. Il mio vino parla di me, mi somiglia, ha il mio carattere e quando ho aperto la mia prima bottiglia è stata la stessa emozione di quando ho tenuto in mano per la prima volta il mio primo 45 giri». E non è un caso che al cantante piaccia conciliarle nei suoi tour: «Capita spesso di andare per lavoro in luoghi bellissimi, ma di non avere mai il tempo per visitarli. Da buona forchetta, ho chiesto al mio manager di inserire nel contratto l’obbligo di portarmi a cena o pranzo in una trattoria tipica di ogni posto in cui vado a esibirmi». Dalla canzone, al palco, al palato fino al vino. Soprattutto i suoi, il bianco “Kottolengo” («che in dialetto torinese significa matto, come me». E poi il rosso a base Barbera, “Filiberta”: «Una provocazione perché nello slang torinese è l’organo sessuale femminile. È tutto coerente con il mio stile».

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