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La colletta per il vigilante Antonio Micarelli, che ha ucciso Antonio Ciurciumel: «Ha fatto quello che doveva»

antonio micarelli antonio ciurciumel vigilante spara ladro
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Al civico 1004 di via Cassia a Roma c'è chi si organizza per pagargli le spese legali. La madre della vittima: «Quell'uomo rideva al bar mentre mio figlio moriva»

Antonio Micarelli, vigilante di 56 anni arrestato per aver ucciso il 24enne Antonio Ciurciumel, ha il sostegno degli abitanti del quartiere. Al civico 1004 di via Cassia a Roma, fa sapere il Messaggero, c’è chi sta organizzando una colletta per pagargli le spese legali: «Abbiamo avviato una raccolta firme per capire quanti siamo, vogliamo aiutarlo». Secondo la signora Rosa «è una brava persona che ha fatto quello che era necessario fare». Mentre secondo i condomini «ha difeso una persona in difficoltà». E «se non bastasse siamo pronti a scendere in piazza per esprimere la nostra contrarietà al suo arresto. Blocchiamo il Raccordo e tutta la Cassia perché è inammissibile che i ladri ti entrano in casa e tu finisci in galera».

Rebibbia

Attualmente Micarelli è a Rebibbia. L’accusa nei suoi confronti è omicidio volontario. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona lo immortalano mentre estrae la pistola e spara più colpi. Ma nel condominio non ci credono: «Conosco Micarelli da ben 15 anni, non è possibile che sia successa una cosa simile. È una vera ingiustizia». Mentre il titolare della tabaccheria di zona dice che «con provvedimenti simili si giustificano le azioni dei ladri che così si sentono liberi di fare quello che vogliono. Oltre a finire in carcere ora Antonio deve anche spendere i soldi per difendersi. Per questo abbiamo deciso di aiutarlo». Lui in passato ha subito «tre furti in una sola settimana. Tra merce rubata e danni al locale abbiamo perso circa 100 mila euro. Siamo stanchi di essere lasciati soli»

La mamma di Antonio Ciruciumel

Elena Lefter, madre di Antonio Ciurciumel, dice invece che Micarelli «ha ammazzato mio figlio come un cane e ora deve rispondere di ciò che è accaduto quella maledetta notte». Nel residence il 6 febbraio Anton era all’interno di un appartamento. Micarelli era appena entrato a casa. A quel punto lui e i complici sono scappati e il vigilante ha sparato dieci colpi. Uno ha centrato alla testa il 24enne. «Viviamo nello stesso quartiere: i miei vicini, i familiari lo conoscono e due giorni fa lo hanno incontrato al bar, era insieme agli amici. Rideva, scherzava mentre beveva il caffè con mio figlio morto in una tomba. Adesso confidiamo che la giustizia faccia il suo corso», aggiunge la donna.

Nessun messaggio

Elena non ha ricevuto messaggi di scuse dal vigilante: «Assolutamente no. Però la gente del quartiere parla, vede. Ci hanno riferito questo episodio in cui appunto era al bar con gli amici. Ho provato molta rabbia e adesso confidiamo che durante il processo venga fuori tutta la verità». E questo perché «Anton è morto colpito alla testa dal proiettile sparato da una guardia giurata che invece di chiamare le forze dell’ordine, ha impugnato la pistola e ha fatto fuoco: perché non ha chiamato i soccorsi? La risposta potrà darci un po’ di pace. Ma l’uomo che ha ammazzato mio figlio, il papà dei miei nipotini, deve pagare per quello che ha fatto».

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