Rosy Bindi e le azioni Tesla acquistate “a sua insaputa” – Il video


Con la nuova amministrazione Trump e l’influenza esercitata dal principale “azionista” del tycoon americano, Tesla è diventata il simbolo del male in giro per il mondo. Non mancano iniziative di boicottaggio, così come veri e propri atti vandalici contro i veicoli e l’azienda di Elon Musk che avrebbero allarmato persino la Casa Bianca, a tal punto da proporre di paragonare le violenze a veri e propri atti di terrorismo domestico. Chi possiede una Tesla, o ha in qualche modo a che fare con l’azienda, viene attaccato e criticato, anche in Italia, soprattutto se si tratta di politici di sinistra contrari all’amministrazione Trump. È successo di recente con Nicola Fratoianni e sua moglie Elisabetta Piccolotti, ma oggi è il turno di una delle figure storiche della sinistra italiana: Rosy Bindi, colpevole di aver posseduto azioni Tesla “a sua insaputa”. La vicenda è estremamente diversa da quella dei suoi colleghi, ma è bastata per scatenare gli attacchi social e le critiche nei suoi confronti.
Il “fattaccio”
L’episodio è avvenuto durante la puntata del 13 marzo della trasmissione “Un giorno da pecora”, in onda su Rai Radio 1. Ospite del duo Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, Rosy Bindi aveva espresso un’opinione sull’indipendenza europea nel settore satellitare, parlando in senso negativo anche di Elon Musk. A quel punto, Lauro le domanda: «Lei la Tesla non la comprerebbe?». La risposta è netta: «No, no, no, no, no!». Poco dopo, però, l’ex parlamentare democratica “confessa” un suo “peccato involontario”: «Vi confesso una cosa. Ho scoperto […] di avere un piccolissimo investimento nel coso di T… l’ho venduto immediatamente!» Sorpreso, Lauro chiede conferma: «Aveva delle azioni di Tesla e le ha vendute subito?» Bindi, senza indugio, risponde con un chiaro e inequivocabile «Immediatamente!»
Come sarebbe successo?
Nel suo intervento, Rosy Bindi spiega la sua versione dell’accaduto. Dichiarando di non avere alcuna esperienza in investimenti finanziari, si sarebbe affidata alla sua banca per gestire i propri risparmi. Solo in un secondo momento, controllando le azioni in portafoglio, avrebbe scoperto che la sua stessa banca avrebbe acquistato titoli Tesla per suo conto. Un’attività lecita, in quanto delegata dalla cliente. Una volta scoperto di star involontariamente sostenendo l’azienda di Elon Musk, seppur con una somma insignificante per una multinazionale come Tesla, avrebbe immediatamente chiesto di vendere le azioni.
L’insensato attacco ai possessori di Tesla
Bisogna chiarire un punto. L’atteggiamento di Rosy Bindi è evidente: prendendo le distanze da Tesla e da qualsiasi azienda o prodotto legato a Elon Musk, esprime un sentimento diffuso tra molte persone nel mondo. Tuttavia, attaccare, soprattutto con atti di vandalismo, i possessori di una Tesla è scorretto e ingiustificabile. Molti di loro hanno acquistato l’auto ben prima dell’ascesa politica di Elon Musk, mentre altri sono semplicemente liberi di disinteressarsi delle dinamiche politiche americane.