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La giungla dei bonus del governo Meloni. Il «giovani» risulta non adottato, a quello «mamme» mancano i decreti attuativi

15 Marzo 2025 - 09:02 Sofia Spagnoli
donna giovane lavoratrice digitale
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Il Movimento 5 Stelle ha presentato un'interrogoazione alla ministra Calderone, ma dal ministero assicurano: «Presto novità importanti, stiamo intervenendo»

«Non adottato», che significa anche «non entrato in vigore». È la dicitura che compare sul sito del governo accanto a diversi incentivi promessi agli italiani dalla premier Giorgia Meloni, ma che al momento risultano bloccati. È il caso del bonus mamme e del bonus giovani, ma non sono gli unici. Ancora in stand-by, ad esempio, il bonus elettrodomestici, l’agevolazione per l’assunzione delle donne e il tanto atteso bonus bollette, continuamente rimandato nell’approdo in aula (ora è in calendario alla Camera dal 7 aprile). A Cernobbio lo scorso anno, Meloni l’aveva detto: «È finita la stagione dei bonus e delle risorse buttate dalla finestra». Ma qui non si tratta di fare marcia indietro su un impegno preso (o almeno è quanto si spera). Si parla piuttosto di ingorghi, revisioni last-minute e una dose di indecisione che impedisce di passare dalle promesse ai fatti.

Bonus Giovani

Attorno al bonus giovani, che prevede l’esonero contributivo per le assunzioni degli under 35 mai occupati a tempo indeterminato, si è creato nell’ultima settimana un misterioso giallo. Dopo l’approvazione del decreto attuativo da parte del ministero del Lavoro, che avrebbe dovuto concretizzare il provvedimento, è emersa una discrepanza: il governo ha fissato come data di avvio per le aziende il 31 gennaio 2025, restringendo la finestra agevolativa. Inizialmente, infatti, il decreto Coesione prevedeva incentivi per i datori di lavoro che avessero assunto giovani dal primo settembre 2024, a cui quindi, stando al testo, i soldi spesi fino a questo punto non verrebbero rimborsati. Immediate le proteste delle aziende, che si sono sentite tradite. E come se non bastasse, il decreto è misteriosamente sparito dal sito ufficiale del governo, per poi ricomparire con la dicitura «non adottato». Ma sparito solo per ora: fonti del ministero del Lavoro hanno fatto intendere ad Open che si stanno prendendo tempo per rivederlo: «lo stiamo aggiustando» dicono. Aggiungono che «nei prossimi giorni arriveranno novità importanti», ma su quando lo stallo verrà effettivamente superato, restano ancora molte incertezze. Intanto il deputato del Movimento 5 Stelle Davide Aiello ha presentato un’interrogazione alla ministra Calderone «dopo il pasticcio combinato da lei e dal suo Ministero – si legge in una nota – Siamo di fronte a un Governo che non conosce nemmeno il contenuto delle leggi che scrive. Dilettanti allo sbaraglio».

Bonus mamme lavoratrici

Per quanto concerne invece il bonus mamme, il nodo sarebbe legato proprio alla difficoltà di poter procedere con il decreto attuativo che serve per far scattare l’esonero contributivo, andandone a definire non solo l’importo, ma anche la procedura da seguire. «Purtroppo, i decreti attuativi sono sempre tanti e le strutture fanno fatica. Il problema è antico», dicono dal ministero. Attualmente, il bonus mamme è già attivo per alcune categorie, vale a dire per le madri con tre o più figli. Queste, secondo la legge finanziaria 2024, hanno diritto all’incentivo fino al compimento del 18 esimo anno di età del figlio più piccolo, con un limite di 3mila euro annui, valido fino al 31 dicembre 2026. Con l’ultima Legge di Bilancio 2025, invece, il bonus è stato esteso anche alle lavoratrici con due o più figli, comprese quelle con contratto di lavoro dipendente e le lavoratrici autonome. Per queste ultime, le regole sono diverse: il limite di reddito è fissato a 40.000 euro annuo, il bonus è valido solo fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo e l’esonero contributivo è parziale. Ma il provvedimento è ancora in alto mare. Tanti gli attacchi, arrivati anche dalla Cgil. “Un ritardo inaccettabile – denuncia la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi – l’Esecutivo – sottolinea – avrebbe dovuto emanare entro gennaio il decreto attuativo, cosa di cui non c’è ancora alcuna traccia”.

Bonus bollette

Anche il bonus bollette, che servirà a tamponare gli aumenti di elettricità e gas per imprese e famiglie, si sta trasformando in un’Odissea. Il dl ha iniziato il proprio iter alla Camera: dopo il passaggio in commissione, dove si stanno svolgendo le audizioni, la conferenza dei capigruppo della Camera ha stabilito che il testo sarà in Aula il 7 aprile. L’impressione è che l’Esecutivo stia procrastinando: a partire da lunedì, infatti, in molte città italiane i termosifoni si spegneranno, come previsto dalla normativa vigente. In ogni caso, l’agevolazione prevede un contributo di circa 200 euro per oltre 8 milioni di famiglie che hanno un Isee fino a 25mila euro.

Bonus elettrodomestici

Anche qui l’attesa sembra lunga. Il decreto attuativo, atteso entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025, doveva essere pronto entro il 3 marzo. I ministeri però non hanno ancora sbloccato l’iter. Per alcune associazioni di categorie l’agevolazione, che consentiva l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica, non inferiore alla nuova classe energetica B, prodotti nel territorio Ue, sarebbe in fase di revisione per dare più spazio a chi produce elettrodomestici n Italia. Parlando in termini economici, il bonus coprirebbe al massimo al 30% del costo di acquisto e comunque fino a 100 euro per ciascun elettrodomestico, elevabili a 200 se il nucleo familiare dell’acquirente ha un Isee sotto 25mila euro.

Bonus donne

Risulta “non adottato” anche il bonus donne, un’agevolazione che mira a favorire le pari opportunità nel mercato del lavoro per le lavoratrici svantaggiate, anche nell’ambito della Zona economica speciale per il Mezzogiorno – ZES unica. Questo incentivo, proprio come il gemello bonus giovani, doveva partire il primo settembre del 2024. Come ricorda il sito Informazione Fiscale la scadenza per l’approvazione del decreto attuativo era fissata al 5 settembre. Ma ad oggi, il provvedimento non è stato ancora firmato.

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