Maltempo Toscana, parla il meteorologo: «Pioggia tipica di novembre. Così paghiamo la gestione irrazionale degli ultimi anni»


La crisi climatica che ha colpito la Toscana in questi giorni ha avuto un’intensità notevole, ma ad allarmare gli esperti è la sua durata persistente. «L’intensità è forte, ma non eccezionale. La persistenza invece è inusuale. Un tempo così è tipico dell’autunno. Mai visto nulla del genere a marzo», commenta a la Repubblica il meteorologo Bernardo Gozzini, direttore del Laboratorio di monitoraggio ambientale di Firenze. Le piogge abbondanti che hanno segnato il territorio sembrano essere un’eccezione che conferma, però, una tendenza che desta preoccupazione. Gozzini spiega infatti che, nonostante una tregua nella notte di venerdì, il maltempo non sembra essere destinato a fermarsi presto: «Dopo una tregua venerdì notte ci aspettiamo ancora pioggia sabato mattina. Il vento da sudest girerà a sudovest, ostacolando il deflusso dell’Arno. Speriamo che nel frattempo la piena sia passata». La situazione, quindi, non migliorerà facilmente, con i fiumi che rischiano di esondare e l’intervento delle autorità di protezione civile che si fa sempre più urgente.
Cosa dicono le cifre
Le cifre parlano chiaro: alcune stazioni nel Mugello hanno registrato precipitazioni straordinarie, con oltre 150 millimetri di pioggia in 36 ore, arrivando a punte di 180 millimetri. «A Firenze in tutto marzo cadono in genere 60 millimetri, nel Mugello qualcosa di più. In due giorni quindi è piovuto più del doppio del mese intero, senza però raggiungere picchi di intensità enormi», afferma Gozzini a colloquio con Elena Dusi. Ma se l’intensità non è stata eccezionale, la durata delle precipitazioni è stata ben al di sopra della media stagionale, con un accumulo che ricorda le condizioni tipiche di novembre. «Il massimo si è registrato a Quercianella, sotto Livorno: 40 millimetri in un’ora», aggiunge il meteorologo.
«Non c’è stato l’inverno»
Il fenomeno descritto da Gozzini appare come un clima che richiama alla memoria le piogge tipiche dell’autunno, quando l’atmosfera, ancora intrisa di umidità, non riesce a scaricare velocemente l’acqua. Un clima che non ha avuto però la sua «stagione»: «Si può quasi dire che l’inverno non ci sia stato. E un maltempo così è tipico di novembre. Il Mediterraneo non è riuscito a raffreddarsi». E la conseguenza è un cambiamento nel ritmo delle stagioni, con eventi meteorologici che sembrano allungarsi oltre i limiti tradizionali.
Il cambiamento climatico
«Attribuire il maltempo di oggi con sicurezza al cambiamento climatico sarebbe azzardato, ma la situazione è sotto agli occhi di tutti. Il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre. A inizio 2025 si è registrato il gennaio più caldo di sempre», ritiene Gozzini. Una situazione che si inserisce in un quadro globale preoccupante, dove il riscaldamento globale continua ad avere effetti tangibili sulle condizioni atmosferiche. La crisi climatica è diventata un tema centrale del dibattito politico e sociale a livello globale, ma non mancano le voci di chi, come il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nega l’esistenza del problema e l’Europa – commenta Gozzini – che «sta facendo marcia indietro rispetto agli impegni sul Green Deal».
«Gestione irrazionale per troppi anni»
A fronte di questi eventi estremi, la protezione civile è intervenuta prontamente per cercare di limitare i danni. Con un’allerta rossa in corso, sono stati aperti interventi di emergenza, come la cassa di espansione di Roffia e lo scolmatore di Pontedera, per cercare di deviare l’acqua e salvaguardare i territori a rischio di alluvione. Ma, ammonisce l’esperto, il rischio di futuri disastri resta alto. «Il nostro non sarà mai un territorio sicuro. La sua gestione è stata irrazionale per troppi anni. L’Emilia-Romagna ha subito 3-4 alluvioni in due anni. C’è chi si è dato da fare per ricostruire la propria casa. E subito dopo l’acqua è tornata a distruggergliela».