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Musk contro Musk – La lettera di Tesla a Donald Trump: «Con i dazi l’auto elettrica in difficoltà»

15 Marzo 2025 - 05:15 Alba Romano
L'azienda del first buddy del presidente contro la politica delle tariffe della Casa Bianca

Una lettera non firmata. Ma chiara nel contenuto. È quella che ha mandato Tesla al rappresentante per il commercio americano Jamieson Greer per lamentarsi della politica dei dazi di Donald Trump. Proprio l’azienda del first buddy del presidente ha criticato la politica economica della Casa Bianca. Attraverso una comunicazione al Tariff Man di cui Elon Musk è il primo sostenitore. Tesla, pur affermando di «sostenere» il commercio equo, ha avvertito che gli esportatori statunitensi sono «esposti a impatti sproporzionati quando altri paesi rispondono alle azioni commerciali degli Stati Uniti».

Tesla contro Trump

«Per esempio le passate azioni commerciali degli Stati Uniti hanno provocato reazioni immediate da parte dei paesi presi di mira, tra cui tariffe aumentate sui veicoli elettrici importati in quei paesi», si legge nella lettera. E anche Tesla è «vulnerabile a potenziali mosse di ritorsione da parte di altri Paesi in seguito all’intensificarsi dello scontro commerciale» innescato dai dazi Usa, ha concluso la società con sede ad Austin, Texas. La lettera non è firmata perché «nessuno vuole essere licenziato per averla mandata», ha confidato una fonte interna. Ed è la risposta alla richiesta di commenti pubblici dai potenziali rischi per le aziende americane dalla guerra dei dazi di Trump. I dazi potrebbero aumentare i costi di produzione dei veicoli negli Usa e renderli meno competitivi quando vengono esportati all’estero.

I minerali

Tesla esorta anche l’amministrazione a cercare di evitare di rendere più costosa l’importazione di minerali che scarseggiano negli Stati Uniti. Come litio e cobalto. L’azienda sta attraversando un periodo negativo, da cui difficilmente può salvarla il controverso showroom promosso da Trump alla Casa Bianca in totale spregio di ogni regola sui conflitti di interesse. Da inizio anno il titolo ha perso più del 40% e l’attesa per la nuova Model Y, che ha appena debuttato, non basta a spiegare le difficoltà di Tesla. Soprattutto in Europa, dove va avanti il boicottaggio per la crescente ostilità verso Musk. A febbraio le vendite in Germania sono diminuite del 76%, in Francia del 45%, in Svezia del 42%. Anche in Cina, dove c’è una forte concorrenza interna sull’elettrico, la situazione non è delle migliori: a febbraio le vendite hanno fatto registrare un crollo del 49%.

L’aiuto di Trump e Israele

Un aiuto arriva da Israele, che ha chiesto alla Tesla di presentare un’offerta per fornire auto elettriche ai funzionari governativi. I timori di Tesla per i dazi sono condivisi anche da importatori, distributori, rivenditori e proprietari di bar statunitensi. Che temono di subire un duro colpo se Trump, come ha minacciato, imporrà dazi al 200% su champagne, vini e alcolici europei. Per molti di loro, come hanno confidato a Reuters, il rischio è di chiudere o di licenziamenti di massa. «Una tariffa del 200% sul vino importato distruggerebbe le aziende statunitensi», ha affermato Ben Aneff, presidente della U.S. Wine Trade Alliance. «I dazi farebbero un danno economico significativamente maggiore qui negli Stati Uniti rispetto all’Europa», ha avvisato.

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